Sta per concludersi alla galleria Pace di Ginevra la mostra colletiva Inner Cosmos, Outer Universe , che presenta opere provenienti da tutto il programma internazionale della galleria di artisti che condividono la fascinazione per lo spazio, dalle altezze cosmologiche alle basi molecolari del sé.
Propongono oltre ottant'anni di produzione artistica, le opere di Inner Cosmos, Outer Universe comprendono un'ampia gamma di risposte artistiche all'immaginazione celeste nel secolo scorso, sia letteralmente che metaforicamente. Ricordando le cromature lucide e le superfici eleganti del design dell'era spaziale, la mostra includerà sculture di Alexander Calder, Jeff Koons, Alicja Kwade e Leo Villareal. Eruzioni cromatiche si susseguono attraverso le opere di Latifa Echakhch, Sonia Gomes, Hermann Nitsch, Richard Pousette-Dart e Lucas Samaras, suggerendo nebulose che rifrangono spettri di colore maculato. Altri riferimenti più obliqui al cosmo ricorrono nelle opere di Tara Donovan, Torkwase Dyson, Adolph Gottlieb, Matthew Day Jackson, Robert Longo, Robert Rauschenberg, Arlene Shechet, Kiki Smith e Mika Tajima, che saranno presenti nella mostra.
Propongono oltre ottant'anni di produzione artistica, le opere di Inner Cosmos, Outer Universe comprendono un'ampia gamma di risposte artistiche all'immaginazione celeste nel secolo scorso, sia letteralmente che metaforicamente. Ricordando le cromature lucide e le superfici eleganti del design dell'era spaziale, la mostra includerà sculture di Alexander Calder, Jeff Koons, Alicja Kwade e Leo Villareal. Eruzioni cromatiche si susseguono attraverso le opere di Latifa Echakhch, Sonia Gomes, Hermann Nitsch, Richard Pousette-Dart e Lucas Samaras, suggerendo nebulose che rifrangono spettri di colore maculato. Altri riferimenti più obliqui al cosmo ricorrono nelle opere di Tara Donovan, Torkwase Dyson, Adolph Gottlieb, Matthew Day Jackson, Robert Longo, Robert Rauschenberg, Arlene Shechet, Kiki Smith e Mika Tajima, che saranno presenti nella mostra.
Molte delle opere di Inner Cosmos, Outer Universe sono accomunate dal motivo formale del cerchio. Questa semplice forma geometrica, che può essere trovata raffigurata nell'arte visiva di siti preistorici in tutto il mondo, indica comunemente la natura infinita e ciclica dell'esistenza. Tuttavia figura anche nelle rappresentazioni pittoriche di elementi basilari invisibili all’occhio umano: le molecole, ad esempio, e gli atomi che le formano sono tipicamente rappresentati come ammassi sferici.
Space Continuum, Parte II (1989) di Richard Pousette-Dart , presentato in mostra, è composto da campi di caratteristici segni puntinisti dell'artista che si fondono in disposizioni caleidoscopiche di spirali e forme che suggeriscono ammassi stellari, allo stesso tempo atomici e celesti. I cerchi monocromatici riaffiorano nelle opere di Adolph Gottlieb, in Untitled (1966), e di Robert Longo, in Untitled (After Malevich, Circle – 1915) (2008), sottolineando l'importanza della forma del cerchio nella storia del pittorialismo modernista. Nel frattempo, la tela circolare di (Bird and Lava #03) (2021) di Torkwase Dyson – la cui geometria interna si riferisce agli scafi delle navi che trasportavano popoli schiavi attraverso l’Oceano Atlantico – propone la possibilità che utopie di liberazione possano emergere da nuove formulazioni di spazio, forma e geometria.
Le opere scultoree in Inner Cosmos, Outer Universe collegano l'effervescenza del celeste con la solidità della geologia. In Standing Stars II (2013) di Kiki Smith, le stelle a sette e nove punte esplodono verso il cielo da una base di bronzo. Sungrazer I (2018), sempre di Smith, raffigura una stella cadente nei toni della terra, con singoli steli di grano proiettati sulla sua superficie come se emergessero dal terreno stesso. Le aperture nel Pranayama (Monolith, K, Rose Quartz) (2023) di Mika Tajima, determinate applicando la logica dell'agopuntura alla scultura, creano canali nel materiale piezoelettrico che suggeriscono la pratica spirituale di "aprire" il corpo ai flussi di energia e respiro . Queste opere, pur sostanziali nella loro presenza fisica, subiscono trasformazioni sia materiali che concettuali per mano dell'artista, invitando alla contemplazione sull'interazione tra materialità ed effimero.
Gazing Ball (Bottlerack) (2016) di Jeff Koons invita gli spettatori ad abitare le profondità contemplative della riflessione, meditando sul proprio posto all'interno della distesa cosmica e, così facendo, diventando parte dell'opera d'arte stessa. In un'apparente inversione della Gazing Ball di Koons, una sfera azzurra cucita pende dall'apice di Nebulosa 1 (2022) di Sonia Gomes. La scultura di Gomes incorpora tessuti e motivi familiari - plaid a scacchi, pois, centrini di pizzo - ma emana una qualità organica ed eterea. Le appendici in tensione, sporgenti dal nucleo dell'opera, evocano una pulsazione interna che trascende la comprensione umana, collocando l'opera in un regno intuitivo oltre il ragionamento ordinario.