L’arte visiva sta attraversando una fase che come artista mi lascia sempre più disorientato.
Da una parte le forme assodate e storiche (pittura, scultura, fotografia, video) che oramai si ripetono noiosamente in estremi tecnici o estetici, senza però apportare un valore di attualità. Su un altro versante le forme più sperimentali (installazione, site-specific, performance…) che esaurite una propria espressività sfociano sempre più nello spettacolo, copiandone, spesso in malo modo, estetica e messaggi.
Resta la nuova tecnologia, quella realmente quotidiana della multimedilità (rete web che si sta integrando in tutti i media), ma che fino ad ora non riesca ad avere una sua reale riconoscibilità, forse proprio per questa sua innovazione ancora non riconosciuta e soprattutto per la sua ingestibilità economica (e forse questa è la grande novità).
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25/03/10
24/03/10
Pensieri sull’arte – La finzione del mercato (2)
Come artista trovo molto più rischioso il modo in cui viene promosso, molto spesso, un giovane artista che deve sempre più il suo successo, non tanto al suo lavoro creativo, quanto alla giusta posizione nella distribuzione, che il sistema “economico” dell’arte crea. Posizione realizzata grazie alla galleria che tramite una rete di referenti collaboratori: curatori (che forse sarebbe meglio definire PR, poiché si muovo grazie alle relazioni, che strutturano eventi con inutili temi in cui tutto può entrare, dando così spazio agli artisti delle diverse gallerie amiche), critici (che oramai non criticano più), agenti, scrittori (forse i veri artisti che con i loro testi, fra il pindarico e lo scientifico, riescono a giustificare ogni prodotto) etc.. . Tutte queste parti coordinano il suo successo, facendolo spuntare come un fungo in un bel prato. Quante volte si nota un artista mai visto in nessun evento che nel volgere di pochi mesi brucia tutte le tappe e contemporaneamente viene scelto per diverse occasioni, mostre, eventi, conferenze, sui giornali compaiono magicamente articoli che ne esaltano le qualità, etc.. senza che nessuno capisca come mai un tale sconosciuto a un tratto deve essere noto a tutti. Questa strategia giustamente agisce in modo globale e serve a dare valore alle giovani leve di artisti che sono promossi e che di riflesso giustificano l’ “oggetto artistico” che realizzano. Peccato che il prodotto artistico raramente brilla per valore proprio e bellezza.
Infatti, al fine di giustificare tali merci, un’azione molto importante del mercato è creare un’enfasi di senso e di storia. Questo ruolo in questi ultimi anni è realizzato con una marea di pubblicazioni che nel proporre tali “prodotti” enfatizzano un linguaggio più da diario “giovanilistico” che da rivista che tratta un argomento chiamato “arte”. In cui la scrittura gioca fanciullescamente con significati più grandi ma che danno l’illusione di una “cultura”. Spesso adatti al pubblico incompetente e giovanile in cui l’enfasi sulla musica, sul divertimento o su una supposta trasgressione diventano il giustificativo degli oggetti da vendere. Poi le foto che corredano certe presentazioni possono essere spostate da una pagina all’altra giacché le opere sono troppo simili, per cui è solo una cifra narrativa a dare un’ennesima variabile, ma dove la forma fisica troppo spesso supera il bricolage o la bruttezza e spesso paiono lontani dai significati proposti.
Continua …
23/03/10
"No fire zone“ di Gianluca e Massimiliano De Serio
Fino al 18 Aprile, presso la Fondazione Merz di Torino, è in corso la mostra “ No fire zone“ di Gianluca e Massimiliano De Serio. Progetto nato in forma documentativa che gli artisti hanno saputo delineare in una interessante cifra espressiva. Per cui in un breve tracciato è possibile incontrare e percepire una delle tante realtà sociali presenti, con le sue complesse storie, nella città di Torino.
