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08/07/14

Grandi mostre autunnali del Castello di Rivoli per il Trentennale del Museo


Mentre molti si riposano col sopraggiungere dell'estate c'è chi lavora sempre di più per rendere accattivante il nostro rientro autunnale. Infatti prosegue il fitto calendario di eventi che accompagnano il Museo al traguardo ideale dei suoi primi trent’anni di attività. 

Oltre alle variegate proposte degli appuntamenti mensili con #18 @rivolicast - che proseguono sino al mese di novembre - si segnalano le grandi mostre internazionali che scalderanno la temperatura culturale della città nel prossimo autunno: Intenzione manifesta. Il disegno in tutte le sue forme e Sophie Calle. Ma(d)re. Il tutto in attesa di festeggiare il compleanno del primo museo d’arte contemporanea del nostro Paese con la sorprendente 24 ore d’arte del 18 dicembre prossimo.


 Nedko SOLAKOV From “Smart Moves”, 2014 Sepia, black and white ink, and wash on paper; series of 12 drawing, 19x28 cm each Courtesy the artist and Galleria Continua San Gimignano/ Beijing/ Le Moulin

Intenzione manifesta. 
Il disegno in tutte le sue forme a cura di Beatrice Merz con Marianna Vecellio dall’11 Ottobre 2014 al 25 Gennaio 2015

L’autunno è per il Castello di Rivoli più che mai pieno di eventi e grandi mostre. Tra queste una delle più estese che il Museo abbia mai concepito, allestita insieme nell’ampio spazio della Manica Lunga e nelle sale al terzo piano della Residenza Sabauda. La rassegna, dal titolo Intenzione manifesta. Il disegno in tutte le sue forme, si concentra appunto sul disegno nelle sue varie declinazioni e attraverso i suoi molti linguaggi; dalla pratica quotidiana e di autocontrollo a elemento di analisi e di sfogo, da veicolo di comunicazione a urgenza espressiva. Il disegno, protagonista assoluto della mostra, propone inoltre una più ampia riflessione sui temi che nel tempo hanno portato al formarsi del concetto stesso di museo e di raccolta, analizzando il contesto del mezzo sia come prodromo dell’opera sia come opera stessa. La pratica del disegno, sovente nascosta o tenuta nell’ombra, è in realtà la base comune e condivisa di ogni pratica artistica, si tratti di schizzo, progetto oppure opera finita e densa di messaggi.
La grande rassegna al Castello di Rivoli si articola in diversi concetti e percorsi: il disegno come pratica progettuale; il disegno come pratica d'azione, dalla performance al video; il chiaroscuro, ovvero della raffigurazione; la traccia come paradosso, o dell'infinito; il diario, il racconto dell'essere artista; il disegno come pratica politica; la memoria attraverso la citazione; il paradosso della prassi; la scrittura del mondo.

Partendo da un nucleo di opere di artisti legati a vario titolo alla storia del Museo, vuoi perché ospitati in collezione oppure perché presentati in alcune delle più importanti rassegne che hanno caratterizzato i trent’anni di vita del Castello, la ricerca si espande attraverso uno sguardo rivolto ad artisti che, in un vicino passato, si sono rivelati, tramite le proprie opere, determinanti per la formazione delle generazioni più recenti. Tra questi, solo per citarne alcuni, troviamo protagonisti della storia dell’arte quali Pablo Picasso, Joan Mirò, Paul Klee, George Grosz, Giacomo Balla, Giorgio

Morandi, Osvaldo Licini e Renato Guttuso accanto a esponenti contemporanei di grande rilievo tra cui William Kentridge, Matt Mullican, Francis Alÿs, Hanne Darboven, Matthew Barney (in mostra con i suoi Drawing Restraint) o Robin Rhode che, in occasione della rassegna, si avventurerà in una nuova performance disegnata. Nell’allestimento di Intenzione manifestadialogheranno anche testimonianze scritte e opere ‘disegnate’, diari o notebook da Nan Goldin a Mario Merz, tracce di Giovanni Anselmo e Giulio Paolini, citazioni come memorie diElisabetta Benassi, graffiti di Keith Haring e Mircea Cantor; opere sperimentali oltre il disegno da Luciano Fabro a Lara Favaretto, la denuncia di Shirin Neshat espressa attraverso la scrittura Farsi, storie di vita raccontate su costellazioni in parete da Nedko Solakov a Peter Friedl o i progetti per opere, realizzate o meno, di Chen Zhen oltre alle celebri esplosioni di Cai Guo-Qiang.

Questi sono soltanto alcuni degli oltre cinquanta artisti in mostra per dare un piccolo saggio immaginario e selezionato di un percorso intrecciato di segni, colori, fantasie, ricordi oltre al molto altro ancora di quel che potrebbe passare su un foglio di carta o su una parete, in un disegno a molteplici dimensioni.

Con questa mostra il Castello di Rivoli si confronta inoltre con la propria storia espositiva, affrontando un argomento mai approdato prima nelle sue sale. In occasione della rassegnaIntenzione manifesta. Il disegno in tutte le sue forme sarà pubblicato un esaustivo catalogo per i tipi di Corraini Edizioni, Mantova.

