La storia è un continuo ripresentare situazioni emotive che lasciano in ognuno di noi significati esistenziali.
Ci sono attimi della vita umana che non possono più essere dimenticati e solo con un continuo ricordare si spera che non siano più ripetuti.
Fabio Mauri visse, come tutta la sua generazione, un tempo di misterioso orrore di cui oramai pare spesso essersene dimenticati. Ma la sua opera, ora presentata a Palazzo Reale a Milano, ci permette di condividere quel dolore che ha segnato tantissime vite umane.
Monito di uno dei tanti aspetti inquietanti dell’essere umano.
La violenza assurda dell’odio trova nei lavori dell’artista una sua dimensione intensa, che ci permette di avvicinarci alle complessità degli individui, ma anche di poterne riflettere e tentare di capire.
Le diverse opere risvegliano in noi ricordi e perplessità, la cui descrizione svuota il senso dell’umanità cui pensiamo di appartenere, mettendo in crisi i nostri valori e alimentando un bisogno di comunità civile che proprio in questi ultimi decenni è di nuovo stato messo in crisi.
Il progetto di questo evento è parte di una serie d’iniziative, curate da Stefano Boeri, sulla cultura italiana degli anni settanta.
In un piano di vicinanza verso un futuro più propositivo è l’opera di Susan Philipsz posta in collegamento fra il cortile di Palazzo Reale e la sua cappella palatina, un’opera sonora che lasci in noi un attimo di speranza.
Fabio Mauri, “The End” e Susan Philipsz "Close to me" fino al 23 Settembre a Palazzo Reale a Milano, ingresso libero.