Mentre molti si riposano col sopraggiungere dell'estate c'è chi lavora sempre di più per rendere accattivante il nostro rientro autunnale. Infatti prosegue
il fitto calendario di eventi che accompagnano il Museo al traguardo ideale dei
suoi primi trent’anni di attività.
Oltre alle variegate proposte degli
appuntamenti mensili con #18 @rivolicast - che proseguono sino al
mese di novembre - si segnalano le grandi mostre internazionali che scalderanno
la temperatura culturale della città nel prossimo autunno: Intenzione
manifesta. Il disegno in tutte le sue forme e Sophie Calle. Ma(d)re.
Il tutto in attesa di festeggiare il compleanno del primo museo
d’arte contemporanea del nostro Paese con la sorprendente 24 ore d’arte
del 18 dicembre prossimo.
Nedko
SOLAKOV From
“Smart Moves”, 2014 Sepia,
black and white ink, and wash on paper; series of 12 drawing, 19x28 cm each Courtesy
the artist and Galleria Continua San Gimignano/ Beijing/ Le Moulin
Intenzione
manifesta.
Il disegno in tutte le sue forme a cura di Beatrice Merz con
Marianna Vecellio dall’11 Ottobre 2014 al 25 Gennaio 2015
L’autunno
è per il Castello di Rivoli più che mai pieno di eventi e grandi mostre. Tra
queste una delle più estese che il Museo abbia mai concepito, allestita insieme
nell’ampio spazio della Manica Lunga e nelle sale al terzo piano della
Residenza Sabauda. La rassegna, dal titolo Intenzione manifesta. Il
disegno in tutte le sue forme, si concentra appunto sul disegno nelle sue
varie declinazioni e attraverso i suoi molti linguaggi; dalla pratica
quotidiana e di autocontrollo a elemento di analisi e di sfogo, da veicolo di
comunicazione a urgenza espressiva. Il disegno, protagonista assoluto della
mostra, propone inoltre una più ampia riflessione sui temi che nel tempo hanno
portato al formarsi del concetto stesso di museo e di raccolta, analizzando il
contesto del mezzo sia come prodromo dell’opera sia come opera stessa. La
pratica del disegno, sovente nascosta o tenuta nell’ombra, è in realtà la
base comune e condivisa di ogni pratica artistica, si tratti di schizzo,
progetto oppure opera finita e densa di messaggi.
La
grande rassegna al Castello di Rivoli si articola in diversi concetti e
percorsi: il disegno come pratica progettuale; il disegno come pratica
d'azione, dalla performance al video; il chiaroscuro, ovvero della
raffigurazione; la traccia come paradosso, o dell'infinito; il diario, il
racconto dell'essere artista; il disegno come pratica politica; la memoria
attraverso la citazione; il paradosso della prassi; la scrittura del mondo.
Partendo
da un nucleo di opere di artisti legati a vario titolo alla storia del Museo,
vuoi perché ospitati in collezione oppure perché presentati in alcune delle più
importanti rassegne che hanno caratterizzato i trent’anni di vita del Castello,
la ricerca si espande attraverso uno sguardo rivolto ad artisti che, in un
vicino passato, si sono rivelati, tramite le proprie opere, determinanti per la
formazione delle generazioni più recenti. Tra questi, solo per citarne alcuni,
troviamo protagonisti della storia dell’arte quali Pablo
Picasso, Joan Mirò, Paul Klee, George Grosz, Giacomo
Balla, Giorgio
Morandi, Osvaldo
Licini e Renato Guttuso accanto a esponenti contemporanei di
grande rilievo tra cui William Kentridge, Matt Mullican, Francis
Alÿs, Hanne Darboven, Matthew Barney (in mostra con i
suoi Drawing Restraint) o Robin Rhode che, in occasione della
rassegna, si avventurerà in una nuova performance disegnata. Nell’allestimento
di Intenzione manifestadialogheranno anche testimonianze scritte e opere
‘disegnate’, diari o notebook da Nan Goldin a Mario Merz, tracce
di Giovanni Anselmo e Giulio Paolini, citazioni come memorie
diElisabetta Benassi, graffiti di Keith Haring e Mircea Cantor;
opere sperimentali oltre il disegno da Luciano Fabro a Lara
Favaretto, la denuncia di Shirin Neshat espressa attraverso la
scrittura Farsi, storie di vita raccontate su costellazioni in parete
da Nedko Solakov a Peter Friedl o i progetti per opere,
realizzate o meno, di Chen Zhen oltre alle celebri esplosioni
di Cai Guo-Qiang.
Questi
sono soltanto alcuni degli oltre cinquanta artisti in mostra per dare un
piccolo saggio immaginario e selezionato di un percorso intrecciato di segni,
colori, fantasie, ricordi oltre al molto altro ancora di quel che potrebbe
passare su un foglio di carta o su una parete, in un disegno a molteplici
dimensioni.
Con
questa mostra il Castello di Rivoli si confronta inoltre con la propria storia
espositiva, affrontando un argomento mai approdato prima nelle sue sale. In
occasione della rassegnaIntenzione manifesta. Il disegno in tutte le sue
forme sarà pubblicato un esaustivo catalogo per i tipi
di Corraini Edizioni, Mantova.
Sophie
Calle.
