Da non mancare
assolutamente il progetto espositivo che Alfredo Jaar ha ideato per la Fondazione Merz. Un’esperienza sensoriale forte sia fisicamente, sia
culturalmente.
Tutto lo spazio
della fondazione è invaso da rottami di vetro, un mare di riflessi cristallini
che giocano con la forte sensazione di pericolo e disagio. Camminandovi sopra
si produce un fastidioso suono di cocci che in parte ferisco e in parte
subiscono una frammentazione. Si giunge nel cammino davanti a una grande
scritta al neon che riporta la frase “Abbiamo amato tanto la
rivoluzione” che nei cocci diventa puro riflesso astratto.
Approccio simile
per la stanza vicina in cui in un gioco di riflessi Alfredo Jaar rielabora una
scritta al neon di Merz.
Nello spazio
laterale le pareti sono ricoperte di una combine fra opere d’artista e lavori
di altri quali Mario Merz, Alighiero Boetti, Luis Camnitzer, Valie Export, Hans
Haacke, On Kawara, Yves Klein, Joseph Kosuth, Piero Manzoni, Fabio Mauri, Cildo
Meireles, Yoko Ono, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Gerhard Richter,
Nancy Spero e Lawrence Weiner.
Negli spazi
inferiori c’è una sezione del progetto One Torino, strutturato in diverse
sedi della città sabauda ideato come prolungamento espositivo
di Artissima. Questa mostra è stata ideata dalla curatrice Julieta
Gonzalez che propone un approccio molto costruttivista del fare artistico.
Fra le luci dei Superflex e il progetto di Falke Pisano, un modo di vedere lo
spazio domestico ricco di sorprese e spinte fra l’artistico e il pratico
vivere.