Legati
dal tema delle dipendenze la Galleria Raffaella De Chirico presenta una collettiva con una serie di opere molto intense di Carol Rama, William Burroughs e tanti altri.
CS
Dipendenza è un sostantivo polisemico, annovera tra i suoi significati l’impossibilità o l’incapacità di essere autonomi e l’assuefazione a sostanze la cui sottrazione induce disturbi fisici e psichici.
Chiunque conosca una dipendenza auspica un’ultima volta, il famoso “smetto quando voglio”. The last time: la retorica interiore di chi ha una dipendenza, la voce che sussurra che sarà l’ultima iniezione di eroina o l’ultima “riga” di cocaina. Sarà l’ultima volta di un rapporto sessuale compulsivo con lo/a sconosciuto/a di turno. Ci si cancellerà da Facebook, Twitter e Instagram. Si spegnerà il telefono. Il sexting (che secondo una stima viene praticato dagli italiani una volta a settimana) non sostituirà più il sesso vero. Lo statement “dell’ultima volta” in sé per sé pone automaticamente le basi del fallimento e della prossima ricaduta.
Una delle differenze, sostanziale e agghiacciante, tra le “vecchie” dipendenze e quelle “contemporanee” sta certamente nell’accettazione passiva delle dinamiche delle seconde, come valore aggiunto all’interazione sociale e alla realizzazione personale. Dipendenti dalla quantità di “like” raggiunti e dai messaggi ricevuti, Whattsapp, Imessage, Messenger rendono l’individuo integrato e fanno da contraltare all’idea dell’uso dell’eroina negli anni Settanta ed Ottanta, simbolo di emarginazione e di ribellione alla società. Le nuove dipendenze esaltano l’idea di integrazione, fondendosi: ci si fotografa il corpo. Il cibo. I genitali. I drink bevuti. Le stesse fotografie vengono poi sempre ritoccate, gli aforismi sono il mezzo per esprimere le proprie sensazioni. E poi si “shara”, si condivide.
L’esposizione collettiva della galleria De Chirico è una selezione di lavori che racconta alcune delle dipendenze più comuni: l’eroina, con le fotografie di ANTOINE D'AGATA e di LARRY CLARK e gli Shotgun Painting di WILLIAM BURROUGHS, la "vanitas" onirica e visionaria di AMANDA ULMAN, il sesso compulsivo e feticista di CAROL RAMA, dell’artista (e tatuatore) messicano DR LAKRA e del fotografo RICHARD KERN, la dipendenza da denaro in un video dell’artista sempre messicano FEDERICO MARTINEZ MONTOYA.
Il linguaggio artistico che meglio esplicita le nuove dipendenze, da social network e internet è certamente quello della Street Art, crudele e dissacrante. In mostra uno dei lavori che hanno cambiato il modo di vedere l’arte di SHEPARD FAIREY (OBEY) e due dell’italiano MISTER THOMS. La dipendenza da viagra di BEN FROST. E un lavoro del writer più famoso e controverso del mondo, BANKSY.
Chiunque conosca una dipendenza auspica un’ultima volta, il famoso “smetto quando voglio”. The last time: la retorica interiore di chi ha una dipendenza, la voce che sussurra che sarà l’ultima iniezione di eroina o l’ultima “riga” di cocaina. Sarà l’ultima volta di un rapporto sessuale compulsivo con lo/a sconosciuto/a di turno. Ci si cancellerà da Facebook, Twitter e Instagram. Si spegnerà il telefono. Il sexting (che secondo una stima viene praticato dagli italiani una volta a settimana) non sostituirà più il sesso vero. Lo statement “dell’ultima volta” in sé per sé pone automaticamente le basi del fallimento e della prossima ricaduta.
Una delle differenze, sostanziale e agghiacciante, tra le “vecchie” dipendenze e quelle “contemporanee” sta certamente nell’accettazione passiva delle dinamiche delle seconde, come valore aggiunto all’interazione sociale e alla realizzazione personale. Dipendenti dalla quantità di “like” raggiunti e dai messaggi ricevuti, Whattsapp, Imessage, Messenger rendono l’individuo integrato e fanno da contraltare all’idea dell’uso dell’eroina negli anni Settanta ed Ottanta, simbolo di emarginazione e di ribellione alla società. Le nuove dipendenze esaltano l’idea di integrazione, fondendosi: ci si fotografa il corpo. Il cibo. I genitali. I drink bevuti. Le stesse fotografie vengono poi sempre ritoccate, gli aforismi sono il mezzo per esprimere le proprie sensazioni. E poi si “shara”, si condivide.
L’esposizione collettiva della galleria De Chirico è una selezione di lavori che racconta alcune delle dipendenze più comuni: l’eroina, con le fotografie di ANTOINE D'AGATA e di LARRY CLARK e gli Shotgun Painting di WILLIAM BURROUGHS, la "vanitas" onirica e visionaria di AMANDA ULMAN, il sesso compulsivo e feticista di CAROL RAMA, dell’artista (e tatuatore) messicano DR LAKRA e del fotografo RICHARD KERN, la dipendenza da denaro in un video dell’artista sempre messicano FEDERICO MARTINEZ MONTOYA.
Il linguaggio artistico che meglio esplicita le nuove dipendenze, da social network e internet è certamente quello della Street Art, crudele e dissacrante. In mostra uno dei lavori che hanno cambiato il modo di vedere l’arte di SHEPARD FAIREY (OBEY) e due dell’italiano MISTER THOMS. La dipendenza da viagra di BEN FROST. E un lavoro del writer più famoso e controverso del mondo, BANKSY.