A conclusione della mostra di Wolfgang Laib fu compiuto un rito del fuoco induista da quarantacinque Bramini, provenienti dal Tamil Nadu. Intorno a questo evento i De Serio hanno realizzato una testimonianza a cui hanno apportato personali attenzione e sensibilità nel registrare/presentare questo evento.
Attraverso 5 monitor cinque identità ci introducono un disagio comune dell’immigrazione e dell’abbandono della propria terra. Si prosegue in un breve parallelo visivo fra un luogo passato e un presente incerto in “Seam“. Dopo queste brevi introduzione sociali si entra in una sfera più mistica con “Before and after” in cui viene registrato l’avvicinamento e un confronto fra la comunità tamil torinese e il gruppo di bramini venuti per officiare il rito. Brevi filmati intarsiati in un equilibrio fra lo spirituale e il reale, fra sguardi sfuggenti e parole sensibili. Il percorso si conclude con la grande istallazione video “Soul diaspora”, in cui tre filmati, lasciano una sensazione che ho percepito malinconica e triste, in cui la condizione umana sempre più non riesce a trovare il giusto valore del suo vivere, sospesa fra le necessità e compromessi terreni e le illusioni spirituali.
Donne senza uomini di Shirin Neshat
In un elegantissimo film, che vive in un’estetica molto preraffaellita, ambientato negli anni 40, storie di tre donne che si incontrano.
In un tempo lontano, ma molto simile al presente, si perpetua la tragicità che le religioni e i poteri costruiscono sulle fragili condizioni femminili.
Epica narrazione di fragili attimi si uniscono per lasciarci ancora una volta impotenti e consapevoli. Particolarmente tragica la rappresentazione della comunità “artistica” che pare la più compromessa.
17/03/10
Pensieri sull’arte – La finzione del mercato (1)
In questi ultimi anni le strategie del mercato dell’arte si sono fatte sempre più aggressive danneggiando in modo irreparabile l’idea di Arte.
L’azione dei venditori d’arte si è attivata in una rete di promozione dei propri artisti, spesso costruiti più sulle presenze in pagine patinate nei giornali d’arte, o su voluminose finte fanzine, o pseudo-alternativi siti web, in un pericoloso gioco di simulazione con la moda. Strategia che assorbendo molte energie hanno reso quasi superfluo l’attenzione sull’oggetto artistico che sempre più si concretizza in un simulacro di opera d’arte.
Negli anni 80/90 dopo aver svuotato i magazzini di valide opere artistiche, le principali gallerie e case d’aste, si trovano a cercare prodotti da commercializzare.
In questa affannosa ricerca esse attingono spesso agli artisti più anziani, anche se assolutamente svuotati di creatività e noiosamente ripetitivi, o a creare giovani artisti proposti in rapide ascesi al fine di ottimizzare l’investimento e la “fascinazione del nuovo” supposta.
Questa azione corale è un investimento alquanto costoso che la galleria si accolla e che forse spiega come mai le opere hanno sempre più una parvenza di “leggerezza” e di “vuoto”, a volte ironicamente inversamente proporzionale al costo dei lavori stessi.
Se bene o male con gli artisti più noti si ha una garanzia di durata dell’investimento fatto, tanto più se l’opera è uno dei multipli noti dell’artista, che in tal modo mette in evidenza come l’arte non è più Arte ma un singolo prodotto di consumo. Un esempio banalissimo i famosi cerchi di pietra di Richard Long, che da decenni vengono proposti, in una finta variazione etnica, in quanto pietre sempre diverse del luogo, ma opera sempre identicamente noiosa e prive di senso nel loro ripetersi commerciale.
Un’opera d’arte una volta era un fatto irripetibile, colpiva per la sua bellezza e la sua unicità oggi pare che questi valori non siano più in auge.
Oggi i commercianti d’arte sono riusciti a rendere la serialità industriale dei manufatti artistici un fattore positivo, come i marchi della moda, che tutti molto simili nel prodotto si differenziano solo nella pubblicità che enfatizza un supposto irreale valore di originalità. Sia che sia pittura o altro tutto deve essere prodotto in multipli o copie simili in una quantità che dovrebbe sopperire la qualità.
