Da pochi giorni il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea propone la mostra Rebecca Horn – Cutting Through the Past. Un'esposizione a cura di Marcella Beccaria, si tratta della prima retrospettiva dedicata all’artista in un museo italiano e la prima grande esposizione dopo la sua recente scomparsa. Il progetto nasce dalla cooperazione tra il Castello di Rivoli e Haus der Kunst, Monaco di Baviera, a seguito della personale dell’artista organizzata dalla stessa istituzione nel 2024.
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29/05/25
Rebecca Horn al Castello di Rivoli
22/02/25
Rebecca Horn al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
La primavera del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea guarda allo storico lavoro di Rebecca Horn con una ampia retrospettiva dedicata all’artista in un’istituzione museale pubblica italiana. La mostra nasce dalla cooperazione con Haus der Kunst, Monaco di Baviera, a seguito della personale dell’artista organizzata dalla stessa istituzione nel 2024, ed è curata da Jana Baumann e Marcella Beccaria nella Manica Lunga del Castello.
La mostra riconosce il ruolo fondamentale di Rebecca Horn (Michelstadt, 1944 – Bad König, Germania, 2024) nello sviluppo della pratica artistica contemporanea, attraverso opere che creano un inquietante teatro performativo, nel quale sono protagoniste tematiche fondamentali quali tempo, memoria, desiderio e relazioni di potere. Il lavoro di Rebecca Horn propone un inscindibile intreccio tra l’umano e il meccanico e anticipa problematiche al centro dell’attuale dibattito culturale, in un contesto definito da tecnologie sempre più complesse che stanno modificando il concetto di umano.
La mostra presenta una selezione di installazioni, sculture, video, film e disegni che si estende dagli anni Settanta al presente, con importanti prestiti dalla Fondazione Moontower, originariamente istituita in Germania dalla stessa artista, e valorizzando il nucleo di opere di Horn presenti nella collezione del Castello di Rivoli. Il percorso espositivo includerà iconiche macchine cinetiche come Peacock Machine, originariamente ideata dall’artista per la sua partecipazione a documenta, Kassel nel 1982, sino alla recente Hauchkörper, 2017, oltre alle installazioni monumentali Inferno, 1993-1994, Tower of the Nameless, 1994 e Concert for Anarchy, 2006. Nella sezione centrale della mostra, i visitatori potranno incontrare le performance di esordio di Horn attraverso i video Performance I, 1970-1972, Performance II, 1972 e Berlin, 1974-1975. Come per l’iniziale presentazione a Haus der Kunst, essi saranno proiettati in grande scala, dopo essere stati restaurati e digitalizzati. La mostra comprenderà inoltre importanti lavori appartenenti alla collezione del Castello, tra cui il film Der Eintänzer, 1978, e le coinvolgenti installazioni Cutting Through the Past, 1993, l’opera che dà il titolo alla mostra, e Miroir du lac, 2004.
L’inaugurazione della mostra Rebecca Horn – Cutting Through the Past, in programma per giovedì 22 maggio, è introdotta da Francesco Manacorda e Andrea Lissoni, rispettivamente Direttore del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e Direttore dell’Haus der Kunst, Monaco di Baviera, e da una conversazione sull’artista tra le curatrici della mostra Marcella Beccaria e Jana Baumann, rispettivamente Vicedirettrice e Capo Curatrice del Castello e Curatrice Senior di Haus der Kunst.
In occasione della mostra, in collaborazione con Luci d’Artista e la Città di Torino, verrà organizzata l’accessione di Piccoli Spirti Blu, l’importante Luce d’Artista realizzata da Rebecca Horn di proprietà della Città di Torino in gestione a Fondazione Torino Musei.
Special Screenings
24 e 25 maggio 2025
In sinergia con EXPOSED e il tema dell’edizione 2025 Sotto la superficie – Beneath the Surface, il Castello di Rivoli organizza una serie di proiezioni dedicata ai film di Rebecca Horn presentandoli all’interno del proprio Teatro sabato 24 e domenica 25 maggio 2025. La programmazione include la proiezione di due feature film scritti e diretti dall’artista che sono parte della Collezione del Museo, Buster’s Bedroom, 1991 e La Ferdinanda – Sonate für eine Medici Villa, 1981.
