I
premi d’arte sono sempre stati strani oggetti, sia per come vengono assegnati sia
per quello che realmente rappresentano.
Teoricamente
dovrebbero essere un riconoscimento a un merito, capacità, idea.
Oggi
questo atteggiamento pare superato, riconoscerli sarebbe escludere chi invece può
far comodo al sistema, per cui si preferisce premiare a casaccio, senza troppi problemi
se le opere sono dei banali remake o alquanto brutte e mal fatte, come già è successo,
e non solo nel nostro paese.
Così
sempre più, non essendoci un reale confronto e un’aperta partecipazioni, paiono
coccarde date per costruire un determinata immagine di un artista che produce determinati oggetti
per una filiera di consumo.
Si
conferma questo ruolo del premio come occasione di cassa di risonanza per rendere
pubblico e noto un’artista.
Il
più strategico di questi ultimi anni il famoso Turner Prize consegnato in Gran Bretagna
che sicuramente da un buon gettone economico ma che soprattutto richiama i principali
giornali e media del sistema dell’arte internazionale.
Ce
ne sono per tutte le tipologie sia culturali, economiche, i gruppi di potere e anche
di qualità.