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11/02/19

ICA un nuovo laboratorio di creatività a Milano


Foto di Dario Lasagni


Da alcuni giorni è stato aperto un nuovo spazio culturale in Via Orobia 26 nell'area della Fondazione Prada,  a sud di Milano, che si sta convertendo in una zona di promozione culturale.

In un edificio minimale, ha aperto i battenti l'ICA Milano – Istituto Contemporaneo per le Arti. Una hub per la creatività che nasce dalla volontà di scoperta e condivisione di cinque persone con un grande sogno: la costituzione di un ecosistema ideale per le arti e la cultura contemporanee, in cui gli artisti possano trovare uno spazio libero d’azione in grado di mettere in scena le principali urgenze della ricerca attuale.

Diretta da Alberto Salvadori, l’ ICA Milano presenta la mostra inaugurale, curata con Luigi Fassi, Apologia della Storia – The Historian’s Craft, ispirata a Apologie pour l’histoire ou Métier d’historien, volume fondamentale scritto nel 1944 dallo storico francese Marc Bloch, una delle figure centrali del pensiero contemporaneo, e pubblicato postumo nel 1949.

Foto di Dario Lasagni

La giornata, un poco uggiosa e questi spazi vissuti, accolgono il visitatore in modo morbido, in un tracciato che attraversa il piano terra e il primo in un susseguirsi di riflessioni e bellezza estetica. Aprono il percorso The Conscience di James Lee Byars, affiancata da The Prophet di Ryan Gander, in un dialogo sul mistero dell’umanità.

Si prosegue, al piano superiore, in una sensazione di disorientamento con l’opera di Javier Téillez, che ci porta verso i mondi più fisici proposti dagli altri artisti. Il testo ispiratore è così sviluppato in un percorso di percezioni casuali, parti della grande storia umana, attimi di quotidianità che compongono la complessa trasformazione del nostro presente collettivo, in una continua evoluzione delle emozioni singole.

La mostra riunisce le opere di Yto Barrada (1971, Francia), Lothar Baumgarten (1944 – 2018, Germania), James Lee Byars (1932, USA – 1997, Egitto), Nanna Debois Buhl (1975 – Danimarca), Ryan Gander (1976, Regno Unito), Haroon Gunn-Salie (1989, Sudafrica), Arjan Martins (1960 – Rio de Janeiro, Brasile), Santu Mofokeng (1956, Sudafrica), Antonio Ottomanelli (1982, Italia), Paul Pfeiffer (1966, Hawaii), Javier Téllez (1969, Venezuela), Mona Vatamanu & Florin Tudor (1968, Romania; 1974, Svizzera).

Foto di Dario Lasagni

Seguirà la prima personale in Italia dello scultore svizzero Hans Josephsohn, ideata in collaborazione con il Kesselhaus Josephsohn e la galleria Hauser and Wirth.

Parallelamente c’è un ricco  programma di iniziative che vanno dal cinema alla letteratura, col fine di creare un luogo trasversale a diverse discipline visive, ma non solo, per essere più laboratorio attivo che semplice luogo di visita passiva.


Via Orobia 26
20139 Milano