Cultura mummificata, (1972) 134 calchi di libri in alluminio fuso Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT
Continua
il lavoro di rinnovamento alla GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna eContemporanea di Torino che vede ora la realizzazione per il nuovo allestimento
della sezione dedicata alla collezione contemporanea, l’apertura al pubblico
sarà il prossimo 15 febbraio 2019.
Si
tratta della prima edizione di un programma di diversi ordinamenti che si
succederanno su base biennale. Le diverse esposizioni permetteranno di far
conoscere al pubblico la ricchezza delle collezioni del museo e di dare voce a
molteplici letture e interpretazioni critiche.
Franco Guerzoni Modena, 1948
Spie, 1971 Frammenti di vetro su pagina di libro incollata su tavola Dono dell’artista, 2006
Questo
primo ordinamento, a cura di Elena Volpato, si concentra su due decenni, tra
gli anni sessanta e gli anni ottanta, in rapporto di continuità cronologica con
quanto è esposto nelle collezioni del ‘900, il cui arco temporale termina con
le esperienze dell’arte Pop. Lo fa scegliendo di raccontare aspetti rilevanti
delle ricerche artistiche di quegli anni, perlopiù scarsamente riconosciuti
dalla più diffusa interpretazione storica.
Verso
la metà degli anni sessanta, quando le ricerche artistiche si muovevano in
direzioni per lo più tese a sovvertire i tradizionali linguaggi artistici e a
disconoscere ogni debito con il museo e la storia dell’arte, alcuni artisti
italiani continuarono a interrogarsi sul significato della scultura, della
pittura e del disegno, sulla possibilità di superare i limiti che sin lì quei
linguaggi avevano espresso. Lo fecero senza recidere i legami con la storia,
ponendo mente alle origini stesse del gesto pittorico e scultoreo, aprendo le
loro opere, come mai prima di allora, ad accogliere e nutrire al loro interno
il respiro dello spazio e, con esso, quello del tempo.
Gli
artisti rappresentati non fanno parte di un unico gruppo. Alcuni dei loro nomi
sono legati alle vicende dell’Arte Povera. Il percorso di altri si è intrecciato
con quello della Pittura analitica. Altri ancora, dopo una stagione
concettuale, hanno trovato nuove ragioni per tornare a riflettere su linguaggi
tradizionali e su antichi codici espressivi. Tuttavia, se le loro opere
sembrano dialogare qui con naturalezza, non è per mera cronologia, ma perché
nel lavoro di ciascuno di loro c’è molto più di quanto le parole della critica
militante avesse motivo di raccontare. In tutti loro, come spesso accade, c’è
più personalità e indipendenza di quanto le ragioni di un raggruppamento o le
linee di tendenza del mondo dell’arte possano dire.
A
distanza di decenni, ora che quelle storie d’insieme sono note e codificate,
ora che sempre più mostre internazionali vengono tributate ad alcune di esse,
possiamo concederci di guardare agli aspetti più personali del loro lavoro. Ed
è proprio in quella cifra individuale che sembra risuonare con più chiarezza un
insoluto legame con la storia dell’arte, con i suoi antichi linguaggi, per
ciascuno in modo diverso, ma con simile forza.
Se
si dovesse provare a spiegare in una frase cosa avvicina tra loro queste opere
e i loro autori, là dove sembrano esprimere la loro voce più personale, si
direbbe che hanno in comune un autentico desiderio dell’arte, un senso di
appartenenza, la consapevolezza di tutto ciò che quella parola aveva
significato sin lì e tutto ciò che ancora poteva rappresentare in virtù di quel
passato.
Nanni Valentini - Sant’Angelo in Vado (Pesaro Urbino), 1932 – Vimercate (Monza), 1985
Casa, 1985 Installazione: terracotta, pigmenti, elementi metallici Dono dell’Archivio Nanni Valentini, 2006
Le
opere in mostra provengono interamente dalle collezioni del museo. Tre opere
provenienti dal Museo Sperimentale confluito nelle raccolte GAM nel 1967 (di
Giulio Paolini, Marisa Merz e Alighiero Boetti) si uniscono al nucleo
espositivo più rilevante, frutto delle numerose acquisizioni realizzate durante
la direzione di Pier Giovanni Castagnoli, tra il 1998 e il 2008. Molte di esse
sono state acquisite grazie al contributo della Fondazione per l’Arte Moderna e
Contemporanea CRT, a cui si deve anche l’acquisto dell’opera di Marco Gastini,
Macchie, 1969-70, e quello della Pietà di Ketty La Rocca, 1974, effettuati
durante la direzione di Danilo Eccher (2009 – 2016), così come la recente
acquisizione dei libri d’artista e delle due opere di Marco Bagnoli, Vedetta
notturna, 1986 e Iris, 1987, avvenuta durante l’attuale direzione di Riccardo
Passoni.
Animale
terribile di Mario Merz, del 1981, e Gli Attaccapanni (di Napoli) di Luciano
Fabro, prime tra le opere acquisite
dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT dalla sua costituzione,
fanno parte di un ristretto gruppo di lavori provenienti dalla Collezione Margherita
Stein, affidati in comune alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e
Contemporanea e al Castello di Rivoli. A
diciotto anni da quell’acquisto la GAM è felice di mostrare per la prima volta
nei propri spazi l’opera di Luciano Fabro.