Si è appena conclusa un’ennesima positiva edizione di ArtBasel e viene spontaneo domandarsi sei i collezionisti siano furbi o stupidi?
Intendo furbi se sanno vivere in modo piacevole l’esperienza fieristica e ne traggono il giusto godimento, stupidi se supinamente vi partecipano come prassi per poter “stare” in un sistema di significati a cui credono, ma senza averne reale interesse o forse capacità.
Questo si percepisce soprattutto quando gli “acquisti” risultano molto “noiosi”, vedi le tante repliche di opere artistiche che anche in una fiera di pregio si vedono in giro.
Perché, persone che vogliono fingersi intelligenti e capaci, acquistano opere-repliche, pagandole come privilegi, anziché cercare una via personale ed esclusiva, come dovrebbe essere la realtà dell’arte?
Perché anche nell’arte il gioco dei multipli è diventato prassi comuni in un universo dove l’unicità era la base del valore artistico?
Perché sempre più l’enfasi sul collezionismo e sinonimo di omologazione e non di originalità?
Perché il rapporto fra pezzo e qualità è spesso a scapito della qualità?
Interrogativi che trovano complesse risposte e che mettono in discussione il reale senso del sistema dell’arte stesso, che sempre di più erode il suo fulcro (la bellezza e l’unicità) a vantaggio di una finzione che sempre più ha il fiato corto.
Dopo pochi anni di euforico grande mercato del contemporaneo la realtà si sta già depauperando, le opere sembrano sempre più oggetti, questo è molto pericoloso, l’arte non è un solo oggetto fisico da consumare, ma una trasformazione di un pensiero/percorso, svuotarlo del suo senso è snaturare il valore stesso dell’arte.
Sicuramente si tornerà a una ricercata unicità, a un senso forte, che questo sia sempre meno nel mondo dell’arte sarà sempre più possibile, poiché questo mondo ne sta negando il suo senso.