15/10/24
Omaggio a Rebecca Horn
La Galerie Thomas Schulte presenta col titolo "Il Concert of Sighs di Rebecca Horn" un doveroso omaggio a una delle artiste più interessanti del panorama internazionale.
Gli spazi risuonano degli echi di sussurri attutiti, che emanano da trombe di rame arrotolate che sporgono dalle macerie. Accatastati sul pavimento ci sono pallet da costruzione, frammenti di muro e assi di legno, giacciono sparsi in pile sul pavimento da cui sottili tubi di rame si snodano come germogli di piante, terminando in bocche di tromba a forma di imbuto. L'artista ha utilizzato materiali da costruzione dalle rovine delle case veneziane per la sua installazione, originariamente creata per la Biennale di Venezia del 1997. Sussurri e sospiri filtrano attraverso le singole trombe a imbuto, come se offrissero un portavoce alla vita sotto le rovine, o come se le mura sgretolate di Venezia ci stessero raccontando la loro storia. Questi suoni delicati, ma ossessionanti, fanno venire i brividi, mentre le voci, udibili in diverse lingue, lamentano la loro sofferenza. Come spettatori, non sentiamo semplicemente il "concerto dei sospiri", lo sentiamo come un'esperienza fisica e viscerale. Quest'opera è un'ulteriore testimonianza della maestria di Horn nell'orchestrazione sensoriale: avvolge tutti i nostri sensi, dall'equilibrio al tatto, mentre i sospiri echeggianti filtrano attraverso la nostra pelle.
Avvicinandoci all'opera, ne percepiamo l'innata fragilità; temendo che da un momento all'altro un pezzo possa cadere, scivolare e schiacciare i tubi di rame da cui sgorgano i suoni. Attraverso il nostro senso dell'equilibrio, i nostri corpi risuonano con l'installazione di Rebecca Horn. Da un lato, intraprendiamo un viaggio a Venezia; dall'altro, ci confrontiamo con un senso più olistico di caos e distruzione.
Pertanto, è il suo intrinseco potere multisensoriale che rende il Concerto dei Sospiri così significativo. L'opera sfida il nostro senso dell'equilibrio, la solidità del terreno sotto i nostri piedi e, in effetti, il nostro senso di sicurezza esistenziale. Per Rebecca Horn, il corpo diventa una comunità sensoriale in cui il senso del tatto, non la vista, è il punto di partenza e la base di un'esperienza multisensoriale. L'artista comprende che il tatto abbraccia l'intero corpo e quindi interagisce con gli altri sensi. Non dobbiamo letteralmente toccare le sue opere per vederle incarnate. È una percezione attivata fisicamente ed emotivamente che coinvolge non solo il tocco della mano, ma l'intero repertorio della materialità del corpo e le sue esperienze somatosensoriali. Attinge anche alla nostra sensibilità alla profondità, spingendoci a considerare la posizione e le dinamiche dei nostri corpi nello spazio.
Come dimostrano recenti ricerche in neuroestetica, anche l'udito è una forma specializzata di percezione tattile che è limitata a un'area specifica del corpo. In questo modo, impariamo e assorbiamo informazioni attraverso ogni esperienza sensoriale, che va oltre le nostre forme cognitive o psicologiche di produzione di conoscenza. Quando ascoltiamo i sospiri, quando vediamo e sentiamo gli elementi delle fatiscenti case veneziane, acquisiamo una saggezza e un'esperienza incarnate che l'artista sta condividendo con noi. Uno che ci trasporta oltre il decadimento di Venezia, ma che ci confronta con il nostro mondo contemporaneo, indipendentemente dalla città in cui viviamo. Ciò è in contrasto con il personaggio di Marco Polo nel romanzo Le città invisibili di Italo Calvino, che, indipendentemente dalla città di cui parlava, raccontava sempre la storia di Venezia. Ciò che Rebecca Horn e Marco Polo hanno in comune, d'altra parte, è opportunamente affermato dal Gran Khan nello stesso romanzo di Calvino: "Ammetti ciò che stai contrabbandando: stati d'animo, stati di grazia, elegie!"
