Sul
“domenicale” del Sole 24 ore di questa settimana c’è un divertente articolo di
Ermanno Cavazzoni che parla della “spiritualità” dell’arte contemporanea che
però non sembra capace di fare miracoli.
Dissento
molto da questa visione un poco parziale in quanto ritengo che l’arte
contemporanea in realtà fa un grande miracolo, trasforma il ciarpame in oro,
come i migliori alchimisti del medioevo, capace con la formula magica di un
astruso testo di far diventare pregiato qualsiasi oggetto che sia “toccato”
dall’artista, tutto questo grazie al patinato sistema dell’arte contemporanea.
Basta
andare a certe fiere per scoprire centinaia di inutili oggetti che attraverso
capriole di significati e un ampio uso di paroloni e stranezze varie, fra
storia e miti, diventano oggetti portatori di elevati valori e soprattutto di
incrementarne il valore materiale.
Oramai
sono trascorsi decenni dalle prime sperimentazioni concettuali e anche questo
settore è diventato noiosissimo ma funzionale a trasformare l’investimento produttivo
di manufatti, spesso industriali, in apparenti oggetti artistici, il tutto
condito dalla solita strategia impaginativa dello spazio rarefatto e da una
certa atmosfera cultural-mondana.
Vedremo
col tempo che cosa rimarrà, ma già in questi decenni di frequentazioni di
mostre, gallerie, fiere e biennali, ho visto passare centinaia di inutili
oggetti con stupendi testi di cui ben poco, alla fine, è rimasto.