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17/03/10
Pensieri sull’arte – La finzione del mercato (1)
In questi ultimi anni le strategie del mercato dell’arte si sono fatte sempre più aggressive danneggiando in modo irreparabile l’idea di Arte.
L’azione dei venditori d’arte si è attivata in una rete di promozione dei propri artisti, spesso costruiti più sulle presenze in pagine patinate nei giornali d’arte, o su voluminose finte fanzine, o pseudo-alternativi siti web, in un pericoloso gioco di simulazione con la moda. Strategia che assorbendo molte energie hanno reso quasi superfluo l’attenzione sull’oggetto artistico che sempre più si concretizza in un simulacro di opera d’arte.
Negli anni 80/90 dopo aver svuotato i magazzini di valide opere artistiche, le principali gallerie e case d’aste, si trovano a cercare prodotti da commercializzare.
In questa affannosa ricerca esse attingono spesso agli artisti più anziani, anche se assolutamente svuotati di creatività e noiosamente ripetitivi, o a creare giovani artisti proposti in rapide ascesi al fine di ottimizzare l’investimento e la “fascinazione del nuovo” supposta.
Questa azione corale è un investimento alquanto costoso che la galleria si accolla e che forse spiega come mai le opere hanno sempre più una parvenza di “leggerezza” e di “vuoto”, a volte ironicamente inversamente proporzionale al costo dei lavori stessi.
Se bene o male con gli artisti più noti si ha una garanzia di durata dell’investimento fatto, tanto più se l’opera è uno dei multipli noti dell’artista, che in tal modo mette in evidenza come l’arte non è più Arte ma un singolo prodotto di consumo. Un esempio banalissimo i famosi cerchi di pietra di Richard Long, che da decenni vengono proposti, in una finta variazione etnica, in quanto pietre sempre diverse del luogo, ma opera sempre identicamente noiosa e prive di senso nel loro ripetersi commerciale.
Un’opera d’arte una volta era un fatto irripetibile, colpiva per la sua bellezza e la sua unicità oggi pare che questi valori non siano più in auge.
Oggi i commercianti d’arte sono riusciti a rendere la serialità industriale dei manufatti artistici un fattore positivo, come i marchi della moda, che tutti molto simili nel prodotto si differenziano solo nella pubblicità che enfatizza un supposto irreale valore di originalità. Sia che sia pittura o altro tutto deve essere prodotto in multipli o copie simili in una quantità che dovrebbe sopperire la qualità.
Continua…