La mostra, curata da Elena Volpato, si apre col lavoro di Luca Bertolo "GOOGLE+Search+Images+Refugees+Boats" che ci introduce attraverso l'universo della ricerca e della sua possibile "realtà". Proprio il mondo immateriale ci racconta un universo (di oggetti e significati) che non sempre è rappresentabile e anche le opere presenti si sviluppano in un gioco fra significato, forma, ipotesi e storie possibili o forse no...
Opere che hanno dinamiche e progettualità diverse, temi e riscontri multiformi ma che si possono unire in un gioco di supposte ipotesi speculative, ma anche per il semplice piacere delle loro forme, senza troppi problemi narrativi.
Per cui trovo suggestivo il lavoro di Diego Perrone che miscela un rapporto dinamico e cromaticamente intenso col particolare graffito che raccoglie le due teste in vetro che paiono scaglie del dragone sottostante. Si scivola poi lentamente attraverso una serie di opere che ci portano nella grande sala dove una serie di totem di Flavio Favelli ci attendono interrogandoci sulle strutture e sulle nuove percezioni come quelle che ci suggeriscono gli assemblaggi di Francesco Barocco che senza darci un titolo ci danno un'illusione d'identità alchemica e trasformazione.
Tante opere che lasciano al visitatore scoprirsi e ripensarsi e forse anche rigenerarsi come ci suggerisce l'opera "L'Arlecchino pescatore (after Birollo)" di Riccardo Baruzzi o "Via Saragozza 93" che ci accoglie con un'idea fra paesaggio e passaggio.