La sede milanese della galleria Vistamare ospita la mostra di Mara Loboda che prende spunto dall’interesse per il “falso” inteso nella forma di eleganti finte finiture e dell’imitazione. Loboda ha realizzato sette nuove sculture e una serie di pitture murali correlate, con cui esplora il concetto di imitazione.
Loboda trasforma lo spazio, creando un giardino contorto e pieno di ambiguità, fatto di sculture e pitture murali. In questo giardino non si distingue quello che è reale da quello che è finto, quello che è pericoloso da quello che è allettante.
Nel giardino di Loboda, gli alberi sono fatti di legno pietrificato e gli orecchini ad essi incastonati, sembrano reperti provenienti dalle antiche tombe rinvenute dal profondo della terra. La loro fattura si ispira a quelle dei gioielli di Chanel e Bottega Veneta degli anni 80’. Lo spirito sofisticato ed elegante della città di Milano, con la sua attenzione all’antico e agli ornamenti, sembra aver influenzato l’artista in una sorta di giocosa previsione sul destino degli accessori del lusso tra migliaia di anni, come reperti fossili. Le opere in mostra si rivelano caratterizzate per la loro manifattura, un aspetto interessante per l’artista, che cerca di nobilitare materiali poveri e semplici a uno stato superiore. Nascosti dietro i rami ben curati degli “espaliers”, appaiono i nomi di armi antiche e moderne, come sinistre minacce alla quiete del giardino.
Sparse lungo le pareti della galleria, una serie di perle preziose, probabilmente strappate dal collo di qualcuno, sembrano alludere a una strana scena del crimine, un mistero.
Maria Loboda crea installazioni e sculture che indagano i codici culturali e la grammatica di materiali e oggetti. La ricerca dell’artista ha radici nei campi della poesia e della storia e stabilisce, pertanto un parallelismo tra linguaggio e materialità. Loboda smantella e riorganizza oggetti trovati e simboli e la sua è diventata una voce inconfondibile nel contesto di quella che potrebbe definirsi l’archeologia del contemporaneo.
L’ampia attività espositiva di Maria Loboda (1979, Cracow, Polonia) comprende la 58a Biennale di Venezia (2019), la Biennale di Taipei (2014) e documenta 13 (2012). Tra le mostre personali: Senckenberg Museum for Natural History, Francoforte (2023), Schirn Kunsthalle, Francoforte sul Meno (2018/19), Ujazdowski Castle Centre for Contemporary Art, Varsavia (2019), Kunsthalle Basel (2017), Institut d’art contemporain, Villeurbanne (2017), The Power Plant, Toronto (2016) e Palais de Tokyo, Parigi (2012). È la prima beneficiaria della borsa di studio Otilie Röderstein del Ministero dell’Istruzione dell’Assia nel 2022. Loboda vive e lavora a Cracovia e Berlino. Nel 2023 terrà una presentazione personale allo Steirischer Herbst festival di Graz.