Accanto a Concert of Sighs, ci sono due opere, Raven's Choice e Schlupfloch, che, nello stile altrettanto caratteristico di Horn, introducono una leggerezza sensuale, un senso dell'umorismo e persino un tono erotico, che evocano immagini di capelli che solleticano la nostra pelle e ci spingono a chiederci: da dove provengono veramente i sospiri?
Rebecca Horn compone una polifonia di sensi, un'esperienza viscerale e fisica che inaugura i nuovi spazi della Galerie Thomas Schulte.
03/09/24
Rebecca Horn a Monaco
CS
L'opera multimediale di Rebecca Horn (nata nel 1944 in Germania), che abbraccia sei decenni, affronta il tema dell'esistenza e la sfumatura dei confini tra natura e cultura, tecnologia e capitale biologico, umano e non umano. Che si descriva l'artista come un'inventrice, una regista, un'autrice, una compositrice o una poetessa, lei si vede prima di tutto come una coreografa. Horn descrive la sua pratica artistica come relazioni attentamente calcolate di spazio, luce, fisicità, suono e ritmo, che si uniscono per formare un insieme. Nelle sue opere performative, scultoree e cinematografiche, gli atti di diventare una macchina, diventare un animale o diventare la Terra presentano la vita come un'esistenza visibile, tangibile e udibile che può essere sperimentata attraverso il corpo.
La mostra "Rebecca Horn" ripercorre per la prima volta gli aspetti performativi, cioè coreografici, del lavoro dell'artista. Horn invoca ripetutamente il linguaggio della danza come mezzo e catalizzatore per il suo pensiero artistico. All'inizio, ha creato simboli visionari per l'interconnessione di corpi e tecnologia. Ha sviluppato questo tema dai suoi primi lavori su carta negli anni '60, attraverso le prime performance e i film degli anni '70, le sculture meccaniche degli anni '80 e le installazioni espansive degli anni '90, fino ai giorni nostri.
25/01/15
04/03/10
Rebecca Horn

Una delle più affascinanti scultrici tedesche, nota soprattutto per le sue opere in cui il corpo ha spesso incredibili estensioni. Sono opere che rappresentano il prolungamenti di parti dei suoi arti. Fra le più famosa c’è Einhorn (Unicorno, il titolo è anche un gioco di parole sul nome dell'artista), un vestito dotato di un lungo corno che si proietta in alto partendo dalla testa usata per delle performance, e Pencil Mask (Maschera di matite), una protesi da porre sul volto con diverse matite che ne fuoriescono, usata come body extension per interventi creativi.
Ma anche stupende sono le diverse “macchine” automatiche che ripetono gesti o azioni, spesso legate all’amore, che creano inquietudine e attimi di poetica emozione.
La Horn ha vissuto il disagio di essere tedesca dopo la seconda guerra mondiale, malessere per cui si rifugiò nell’arte come luogo di protezione. Dopo una serie di vicissitudini, dovute alla morte dei suoi genitori e a problemi di salute, la portarono ad isolarsi e a lavorare su oggetti che creassero distanza fra lei e il mondo circostante. Iniziò a produrre prolungamenti, protesi, meccanismi automatici, sculture, comunicando in tal modo la sua solitudine nel corpo e nel vivere.
Trovo il suo lavoro bello e poetico, nonostante spesso usi materiale freddi come il metallo, recentemente ho visto a Venezia alla Bevilacqua la Masa un suo lavoro dedicato a Pessoa, un sistema freddo e algido che genera nel gesto, una serie di riflessi affascinanti e lirici.
Rebecca Horn ha realizzato anche alcuni brevi film, il più recente è Buster's Bedroom del 1991, in cui recitano anche Donald Sutherland e Géraldine Chaplin, che ho visto anche a Venezia, non so come mai ma mi è parso alquanto comico.