Si
è inaugurata da poco nel nuovissimo museo del Qatar una grande mostra sull’arti-star
Takashi Murakami. L’evento curato dall’italiano Massimiliano Gioni è parte di
un grande rinnovamento, che questo piccolo, ma ricchissimo regno, sta
sviluppando nel tentativo di promuoversi come realtà di interesse
internazionale.
Effettivamente
in questi ultimi anni i ricchi petrolieri arabi non sanno più come spendere la
mole di denaro che ogni giorno arriva in cambio dei loro giacimenti di
materiale combustibile.
A
volte i progetti hanno successo e a volte prendono percorsi più tortuosi come ad
esempio l’iniziativa immobiliare di Dubai, che dopo un favoloso decollo pare
essersi arenata. Un poco per la grande crisi un poco per la location desertica,
che sicuramente non è proprio un luogo felice dove vivere quotidianamente.
Altri
stati arabi hanno forse intrapreso una via più sensata come il minuscolo e
florido regno del Qatar che nel rinnovo del proprio polo museale si propone
come un luogo di piacere e cultura.
Per
cui dopo l’apertura del recente museo di arte islamica, progettato dal giapponese
I.M.Pei, mentre si stanno concludendo i lavori per il Museo Nazionale del Qatar
dell’archistar francese Jean Nouvel.
Nel
nuovo museo sono state raccolte quasi 800 opere che coprono 1,300 anni di
storia, con materiali di differenti fatture (ceramiche, tessuti, manoscritti)
provenienti da tutti paesi toccati dalla cultura islamica.
Ma
fiore all’occhiello di questa strategie sono le grandi mostre dei soliti nomi di
artistart spalmanti in una nuova duplicazioni espositiva. Che sempre più paiono
tediose e prive di senso, tanto più in questo minuscolo angolo del mondo. Ma
pare che non se ne possa fare a meno di questo gioco alla ripetizione, i media
e forse il pubblico sono oramai sempre più compulsivi e noiosi.