I Am Hymns of the New Temples è il titolo della mostra di Wael Shawky alla Galleria Lia Rumma di Milano.
Esso è tratto dalla sua nuova opera filmica presentata in anteprima internazionale il 12 maggio 2023 al Teatro Piccolo “Odeion” del Parco Archelogico di Pompei.nel contesto del programma Pompeii Commitment. Materie archeologiche, co-ideato da Massimo Osanna e Andrea Viliani, che ha curato la produzione dell’opera filmica. L’installazione di Wael Shawky, che si sviluppa sui tre piani della galleria, ruota attorno alla proiezione del film I Am Hymns of the New Temples, girato nell’estate del 2022 tra le rovine di Pompei. L’antica città sepolta dalla cenere dell’eruzione del Vesuvio e poi riportata alla luce molti secoli dopo, è per Shawky un luogo simbolo di morte e rinascita di miti e riti, custode millenaria di una stratificazione di diverse culture che si richiamano le une con le altre e rivelatrice di come i molteplici resoconti della storia siano stati diversamente concepiti, registrati e diffusi nel corso del tempo al di qua e al di là delle sponde del Mediterraneo.
Nel film l’area archeologica di Pompei è come un teatro della memoria a cielo aperto, dove i suoi templi dedicati alla religione greco-romana convivono con quelli delle divinità egizie. Attraverso la ripetizione e la ri-narrazione poetica di racconti e storie mitiche sull’origine dell’universo e la nascita delle divinità della Terra, Shawky intreccia favola, realtà e finzione. Più tradizioni teogoniche si sono avvicendate nel mondo antico e l’artista affida ad un gruppo di performer che indossano maschere in ceramica e cartapesta, che si rifanno a quelle della commedia greca ma anche a quella popolare delle fabulae atellanae, il compito di riproporle, dando un volto a miti che una volta divennero credenze, per poi ridurli ancora una volta a finzione fantastica. Come la maschera trasforma chi la indossa in qualcun altro, così il culto e i riti misterici si trasformano a seconda di chi se ne appropria. In una sorta di danza misterica le figure di dei e dee, uomini e donne, insieme con animali, ripetono il lento e conflittuale processo attraverso cui il mondo ha cercato di trovare un suo equilibrio, tra guerre, conflitti e catastrofi naturali, in uno schema che si ripropone all’infinito, ieri come oggi, in un ciclo continuo di morte e rinascita dell’umanità.
Un racconto per immagini che dallo schermo prende corpo e forma nelle altre sale della galleria, altro teatro ideale di nuovi resti e reperti realizzati dall’artista e custoditi in grandi teche di vetro coperte di sabbia. Sono maschere-sculture in vetro e ceramica, anfore antropomorfe, alle quali si aggiungono bassorilievi, dipinti e disegni che ri-creano un’ambientazione mistica e profetica, che gioca ancora una volta a rimescolare i riferimenti storici, mitologici e letterari con cui l’artista ha immaginato la sua nuova storia del mondo. Shawky considera la tela come “uno spazio dove le finzioni diventano realtà” e su cui amplificare favolisticamente i regni del divino e terreno, invitando lo spettatore di oggi a navigare in una sorta di immaginaria epopea costellata da verità, miti e stereotipi, al di là di uno spazio e tempo definiti.
L’opera filmica è stata commissionata dal Parco Archeologico di Pompei, nel contesto di Pompeii Commitment. Archeological Matters.
Vincitrice dell’avviso pubblico PAC 2020 - Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea e Ministero della Cultura.
Opere in vetro realizzate da Berengo Studio, Venezia.
Opere in ceramica realizzate da Istituto Caselli Real Fabbrica di Capodimonte.
Tessuti forniti da Dedar.