La galleria Opere Scelte inaugura, mercoledi 5 aprile alle ore 18.30 in via Matteo Pescatore 11/D, la mostra DERIVE, con i lavori di Andrea Fiorino, Federico Luger, Silvia Margaria, Irene Pittatore e Maya Quattropani.
L’esposizione propone delle derive presentate, in questa occasione, come dei modi operandi che si distaccano dalla logica precostruita e prendono movimento dal flusso che li circonda, lasciandosi guidare da esso.
Cinque diversi punti di vista, dall’esplorazione urbana a quella della mente, dalla mera visione del reale, all’intervento e alla trasformazione radicale dell’ambiente.
La linea comune di ricerca è la capacità degli artisti di cogliere gli elementi naturali e di inseguirli lungo il loro percorso, etnografico, fantastico e politico, restituendo un caleidoscopico mondo che vorticosamente conduce all’interno delle loro produzioni.
In mostra si susseguono esplorazioni del territorio, dell’ambiente fisico e mentale, attraverso le derive, strumenti per analizzare i luoghi, la società e il proprio inconscio. Lo spettatore a sua volta sarà risucchiato nel viaggio dell’artista per sperimentare la deriva, ma sarà lui a scegliere se vivere un’esperienza di empatia con l’opera, oppure se fermarsi ad osservarla.
Attraverso un universo fantastico, dove gli elementi naturali e umani si mescolano, regalandoci immagini oniriche e impregnate di una spensierata melanconia, Andrea Fiorino compie viaggi interiori, intimi e personalissimi. In questa ultima serie di opere lavora con il bianco e nero, accentuando la dimensione poetica della sua narrazione.
Federico Luger parte dalla manipolazione e ricostruzione delle immagini di un testo di architettura, regalatogli da un amico architetto, Paolo Minervi, su una serie di castelli spagnoli. L’artista ne restituisce un viaggio immaginario compiuto attraverso la Spagna da André Cadere, artista concettuale molto stimato da Luger. Il paesaggio architettonico, modificato dalla pittura e dall’aggiunta di immagini provenienti dal catalogo di una mostra di Cadere, appunto, porta alla deriva attraverso un viaggio immaginario che l’artista compie per un altro artista.
Silvia Margaria dà vita a un viaggio nel tempo e nello spazio, facendo perdere la cognizione del reale. Raccoglie oggetti e immagini che sovrappone preservandone la memoria che essi racchiudono. Il processo di somma e sottrazione le permette di ottenere una connessione continua tra il passato e il presente, rendendo i suoi lavori sempre in grado di dialogare con il contemporaneo.
Irene Pittatore racconta lo sviluppo di un Osservatorio sul quartiere operaio Pogolotti di l’Avana, dove pratiche di cooperazione e promozione turistica si mescolano con pratiche artistiche, nel raccontare l’esito di un complesso percorso migratorio avvenuto negli ultimi cento anni, in un quartiere caratterizzato da una forte identità culturale afro-caraibica.
Il lavoro di Maya Quattropani è una raccolta di 21 fotografie Polaroid prodotte in una perfomance individuale di 21 ore consecutive, attraverso cui rivela una visione del tutto personale dei curiosi ready-made creati da numerosi artisti che si sono avvicendati negli spazi della Flux Factory di New York City, aprendo nuove possibilità interpretative sulla loro natura nomade e mutevole.