Continua…
15/03/10
09/03/10
Torino primi di Marzo
Inaugurazione al Blank "Campo volo 6, 13, 18 marzo 2010"
Passeggiata primaverile a Torino iniziata alla Gam dove sono in corsa tre eventi, il primo “Keep Your Seat: Stai Al Tuo Posto” un percorso fra design e arte, sul quotidiano oggetto della sedia. Mostra ben allestita e con interessanti abbinamenti fra elementi funzionali ed estetici. Molto utili i pannelli informativi e delicata la piccola sezione sulle intense opere di Chen Zhen. Al piano interrato una mostra che inizia col filmato di Alain Resnais “Tutta la memoria del mondo”, da cui il titolo dell’evento, e prosegue in un percorso di archiviazione e indagine, in un fascino inquietate sull’accumulo e sul racconto. Molto piacevole la zona dedicata al lavoro di James Beckett che del mondo produttivo industriale è un attento osservatore. Più storica e visiva la raccolta di disegni di Enrico Gamba proposti nella sezione Wunderkammer.
Dedicata alla recente storia la bella mostra “Torino sperimentale” alla Sala Bolaffi, in cui la città giustamente ricorda un particolare momento in cui il presente artistico fu ricco e stimolante, e di cui ancora oggi pare sentirsi il dinamismo e l’onda culturale.
Tentano di essere internazionali molte delle proposte delle gallerie più note della realtà contemporanea, come la proposta di Sonia Rosso con Annika Strom che presenta una serie di opere in bianco e nero e tre brevi video proiezioni, rapidi attimi di una quotidianità sognante.
Accanto, al terzo intervento presso gli spazi della Galleria Franco Noero, l'artista Rob Pruitt presenta iPaintings in cui alle immagini fotografiche si sovrappongono interventi pittorici oltre ad alcune opere di valore scultoreo.
Alla Galleria Soffiantino un delicato e poetico Josh Tonsfeldt che usa le percezioni quotidiane per il suo intervento creativo sottile ed architettonico.
Nel pomeriggio di sabato scorso, in Torino sono state avviate diverse proposte, una al Blank, prima di una breve rassegna sulle nuove energie giovanili torinesi, che ospita un intervento di Alis/Filliol dal titolo “Paesaggi a scavare”, a cui seguiranno Ludovica Carbotta e Cosimo Veneziano.
Questa iniziativa è molto preziosa, in quanto rare le occasioni private di apertura al territorio locale, che sempre disponibile all’accoglienza raramente trova sviluppo del suo dinamismo.
La Galleria Glance ha inaugurato una mostra con le nuove opere digitali di John F. Simon e l’associazione Barriera con Artegiovane ha invitato Maria Domenica Rapicavoli che propone il progetto “Zero gradi di separazione” sulla realtà e percezione del vivere a Corleone, evento curato da Claudio Cravero.
07/03/10
06/03/10
Tiepide emozioni marine...
Yann Sérandour, in primo piano, Lars Breuer, a sinistra, e Armen Eloyan, in fondo a destra a La Station
Primavera molto tranquilla sulla costa azzurra, con un bel cielo azzurro arricchito da rapidi nubi. In questo periodo le mostre a Nizza sono un poco sotto tono. Villa Arson dopo una fase di ristrutturazione presenta un evento che attraversa in modo storico il pensiero della singolarità dell’essere sotto il suggestivo titolo Double Bind / Arretez d’essayer de me comprendre ! Una raccolta di opere molto leggere in cui l’attenzione è posta, in modo forse un poco eccessivo, sul pensiero creativo, sfociando troppo spesso in un gesto più critico che artistico. Ma questi tempi così imperfetti richiedono un ripensamento che nella mostra risulta utile.
