Riflettendo sulla scrittrice Christine de Pizan, con attenzione sul libro "La città delle dame", edito nel 1405 l'artista, presso la galleria Alfonso Artiaco, ha elaborato un'esposizione emozionale che affronta lo spirito di libertà.
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La mostra nasce da un attento studio compiuto da diversi anni sulla figura della scrittrice Christine de Pizan e in particolar modo sul testo La città delle dame, edito nel 1405. L'autrice mentre era assorta nel suo studio, racconta di aver avuto una visione, le apparvero tre dame, Ragione, Rettitudine e Giustizia, per incoraggiarla a costruire una città di libertà, aperta ad ospitare donne virtuose e nobili d’animo. Partendo dalla fascinazione del testo, la mostra delinea il principio di un luogo altro, una città energetica in cui scoprire un desiderio primordiale per la vita. Un’attrazione dinamica che, traendo forza dalle antenate, diventa motore di azione per un possibile futuro. Uno spazio in cui risuona la forza dell’espressione dell’animo umano ed emerge la brama di entrare in contatto con il mondo naturale, per ritrovare l’istinto elementale.
Ad aprire la mostra un wall painting di una grande nebulosa che pervade lo spazio. Tra le evanescenze, emerge l’opera Conversazione cosmica, una miniatura che rappresenta la scrittrice Christine de Pizan intenta nei suoi studi, nella quale l'artista inserisce una nebulosa mediante un intervento pittorico. Elemento primordiale della nascita di una stella, diventa metafora generativa della creazione, prova della connessione con il tutto. In relazione, la scultura di un corallo in ottone, si trasforma simbolicamente in un cannocchiale a più punti di vista. Considerato storicamente amuleto protettore, diventa un invito ad avere uno sguardo molteplice sul mondo.
Nella seconda stanza, in Pioggia primordiale, l’artista immagina lo scenario fantastico di una tempesta di stelle, che fertilizza e dona carica positiva a questo luogo immaginifico. Un evento epifanico, in cui la terra si carica di energia cosmica da coltivare, mangiare e procreare l'inizio di una nuova vita. Questo processo viene rappresentato dai tre disegni posizionati nella stanza centrale. In relazione a questa osmosi energetica, sono installate nello spazio delle pietre rilucenti, ognuna delle quali, oltre ad essere la base fondante di costruzione della città, incarna lo spirito e la storia di una donna del passato. A rappresentare l'epicentro della città, l'artista raffigura delle radici di fuoco, una carica viscerale terrena che si ramifica nello spazio e nel tempo.
A seguire è rappresentato un faro, custode del sole e della sua luce radiante. La mostra continua con il lavoro Strumento di misurazione, una foglia di aloe realizzata in ottone, le cui spine, attraverso l’incisione di tacche millimetrali, diventano punti di misurazione. L’aloe, scelta per le sue connaturate proprietà benefiche, diventa la base di un nuovo sistema metrico per la costruzione di una comunità futura, incentrato sulla cura.
Ad avvolgere la scultura ci sono una serie di disegni del ciclo Siamo il passato oscuro del mondo, in cui si manifesta in chiave poetica, l’ibridazione tra essere umano ed elementi naturali. Nell’ultima sala, sospesa a parete, è installata l’opera Specchio. Una pietra di ossidiana utilizzata sin dai primordi per riflettersi, diventa elemento di esplorazione interna verso se stessi. Un atto di analisi che ci riconduce all’origine, nella profondità propulsatrice della creazione.