Con questa mostra Massimo De Carlo propone l’incontro tra otto artisti italiani in un’ottica intergenerazionale, con opere che vanno dagli anni Settanta fino ai nostri giorni. In un periodo in cui sta forzatamente emergendo un modo alternativo di interagire con il mondo e con l’arte, e di vivere il tempo e lo spazio, Come prima, meglio di prima esplora la possibilità di un tempo fluido, in cui passato e presente si incontrano e si confrontano per dare vita a una sintesi che possa suggerire una prospettiva. Il lavoro degli artisti in mostra accoglie questa possibilità.
La mostra si apre con le colonne in marmo e la registrazione audio di un tavolo in movimento di Massimo Bartolini. Nell’opera On the rock (2019), l’artista rielabora un tema ricorrente nella sua pratica, quello del paesaggio, che qui esce dalla tela e ne sfida i limiti convenzionali. Le vedute della pittura paesaggistica tradizionale sono ora sorrette dalla pietra, emblema dell’attesa, immobile e resistente, che da elemento della natura si fa scultura in bronzo.
Proseguendo, si incontrano le opere di Carla Accardi e Paola Pivi. Non è la prima volta che Massimo De Carlo propone un dialogo fra le due artiste: in occasione della doppia personale organizzata a Londra nel 2013, Paola Pivi disse ‘Carla Accardi è la mia guru’, affermazione che svela la sintonia che lega la Pivi all’artista siciliana. Al centro della sala si erge il Cilindro-Cono (2013) che, con la sua trasparenza tridimensionale, si fonde con leggerezza all’ambiente circostante, mentre alle pareti scintillano le cascate di perle di Paola Pivi.
La semplicità della scultura in gesso e acciaio dialoga con il ricco lavoro su carta di Marisa Merz. Unica esponente donna del movimento dell’Arte Povera, Marisa Merz si è imposta, a partire dagli anni Sessanta, per la sua poetica intima e mutevole, in cui materiali quotidiani e insoliti si mescolano per dare vita a forme organiche e metamorfiche.
Nella sua pratica, Gian Domenico Sozzi recupera oggetti frutto di incontri fortuiti e accidentali, su cui applica stratificazioni di pensiero che ne trasformano le identità. Le tre opere in mostra, dalla serie FATIMA (2020), nascono dall’apparizione inattesa di specchietti retrovisori, che vengono trasformati dalla mano dell’artista rivelando la casualità e il determinismo alla base del suo lavoro.
La mostra presenta anche una selezione di assemblaggi di Gianfranco Baruchello. Popolata da una moltitudine di piccole immagini, figure minuscole e segni linguistici, l’opera di Baruchello esplora i meccanismi della mente umana, le sue relazioni con lo spazio e le sue applicazioni in sistemi complessi come il linguaggio, l’anatomia, la natura, la società, la politica.
La tre tele di Pietro Roccasalva rivelano il profondo impegno dell’artista nello sfidare le potenzialità della pittura attraverso un vocabolario che mescola tecniche e riferimenti diversi, utilizzando lemmi della tradizione classica e riferimenti culturali colti. L’abilità pittorica dell’artista diventa un mezzo straordinario per connettere concetti e visioni, e resta l’elemento centrale di una poetica che combina linguaggi e pratiche differenti.
La mostra si chiude con una nuova serie di opere di Diego Perrone in cera e metallo, bassorilievi dipinti le cui forme nascono da soggetti rappresentati secondo prospettive inconsuete, rendendoli così appena riconoscibili. Su di essi l’artista sovrappone altri soggetti dal carattere più illustrativo che suggeriscono una sintesi pittorica, oltre a intensificare l'effetto traslucido della cera.
La mostra Come prima, meglio di prima è arricchita da contenuti originali creati dagli artisti in mostra, fruibili attraverso la pagina Instagram della galleria @massimodecarlogallery.