Lo spazio Soardi presenta una collettiva pittorica gradevole e scolastica, più piacevole l’intervento di Thomas Vinson realizzato presso lo Dojo dal suggestivo titolo “Nice-tension”. La Galerie Depardieu offre due artisti, Martin Miguel e Marcel Alocco, di gusto molto francese. Più interessante la Galerie Helenbeck con la collettiva My Favorite, tra cui spicca l’interessante lavoro di Fabio Cenna. Dalla Sandrine Mons sotto il titolo “Intérieur d'un collectionneur”, una raccolta di opere e oggetti fra l’arredo e il design. Molto interessante il progetto degli artisti: Armen Eloyan, Konsortium et Yann Sérandour raccolti sotto il titolo “Cas de figure” presso La Station.
Anche gli spazi pubblici sono in una fase di tiepidi proposte, a parte la mostra di Georges Rousse, al Théâtre de la Photographie et del'Image e al Museo di Belle Arti, forse la cosa più interessante. Il Mamac propone una noiosa mostra di Wim Delvoye, mentre nello spazio della Galleria del Museo è presentato il lavoro, un poco datato, di Vincent Corpet che prosegue anche alla Galerie des Ponchettes con un‘ opera molto lungo. Concludo il giro con la Gallerie A, sempre della città di Nizza, che espone un intervento Eve Pietruschi dal titolo “Périscope” con disegni paesaggistici e sculture, molto estetico ed elegante.
04/03/10
ARTPARIS+GUESTS
Dal 18 al 22 Marzo 2010 al Grand Palais è la volta di ARTPARIS+GUESTS che quest’anno offre una rinnovata fiera con 110 espositori e 7 piattaforme creative che attraversano con la rassegna proponendo pittura, scultura, disegno, video, performance ed installazioni.
Provenienti da 17 nazioni rappresentano un’importante focus dell’attuale arte moderna e contemporanea. Occasione importante per tutti gli addetti all’arte, dagli appassionati ai collezionisti, dai curatori ai direttori dei principali musei internazionali.
Molto ricco anche il programma collaterale che offre con la città di Parigi un’occasione culturale con variegate proposte.
Le 7 piatteforme sono:
- Africa: "Afriques.Paris"
- Finland: "The Stressed Beauty"
- Indonesia: "The Grass Looks Greener Where You Water It"
- Ukraine: "Concerning The Present Time"
- Paris, Rive Gauche: "A Collector's Apartment in St-Germain-Des-Prés"
- Paris, Marais: "Utopia-Dystopia"
- "Visions": contemporary visionaries artists from Europe
110 international exhibitors
AUSTRIA: ERNST HILGER+GUEST: LICHTERLOH DESIGN + Collection REZNIKOV
BELGIUM: ABSOLUTE ART / AEROPLASTICS CONTEMPORARY / MARUANI & NOIRHOMME / ROBINSONS ART / ANDRÉ SIMOENS
CHINA: 10 CHANCERY LANE / IFA GALLERY / PARIS-BEIJING
FINLAND: ANHAVA / FORSBLOM / HEINO / HUUTO / KALHAMA&PIIPPO CONTEMPORARY / MUU / PHOTOGRAPHIC GALLERY HIPPOLYTE / SCULPTOR