Ma(d)re a cura di Beatrice Merz dall’11 Ottobre 2014 al 16 Febbraio 2015
Un
nuovo importante progetto di mostra segna la marcia di avvicinamento del
Castello di Rivoli al traguardo dei suoi primi trent’anni di attività. Ancora
una volta una rassegna internazionale che vede, come è tradizione del Museo,
qualcosa oltre la semplice collaborazione con un artista prestigioso quanto,
piuttosto, una vera e propria sfida, un confronto da parte dell’artista stesso
con un luogo carico di storia, da mettere in relazione con le proprie storie e
narrazioni, col vissuto personale divenuto oggetto d’arte e di ricerca. È il
caso di Sophie Calle. Ma(d)re, grande mostra che il Castello dedica
alla celebre artista francese Sophie Calle, protagonista indiscussa della scena
artistica mondiale, la quale propone un progetto interamente site-specific per
le sale auliche al secondo piano della Residenza Sabauda. Il concept di mostra
si articola sullo sviluppo di due importanti progetti che l’artista ha posto in
essere da diversi anni: Rachel, Monique e Voir la mer. Il
confronto tra questi importanti progetti propone due percorsi insieme distinti
e uniti, includendo opere incentrate sui temi dell’affetto e dell’emozione,
sulla morte, sull’analogia madre|mare alla base del titolo della
mostra: un mare che accoglie e accomuna, copre e investe un’immensità di
sentimenti ed emozioni contrastanti.
L’artista
lavora da sempre intorno a temi quali il distacco da una persona cara, la
rottura amorosa, la vita intima in generale riuscendo a rendere in modo
efficace oltre alle emozioni anche il lato filosofico, la riflessione che
queste suscitano, accompagnando l’elaborazione culturale del vissuto personale
- fatto di oggetti, video e testi - attraverso un’organizzazione così precisa
da risultare quasi ossessiva: sorta di mise-en-place e di organizzazione
teatrale senza spettacolarizzazione scenica. Un processo di appropriazione per
immagini dove anche il visitatore, quando ritenga di essersi perduto, può
ritrovare un percorso e alla fine farlo proprio come in un romanzo a ruolo.
Sin
dalla fine degli anni Settanta Calle lavora con metodi provocatori e assai
controversi, mettendo in stretta relazione le proprie emozioni con le fasi e
gli accadimenti della sua vita personale. La mostra al Castello di Rivoli
rivela il lato di “accumulatrice d’immagini” dell’artista insieme alla sua
capacità di rendere le stesse del tutto essenziali, al limite del minimale,
diremmo emozioni allo stato puro.
L’aspetto
emozionale dell’opera dell’artista non ne oscura tuttavia il tratto analitico;
gli interrogativi su cosa significhi non vedere, cosa sia il non vedere. In
altri termini una riflessione filosofica sul cos’è che non vediamo, sul ruolo
giocato dai legami e dai ricordi, sul paradosso della natura che accoglie,
che
crea e distrugge, sulla cecità che crea incoscienza e sulle assenze di visione
determinate dagli aspetti definitivi di un distacco. Vi è un aspetto epico
nell’opera di Sophie Calle che s’identifica bene nell’affrontare il tema della
tragedia quotidiana rendendo condiviso il proprio dolore personale, con effetto
insieme liberatorio e mnemonico.
Rachel,
Monique è un palinsesto di opere che vede la luce a partire dalla ripresa in
video della morte della madre dell’artista. Dalla Biennale di Venezia del 2007,
dove venne esposto il solo video, l’opera si è evoluta
costantemente
nel tempo accumulando elementi e ricordi quasi in forma di diario a ritroso,
incrementando il corpus di opere dell’artista che sarà esposto nelle sale
storiche e ampiamente decorate del Castello ricamando una sorta di nuovo
dialogo tra le memorie di un luogo storico e gli oggetti cari alla madre o
meglio oggetti e parole che traggono linfa vitale dal ricordo e si trasformano
in oggetti d'arte. Calle stessa precisa l’oggetto della propria analisi
affermando "Mia madre amava essere oggetto di discussione. La sua vita non
compariva nel mio lavoro e questo la contrariava. Quando collocai la mia
macchina fotografica ai piedi del suo letto di morte - volevo essere presente
per udire le sue ultime parole ed ero intimorita che potesse morire in mia
assenza – lei esclamò: ‘Finalmente’".
Voir
la mer Video installazione appositamente concepita per la sala 18, che ha
visto negli anni alcuni tra i più significativi progetti site-specific per il
Castello di Rivoli. Ancora l’artista introduce bene il progetto "A
Istanbul, una città circondata dal mare, ho incontrato persone che non
l’avevano mai visto. Li ho portati sulla costa del Mar Nero. Sono venuti al
bordo dell'acqua, separatamente, gli occhi bassi, chiusi, o
mascherati. Ero dietro di loro. Ho chiesto loro di guardare verso il mare
e poi tornare indietro verso di me per farmi vedere questi occhi che avevano
appena visto il mare per la prima volta”. Calle cattura sentimenti, felicità e
sgomento attraverso l’attimo in cui i protagonisti le si rivolgono dopo diversi
minuti impiegati a “contemplare” una cosa mai vista. Mai vista per il doppio
ostacolo della disabilità che non concede loro di vedere con gli occhi e della
condizione sociale che ha negato loro fino a quel punto di potersi immergere –
loro nati e vissuti in una città di mare – nella percezione del mare, in una
diversa modalità di visione. In una città abbracciata dal mare in pieno
ventunesimo secolo l’artista trova e invita le persone, che mai hanno
oltrepassato il limite fisico, a uscirne per riportarvi lo stupore del non
visibile. Un vecchio, una bambina e una donna con un bambino in fasce
accoglieranno i visitatori nella sala, con volti stupiti che non vedono ma
parlano in modo diretto e frontale.