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17/01/14

Riflessi rivoluzionari - Alfredo Jaar alla Fondazione Merz di Torino


Da non mancare assolutamente il progetto espositivo che Alfredo Jaar ha ideato per la Fondazione Merz. Un’esperienza sensoriale forte sia fisicamente, sia culturalmente.


Tutto lo spazio della fondazione è invaso da rottami di vetro, un mare di riflessi cristallini che giocano con la forte sensazione di pericolo e disagio. Camminandovi sopra si produce un fastidioso suono di cocci che in parte ferisco e in parte subiscono una frammentazione. Si giunge nel cammino davanti a una grande scritta al neon che riporta la frase “Abbiamo amato tanto la rivoluzione” che nei cocci diventa puro riflesso astratto.


Approccio simile per la stanza vicina in cui in un gioco di riflessi Alfredo Jaar rielabora una scritta al neon di Merz.
Nello spazio laterale le pareti sono ricoperte di una combine fra opere d’artista e lavori di altri quali Mario Merz, Alighiero Boetti, Luis Camnitzer, Valie Export, Hans Haacke, On Kawara, Yves Klein, Joseph Kosuth, Piero Manzoni, Fabio Mauri, Cildo Meireles, Yoko Ono, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Gerhard Richter, Nancy Spero e Lawrence Weiner.


Negli spazi inferiori c’è una sezione del progetto One Torino, strutturato in diverse sedi della città sabauda ideato come prolungamento espositivo di Artissima. Questa mostra è stata ideata dalla curatrice Julieta Gonzalez che propone un approccio molto costruttivista del fare artistico. Fra le luci dei Superflex e il progetto di Falke Pisano, un modo di vedere lo spazio domestico ricco di sorprese e spinte fra l’artistico e il pratico vivere.