FRANCE: 64 BIS/ A GALERIE/ ACTE 2+GUEST: ART-U ROOM, a Japanese gallery/ AD GALERIE+GUEST: BVA, an opinion research agency/ ARNOUX/ CLAUDE BERNARD/ CHRISTIAN BERST+GUEST: ARNULF RAINER MUSEUM/ ANNE BARRAULT/ BERTHET-AITTOUARÈS/ JEAN BROLLY+GUEST: Jean de GASTINES Architectes/ REMY BUCCIALI+GUEST: Isabella & Mathew TYSON – IMPRINTS/ CAMERA OBSCURA/ BERNARD CEYSSON/ CHEZ VALENTIN/ PATRICIA DORFMANN/ DOWNTOWN-FRANCOIS LAFFANOUR/ PASCAL GABERT/ CHRISTOPHE GAILLARD+GUEST: ARNULF RAINER MUSEUM/ NATHALIE GAILLARD+GUEST:PUBLICIS DIALOG/ GALERIE DE L'INSTANT/ CLAIRE GASTAUD/ LAURENT GODIN/ GUILLAUME +GUEST: Paul FACCHETTI, a photographer and former gallerist/ THESSA HEROLD/ OLIVIER HOUG+GUEST: Chef Jean-Christophe ANSANAY-ALEX/ IN CAMERA/ IN SITU-FABIENNE LECLERC/ JOUSSE ENTREPRISE/ KEZA /LAHUMIERE+GUEST: MUSEUM IM KULTURSPEICHER/ LAROCK-GRANOFF/ ALEXIS LARTIGUE/ BAUDOIN LEBON/ LELONG/ LES YEUX FERTILES+GUEST: Daniel FILIPACCHI, a collector/ LOEVENBRUCK/ LOUISE ALEXANDER/ MARION MEYER+GUEST: Claude Rutault, an artist/ MARTEL/ METROPOLIS/ MEYER ZAFRA/ ERIC MIRCHER/ LELIA MORDOCH+GUEST: ESPACES 54 (Design)/ NATHALIE OBADIA/ OBSIS/ ONIRIS/ OREL ART/ POLKA +GUESTS: Studio WILLY RIZZO and LA CINÉMATHÈQUE FRANÇAISE/ PROTEE/ RABOUAN-MOUSSION/ RIFF ART PROJECTS+GUEST: Collection Sarah GRILO&José A.Fdz. MURO/ JEAN-PIERRE RITSCH-FISCH+GUESTS: Antoine de GALBERT, a collector and Galerie DAMGAARD/ RIVE GAUCHE/ RX+GUESTS: CIAV, Centre International d'Art Verrier and MMOMA, Moscow Museum of Modern Art/ SAPONE+GUEST: Palazzo Albizzini, collection Alberto BURRI/SOPHIE SCHEIDECKER/ SEMIOSE GALERIE EDITIONS/ NICOLAS SILIN/ LAURENT STROUK/ VANESSA SUCHAR+GUESTS: Galerie VALÉRIE BACH, Marie DARRIEUSSECQ, a writer and Jeanne SUSPLUGAS, an artist/ TAÏSS GALERIE+GUEST: Lorenz BAUMER, a jeweller/ DANIEL TEMPLON/ HELENE TRINTIGNAN+GUEST: Galerie HAMBURSIN-BOISANTÉ/ GEORGES-PHILIPPE&NATHALIE VALLOIS/ PASCAL VANHOECKE+GUEST: MARC DORCEL PRODUCTIONS/ SABINE VAZIEUX/ VIEILLE DU TEMPLE+ GUEST: Haute couture house FRANK SORBIER/ VALENTINA VOLCHKOVA/ VU'+GUEST: Christian BIECHER, an architect / OLIVIER WALTMAN+GUEST: Richard PEDUZZI, a stage designer
GERMANY: ALBERT BAUMGARTEN/ BONGOUT/ DIE GALERIE/ MICHAEL SCHULTZ
HUNGARY: KALMAN MAKLARY
INDIA: THE GUILD
ITALY: ARTE CONTINI/ RICCARDO CRESPI/ FORNI/ MORONE DI PLANART+GUEST: Galleria DE' FOSCHERARI/ REPETTO/ VENICE PROJECTS
LUXEMBOURG: LUCIEN SCHWEITZER/ TOXIC/ NORDINE ZIDOUN
MONACO: TONINELLI ART MODERNE+GUESTS: IMAGO Gallery and Galleria RUSSO
MOROCCO: L'ATELIER 21
SWITZERLAND: FRANCOIS DITESHEIM/ SONIA ZANNETTACCI
USA: HAIM CHANIN
ARTPARIS+GUESTS è organizzata da Lorenzo Rudolf, Caroline Clough Lacoste, e Henri Jobbé Duval, che offrono la loro esperienza e professionalità internazionale.
