Translate
24/03/10
Pensieri sull’arte – La finzione del mercato (2)
Come artista trovo molto più rischioso il modo in cui viene promosso, molto spesso, un giovane artista che deve sempre più il suo successo, non tanto al suo lavoro creativo, quanto alla giusta posizione nella distribuzione, che il sistema “economico” dell’arte crea. Posizione realizzata grazie alla galleria che tramite una rete di referenti collaboratori: curatori (che forse sarebbe meglio definire PR, poiché si muovo grazie alle relazioni, che strutturano eventi con inutili temi in cui tutto può entrare, dando così spazio agli artisti delle diverse gallerie amiche), critici (che oramai non criticano più), agenti, scrittori (forse i veri artisti che con i loro testi, fra il pindarico e lo scientifico, riescono a giustificare ogni prodotto) etc.. . Tutte queste parti coordinano il suo successo, facendolo spuntare come un fungo in un bel prato. Quante volte si nota un artista mai visto in nessun evento che nel volgere di pochi mesi brucia tutte le tappe e contemporaneamente viene scelto per diverse occasioni, mostre, eventi, conferenze, sui giornali compaiono magicamente articoli che ne esaltano le qualità, etc.. senza che nessuno capisca come mai un tale sconosciuto a un tratto deve essere noto a tutti. Questa strategia giustamente agisce in modo globale e serve a dare valore alle giovani leve di artisti che sono promossi e che di riflesso giustificano l’ “oggetto artistico” che realizzano. Peccato che il prodotto artistico raramente brilla per valore proprio e bellezza.
Infatti, al fine di giustificare tali merci, un’azione molto importante del mercato è creare un’enfasi di senso e di storia. Questo ruolo in questi ultimi anni è realizzato con una marea di pubblicazioni che nel proporre tali “prodotti” enfatizzano un linguaggio più da diario “giovanilistico” che da rivista che tratta un argomento chiamato “arte”. In cui la scrittura gioca fanciullescamente con significati più grandi ma che danno l’illusione di una “cultura”. Spesso adatti al pubblico incompetente e giovanile in cui l’enfasi sulla musica, sul divertimento o su una supposta trasgressione diventano il giustificativo degli oggetti da vendere. Poi le foto che corredano certe presentazioni possono essere spostate da una pagina all’altra giacché le opere sono troppo simili, per cui è solo una cifra narrativa a dare un’ennesima variabile, ma dove la forma fisica troppo spesso supera il bricolage o la bruttezza e spesso paiono lontani dai significati proposti.
Continua …