Phofdo - photographic project
Uno degli aspetti più interessanti del sistema dell’arte italiana contemporanea è l’indifferenza che esiste all’interno della varietà e della pluralità.
Gli artisti si definiscono liberi, aperti ma poi si percepiscono vere e proprie caste chiuse di “artisti eletti” a cui viene dato credito e supporto mentre alla maggioranza del restante universo pare essere precluso ogni attenzione e sostegno. Anzi spesso gli ultimi vengo irrisi e sviliti dai primi, alla faccia dell’impegno e dei valori tanto professati poi in certe opere degli stessi artisti “eletti” ...
Ma finché sono i privati con i loro soldi (gli stessi che poi certi “eletti” guardano con una certa “diffidenza” essendo ovviamente impegnati in modaioli estremismi di impegno sociale, di comunità, di socialità che fa tanto artista progressita) può essere anche una “libera” selezione ma quando sono le strutture pubbliche (musei, spazi espositivi, luoghi di cultura…) ad agire spesso solo attraverso “strani” canali non accessibili a tutti, o almeno con una selezione chiara, lascia un poco più perplessi.
La stessa perplessità che sorge quando poi si nota che per certe enti privati (leggesi gallerie) gli artisti da loro proposti all’ente pubblico vengono accettati supinamente e spesso presentato come “lume e genio”, anche se poi alla maggioranza del pubblico rimangono ostici.
Interessante notare che spesso i dirigenti di questi istituti pubblici ovviamente sono nutriti da spirito educativo, libertario e aperto alla società civile …