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08/06/23

Pini Art Prize prima edizione

 

La prima edizione del Pini Art Prize è online, essendo in fase di restauro gli storici spazi di Corso Garibaldi 2, per cui è stata allestita negli spazi al primo piano e documentata digitalmente. 

 Durante la serata le tre artiste finaliste, Ambra Castagnetti (Genova, 1993), Gaia De Megni (Santa Maria Ligure, 1993), Eleonora Luccarini (Bologna, 1993), vincitrici ex aequo, hanno ricevuto il premio in denaro di 10.000 euro. 

Il PINI ART PRIZE, istituito dalla Fondazione Adolfo Pini, è dedicato agli artisti under 35 italiani o stranieri domiciliati in Italia. Il premio, su invito, è aperto ad ogni forma di espressione artistica legata all’arte contemporanea, e si pone l’obbiettivo di dare un contributo alla promozione e alla valorizzazione dell’arte emergente in Italia.

La landing page si propone di far vivere, a tutti gli utenti del web, la mostra del PINI ART PIZE. Attraverso una raccolta dettagliata di materiali documentativi, la Fondazione Adolfo Pini pubblica i progetti delle artiste vincitrici ex aequo della 1° edizione. I lavori, presentati per la sola giornata del 25 maggio 2023, all’interno degli spazi in divenire di corso Garibaldi 2, sono da oggi disponibili online.



Ambra Castagnetti. La sua pratica si esprime principalmente attraverso la scultura e l’installazione performativa, le cui qualità metamorfiche e il discorso interspecie portano a processi di ibridazione e compostaggio. Il suo lavoro si sviluppa parallelamente alla decostruzione e alla ricostruzione dell’identità attraverso il vissuto del corpo, il dolore e la sofferenza della trasformazione. 



Gaia De Megni. L’artista realizza progetti con differenti media come scultura, video e performance. Il suo lavoro analizza le possibilità di un’immagine, attraverso la frantumazione dell’immaginario occidentale e le sue rappresentazioni, guardando prevalentemente alle immagini in movimento (l’archivio cinematico e digitale), nel tentativo di ritrovarne matrici individuali e collettive.



Eleonora Luccarini. La sua ricerca è interdisciplinare, sistemica e incentrata sulle potenzialità performative del linguaggio. Queste vengono esplorate attraverso l’uso di finzione e pratiche di storytelling, mantenendo una sensibilità queer femminista. Il processo creativo è mediato dalla presenza di un alter ego, utilizzato per generare continue intersezioni tra parola e immagine attraverso diversi media.