Da diversi mesi il Giornale dell’Arte, per festeggiare i 25 anni di attività dell’edizione inglese, sta sostenendo, in giro per il mondo, una ampia discussione sul tema “ A che cosa serve l’arte”.
Dopo i recenti appuntamenti a Londra, New York e San Pietroburgo, nel mese di ottobre è stata la volta di un incontro nei Musei Vaticani, dove c’è stato un interessante confronto, riportato su l’ultimo numero di Novembre del mensile torinese.
Questa sessione, forse perché svolta in Italia, è stata più attenta al tema dell’arte antica e al paesaggio e meno alla contemporaneità.
Anche nel nostro sito, soprattutto negli spazi del forum, questo dibattito in questi ultimi anni ha avuto accesi confronti.
Se sul fronte storico c’è una corale condivisione di idee su quello contemporaneo il dialogo diventa più animato.
Sicuramente la modernità ha alterato tutti i sistemi culturali, tanto più ora che l’universo informatico sta spostando ancora di più i modelli di vita e di cultura.
Questa grande trasformazione ovviamente ha inciso anche sul senso del fare artistico, per cui le pratiche dell’arte sono andate oltre la tradizione (pittura e scultura, in particolar modo) e hanno abbracciato nuove espressioni, alcune più modernamente classiche, come il video, la fotografia, il teatro; altre più sperimentali per mezzi e forme estetiche, vedi tutta una recente produzione legata a materiali inusuali, in ambiti che fino a pochi anni fa erano sconosciuti a tutti. Per non dire delle pratiche e dei progetti completamente slegati al concetto di oggetto o di “bellezza”.
Non saprei bene che dire, in certi casi mi affascina molto in altri risulta troppo banale e di cattivo gusto, sicuramente sarà il tempo a fare pulizia e selezionare quello che varrà la pena ricordare, a noi non resta che esserne immersi e navigare nei lidi più affascinanti.