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21/03/12
Alighiero Boetti alla Tate - Vate malgrado sé
Un buon successo di pubblico e generali consensi di critica sta ottenendo la mostra retrospettiva su Alighiero Boetti alla Tate Modern di Londra, che durerà fino al 27 Maggio. L’evento è stato realizzato in collaborazione con il Museo Reina Sofía di Madrid da dove la mostra proviene e col MoMa di New York dove proseguirà dopo la tappa londinese.
Le opere presentano un percorso con un’attenzione alle idee che lentamente tende a staticizzarsi in certe forme di ricerche periodiche. Avviato su strade sperimentali, ben espresse dalle prime due sale cronologiche, forse quelle anche più varie e interessanti. La mostra prosegue poi presentando per area tematica il suo operato così si percepisce che lentamente il suo lavoro si concentra sulla catalogazione e sulla ricerca di un ordine. Focalizzandosi sulla metodologie processuale a scapito della realizzazione che diventa quasi un’azione relazionale.
La mostra conferma una certa tenuta dell’artista che assunto in questi ultimi tempi a ruolo di nume, che forse non ha mai avuto, mantiene in alcune opere interessanti pregi che nell'esposizione possono sorgere, percorrendo e confrontando le sue opere in modo didattico.
Se nelle prime sale la varietà delle opere affascina e incuriosisce lentamente il succedersi delle opere proposte nelle sale tematiche rende il tutto più industrializzato e un poco annoiato, forse anche perché le varie sale presentano opere oramai note, esposte in molteplici eventi che le rendono un poco già viste. Ma è pur sempre piacevole scoprire un percorso così ricco di stimoli e anticipatore di alcuni trend che si stavano formando. Fra le sale più interessanti sicuramente quella delle mappe, dove è divertente vedere nel passare degli anni il cambiare delle bandiere e il variare delle proporzioni.
Interessante notare alcune coincidenze con la mostra su Kusama che si svolge sempre alla Tate in questo periodo. Due mostre molto diverse per percezione e idee ma che hanno alcuni punti in comune, le analogie cromatiche molto pop e l’interesse per la molteplicità, che inizia a prendere piede fra gli artisti di quel periodo, il formarsi di opere brand che diventano “marchio” di un artista e la sua massificazione.