Nel ricco programma di mostre del Mart di Rovereto vi segnalo la mostra "Realismo magico" dedicata a un periodo artistico che è sempre stato sottovalutato, ma che ho sempre amato tantissimo, per cui fa piacere sapere che poi sarà spostata a Helsinki e Essen.
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rima tappa dell’esposizione che approderà nel 2018 all’Ateneum Art Museum di Helsinki e al Folkwang Museum di Essen, la grande mostra della stagione invernale del Mart ripercorre le vicende del Realismo Magico in Italia attraverso una selezione di capolavori pittorici provenienti da importanti collezioni pubbliche e private.
Coniata dal critico Franz Roh in un celebre saggio dedicato alla pittura contemporanea (1925), la definizione Realismo Magico descrive una stagione artistica internazionale che ha conosciuto la sua fase più creativa e originale tra gli anni Venti e gli anni Trenta del Novecento. Si tratta di un periodo successivo alle vicende delle Avanguardie storiche, segnato dal recupero della tradizione pittorica e scultorea.
La rappresentazione oggettiva che il termine “realismo” evidenzia si accompagna, in questa espressione, a un aggettivo che evoca le atmosfere sospese e surreali caratteristiche di questa corrente. La realtà è infatti punto di partenza di una trasfigurazione che passa attraverso l’immaginazione e la meraviglia, messa in atto da un gruppo di artisti tra cui spiccano Cagnaccio di San Pietro, Felice Casorati, Antonio Donghi, Achille Funi, Carlo Levi e Ubaldo Oppi.
Accanto agli interpreti più noti operano alcuni artisti attivi nelle realtà più locali dell’arte veneziana, triestina, torinese e romana, a conferma della trasversalità di temi e stili su cui converge l'esperienza pittorica italiana di quei decenni. Tra questi Mario e Edita Broglio, Leonor Fini, Arturo Nathan, Carlo Sbisà, Gregorio Sciltian, Carlo Socrate e Cesare Sofianopulo.
Il percorso espositivo, che indaga la complessità delle fonti di ispirazione e le diverse declinazioni di ambito italiano, fa luce sulle novità interpretative che il Realismo Magico mette in campo rispetto ad alcuni generi della tradizione pittorica. È questo, infatti, il primo progetto realizzato dopo l’importante antologica curata da Maurizio Fagiolo dell’Arco, tenutasi tra il 1988 e il 1989 alla Galleria dello Scudo di Verona.