 

Sophie Calle. 
Ma(d)re a cura di Beatrice Merz dall’11 Ottobre 2014 al 16 Febbraio 2015

Un nuovo importante progetto di mostra segna la marcia di avvicinamento del Castello di Rivoli al traguardo dei suoi primi trent’anni di attività. Ancora una volta una rassegna internazionale che vede, come è tradizione del Museo, qualcosa oltre la semplice collaborazione con un artista prestigioso quanto, piuttosto, una vera e propria sfida, un confronto da parte dell’artista stesso con un luogo carico di storia, da mettere in relazione con le proprie storie e narrazioni, col vissuto personale divenuto oggetto d’arte e di ricerca. È il caso di Sophie Calle. Ma(d)re, grande mostra che il Castello dedica alla celebre artista francese Sophie Calle, protagonista indiscussa della scena artistica mondiale, la quale propone un progetto interamente site-specific per le sale auliche al secondo piano della Residenza Sabauda. Il concept di mostra si articola sullo sviluppo di due importanti progetti che l’artista ha posto in essere da diversi anni: Rachel, Monique e Voir la mer. Il confronto tra questi importanti progetti propone due percorsi insieme distinti e uniti, includendo opere incentrate sui temi dell’affetto e dell’emozione, sulla morte, sull’analogia madre|mare alla base del titolo della mostra: un mare che accoglie e accomuna, copre e investe un’immensità di sentimenti ed emozioni contrastanti.

L’artista lavora da sempre intorno a temi quali il distacco da una persona cara, la rottura amorosa, la vita intima in generale riuscendo a rendere in modo efficace oltre alle emozioni anche il lato filosofico, la riflessione che queste suscitano, accompagnando l’elaborazione culturale del vissuto personale - fatto di oggetti, video e testi - attraverso un’organizzazione così precisa da risultare quasi ossessiva: sorta di mise-en-place e di organizzazione teatrale senza spettacolarizzazione scenica. Un processo di appropriazione per immagini dove anche il visitatore, quando ritenga di essersi perduto, può ritrovare un percorso e alla fine farlo proprio come in un romanzo a ruolo.

Sin dalla fine degli anni Settanta Calle lavora con metodi provocatori e assai controversi, mettendo in stretta relazione le proprie emozioni con le fasi e gli accadimenti della sua vita personale. La mostra al Castello di Rivoli rivela il lato di “accumulatrice d’immagini” dell’artista insieme alla sua capacità di rendere le stesse del tutto essenziali, al limite del minimale, diremmo emozioni allo stato puro.

L’aspetto emozionale dell’opera dell’artista non ne oscura tuttavia il tratto analitico; gli interrogativi su cosa significhi non vedere, cosa sia il non vedere. In altri termini una riflessione filosofica sul cos’è che non vediamo, sul ruolo giocato dai legami e dai ricordi, sul paradosso della natura che accoglie,

che crea e distrugge, sulla cecità che crea incoscienza e sulle assenze di visione determinate dagli aspetti definitivi di un distacco. Vi è un aspetto epico nell’opera di Sophie Calle che s’identifica bene nell’affrontare il tema della tragedia quotidiana rendendo condiviso il proprio dolore personale, con effetto insieme liberatorio e mnemonico.

Rachel, Monique è un palinsesto di opere che vede la luce a partire dalla ripresa in video della morte della madre dell’artista. Dalla Biennale di Venezia del 2007, dove venne esposto il solo video, l’opera si è evoluta
costantemente nel tempo accumulando elementi e ricordi quasi in forma di diario a ritroso, incrementando il corpus di opere dell’artista che sarà esposto nelle sale storiche e ampiamente decorate del Castello ricamando una sorta di nuovo dialogo tra le memorie di un luogo storico e gli oggetti cari alla madre o meglio oggetti e parole che traggono linfa vitale dal ricordo e si trasformano in oggetti d'arte. Calle stessa precisa l’oggetto della propria analisi affermando "Mia madre amava essere oggetto di discussione. La sua vita non compariva nel mio lavoro e questo la contrariava. Quando collocai la mia macchina fotografica ai piedi del suo letto di morte - volevo essere presente per udire le sue ultime parole ed ero intimorita che potesse morire in mia assenza – lei esclamò: ‘Finalmente’".


Voir la mer Video installazione appositamente concepita per la sala 18, che ha visto negli anni alcuni tra i più significativi progetti site-specific per il Castello di Rivoli. Ancora l’artista introduce bene il progetto "A Istanbul, una città circondata dal mare, ho incontrato persone che non l’avevano mai visto. Li ho portati sulla costa del Mar Nero. Sono venuti al bordo dell'acqua, separatamente, gli occhi bassi, chiusi, o mascherati. Ero dietro di loro. Ho chiesto loro di guardare verso il mare e poi tornare indietro verso di me per farmi vedere questi occhi che avevano appena visto il mare per la prima volta”. Calle cattura sentimenti, felicità e sgomento attraverso l’attimo in cui i protagonisti le si rivolgono dopo diversi minuti impiegati a “contemplare” una cosa mai vista. Mai vista per il doppio ostacolo della disabilità che non concede loro di vedere con gli occhi e della condizione sociale che ha negato loro fino a quel punto di potersi immergere – loro nati e vissuti in una città di mare – nella percezione del mare, in una diversa modalità di visione. In una città abbracciata dal mare in pieno ventunesimo secolo l’artista trova e invita le persone, che mai hanno oltrepassato il limite fisico, a uscirne per riportarvi lo stupore del non visibile. Un vecchio, una bambina e una donna con un bambino in fasce accoglieranno i visitatori nella sala, con volti stupiti che non vedono ma parlano in modo diretto e frontale.