La Collezione Maramotti continua la sua proposta di interessanti progetti artistici, ora è la volta di Postnaturalia una complessa installazione scultorea
realizzata da Krištof Kintera, con la collaborazione di Richard Wiesner e
Rastislav Juhás.
Il titolo appare
ampiamente esplicativo: lo scenario in cui si inscrive la nostra
esperienza quotidiana come singoli e come collettività non è più quello
del mondo naturale.
Nella cosiddetta “età del rame”, basata sulla
trasmissione di energia e informazioni, la natura è paragonata da
Kintera a un enorme sistema nervoso; anche per questa ragione il suo
progetto si innesta in diversi spazi della Collezione come in un
organismo vivente.
In primis la Natura viene ricreata e rigenerata nello spazio denominato Laboratorio dell’artista.
Immagini, fotografie, appunti e disegni alle pareti, materiali di
scarto, elettrici ed elettronici, alambicchi, lampade, sostanze chimiche
sono tutti strumenti e oggetti del mestiere che divengono per l’artista
elementi generativi di una nuova bellezza naturale. Nello spazio sono
presenti anche alcuni video che riportano suoni e processi di lavoro
reali di Kintera nel suo studio a Praga.
Prendendo a modello
l’attitudine antica dello scienziato e i suoi prototipi (modellini ed
erbari conservati in teche nel laboratorio) nuovi tipi di piante vengono
coltivate, classificate e seminate in un ampio sistema nervoso
para-vegetale che trova spazio in una seconda sala della Collezione. Il Systemus Postnaturalis presenta un tappeto sintetico di piante che cresce tra un’intricata rete radicolare di rame: tre isole che sono raccordate tra loro da percorsi esperibili
dal visitatore. Anche la luce, che ne favorisce la crescita, viene
pilotata artificialmente nello spazio.
Nell’ingresso principale, fra l’atelier e il bosco sintetico, si innalza un’imponente scultura di oltre tre metri, Electrons Seeking Spirit;
l’opera, realizzata con cablature di fili che ne costituiscono lo
scheletro portante, termina con una testa animale. Intorno a questa
gravitano altre piccole sculture, creature che provocano un senso di
panico collettivo per un “sistema senza spirito”.
Uscendo in giardino, sotto piante vere, le opere Praying Woods
sono ritualmente protese verso il cielo o prostrate verso la terra. La
loro struttura fa parte della “natura naturale”: raccolte dall’artista
nei boschi del suo Paese, sono state immerse e congelate in un bagno
d’argento.
A questa proliferazione di suggestioni nella Collezione
si sommano opere disseminate in altri luoghi della città di Reggio
Emilia.
Public Jukebox è un’installazione sonora, che sarà
attiva per un mese in Piazza della Vittoria, da poco oggetto di
riqualificazione. È una scultura itinerante che ha toccato vari luoghi
d’Europa; ogni volta il repertorio sonoro viene aggiornato con la musica
del luogo che la ospita. Grazie all’aspetto fortemente evocativo e
socializzante della musica, si generano interessanti e inaspettate
associazioni di persone e nuovi tipi di relazione.
In un antico cabinet della sezione naturalistica dei Musei Civici, antica istituzione culturale della città che ospita anche la prestigiosa wunderkammer
di Lazzaro Spallanzani, prendono posto alcune sculture di Kintera in
sostituzione dei modellini vegetali presenti nel Laboratorio
dell’artista: scambio fruttuoso, dialogo aperto sull’attitudine
scientifica della raccolta e della classificazione.
Accompagna inoltre la mostra un libro d’artista, strettamente connesso al progetto, composto da due sezioni: Herbarium e Cuprum Factum.
La prima pone in dialogo, attraverso l’analogia, le nuove creazioni di
sintetica bellezza con disegni o incisioni storiche o pagine di erbari
di soggetti botanici, molti dei quali tratti dalle Collezioni
naturalistiche dei Musei Civici; la seconda accoglie testi e immagini
sul processo di creazione delle opere in laboratorio e quelle presenti
in mostra.
Kintera si insinua nel tema del “post-naturale” con
vivide suggestioni visive che conduce con spirito ironico, giocoso ma
anche amaro, nel quadro di una complessa interrogazione sociale e
politica sul nostro tempo, mosso dalla speranza di sollecitare
consapevolezza su una questione di grande attualità.
Il rapporto con
la “Natura naturale”, il tentativo di conoscere, anche immaginando, e
di dare un ordine alle diverse forme di vita biologica – ancoraggio alla
nostra tradizione culturale – sono per Kintera un punto di partenza che
viene provocatoriamente sovvertito costruendo scenari totalmente
artificiali, lavorando e generando nuovi materiali sintetici e prodotti
di scarto che costituiscono il nostro habitat quotidiano para-naturale.
Una provocazione malinconica che induce il desiderio di creare scenari
alternativi in cui scienza e tecnologia – protagoniste nella costruzione
del nostro paesaggio fisico e del nostro sistema di relazioni – possano
procedere alla costante ricerca di un “nuovo umanesimo” in cui l’uomo –
e non la sommatoria delle sue funzioni – rimanga solidamente al centro e
avanzi senza dimenticare la sua identità, la memoria culturale
collettiva in cui si inscrive la sua esistenza e la permanenza di
relazioni reali.
L’artista allora può forse suggerire una nuova tessitura poetica alla tecnologia in cui non “smemoriamo” chi siamo?
19 marzo – 30 luglio 2017
Visita con ingresso libero negli orari di apertura della collezione permanente.
Giovedì e venerdì 14.30 – 18.30
Sabato e domenica 10.30 – 18.30
Chiuso: 25 aprile, 1° maggio