ARTPARIS+GUESTS
Open to the public from the 18th to 22nd of March
Everyday from 11 am until 8 pm, but Monday, March 22nd until 6 pm
Preview: March 17th
Grand Palais, avenue Winston Churchill, Paris
http://www.artparis.fr
Rebecca Horn
Una delle più affascinanti scultrici tedesche, nota soprattutto per le sue opere in cui il corpo ha spesso incredibili estensioni. Sono opere che rappresentano il prolungamenti di parti dei suoi arti. Fra le più famosa c’è Einhorn (Unicorno, il titolo è anche un gioco di parole sul nome dell'artista), un vestito dotato di un lungo corno che si proietta in alto partendo dalla testa usata per delle performance, e Pencil Mask (Maschera di matite), una protesi da porre sul volto con diverse matite che ne fuoriescono, usata come body extension per interventi creativi.
Ma anche stupende sono le diverse “macchine” automatiche che ripetono gesti o azioni, spesso legate all’amore, che creano inquietudine e attimi di poetica emozione.
La Horn ha vissuto il disagio di essere tedesca dopo la seconda guerra mondiale, malessere per cui si rifugiò nell’arte come luogo di protezione. Dopo una serie di vicissitudini, dovute alla morte dei suoi genitori e a problemi di salute, la portarono ad isolarsi e a lavorare su oggetti che creassero distanza fra lei e il mondo circostante. Iniziò a produrre prolungamenti, protesi, meccanismi automatici, sculture, comunicando in tal modo la sua solitudine nel corpo e nel vivere.
Trovo il suo lavoro bello e poetico, nonostante spesso usi materiale freddi come il metallo, recentemente ho visto a Venezia alla Bevilacqua la Masa un suo lavoro dedicato a Pessoa, un sistema freddo e algido che genera nel gesto, una serie di riflessi affascinanti e lirici.
Rebecca Horn ha realizzato anche alcuni brevi film, il più recente è Buster's Bedroom del 1991, in cui recitano anche Donald Sutherland e Géraldine Chaplin, che ho visto anche a Venezia, non so come mai ma mi è parso alquanto comico.
02/03/10
Campo volo 6, 13, 18 marzo 2010
In tre successivi appuntamenti, gli artisti torinesi Ludovica Carbotta, Alis Fillol e Cosimo Veneziano interverranno a blank per creare ognuno un evento che si situerà in una posizione instabile, fluttuando fra installazione, performance e 'lecture'.
Sabato 6 marzo a partire dalle ore 16.30, Alis Fillol (nickname di Davide Gennarino e Andrea Respino) presenterà “Paesaggi a scavare”.
Sabato 13 marzo, alla stessa ora, Ludovica Carbotta proporrà “Il viaggio è andato benissimo”.
Giovedì 18 marzo, a partire dalle ore 18.30, sarà la volta di Cosimo Veneziano, con “L’epoca delle passioni tristi / laboratorio”.
Il pubblico potrebbe aspettarsi di assistere ogni volta a un evento epifanico, unico e irripetibile, confrontandosi con i diversi autori, la cui presenza sarà osmotica con la stessa presenza dell’opera. Opera che in qualche caso nascerà sotto gli occhi degli astanti, e verrà sottratta alla loro vista al termine di ogni appuntamento.
campo volo è un’area dai confini incerti, creata a partire da un concetto sfuggente e impronunciabile, in cui azione e inazione, luce e buio, interno ed esterno tendono a incrociarsi stabilendo associazioni impermanenti.
luogo: blank, via Reggio 27, Torino
realizzazione curata da: Carlo Fossati
date: sabato 6 marzo 2010, dalle 16.30 (Alis Fillol); sabato 13 marzo 2010, dalle 16.30 (Ludovica Carbotta); giovedì 18 marzo 2010, dalle 18.30 (Cosimo Veneziano)
info: 011.235140 www.estatic.it
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