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30/11/23

Getty Prize a Mark Bradford

Per gentile concessione dell'artista e Hauser & Wirth -  Foto: Sean Shim-Boyle
 
Il J. Paul Getty Trust ha annunciato oggi di aver nominato l'artista di Los Angeles Mark Bradford come destinatario del suo annuale Getty Prize , la più alta onorificenza dell'istituzione.

Istituito nel 2013 e precedentemente noto come “Medaglia Getty”, il premio riconosce i leader nei campi culturali il cui lavoro espande la comprensione umana e l’apprezzamento delle arti e della cultura. A partire da quest'anno, il premio andrà a una singola persona che potrà poi riconoscere il lavoro di un'organizzazione no-profit di sua scelta con una sovvenzione di 500.000 dollari da Getty.

“Siamo entusiasti che il Premio Getty ora riconosca non solo i risultati personali e i contributi al settore culturale, ma sosterrà anche attivamente il lavoro di altre organizzazioni no-profit che lavorano nel settore fornendo al vincitore l’opportunità di pagarlo. avanti”, afferma Katherine E. Fleming, presidente e amministratore delegato del J. Paul Getty Trust. "Mark Bradford è un artista eccezionale il cui lavoro stimolante spesso fa luce su questioni sociali e ha affascinato il pubblico nella sua città natale di Los Angeles e ben oltre."

Nelle prossime settimane, Mark Bradford selezionerà un'organizzazione no-profit da premiare. Sia lui che l'organizzazione prescelta saranno celebrati durante la cena annuale del Getty Prize il 13 maggio 2024, al Getty Center di Los Angeles. Le candidature vengono esaminate e i vincitori determinati dal Consiglio di amministrazione del Getty Trust.

"Sono profondamente onorato di essere tra gli illustri destinatari del Getty Prize e sono grato per l'opportunità di offrire un sostegno così generoso a un'organizzazione no-profit di mia scelta", afferma Mark Bradford.

Mark Bradford è un artista contemporaneo noto soprattutto per i suoi dipinti astratti su larga scala creati con la carta. Caratterizzato dalla sua complessità formale, materiale e concettuale stratificata, il suo lavoro esplora strutture sociali e politiche che oggettivano le comunità emarginate e i corpi delle popolazioni vulnerabili. Dopo aver accumulato strati di vari tipi di carta sulla tela, Bradford ne scava le superfici utilizzando strumenti elettrici per esplorare le connessioni tra strutture economiche e sociali che definiscono i soggetti contemporanei. La sua opera comprende pittura, scultura, video, fotografia, incisione e altri mezzi. Oltre alla pratica in studio, Bradford si impegna in progetti sociali insieme a mostre del suo lavoro che portano idee contemporanee fuori dalle mura degli spazi espositivi e in comunità con accesso ed esposizione limitati all'arte.

Bradford ha conseguito il BFA presso il California Institute of the Arts (CalArts) nel 1995 e il suo MFA presso CalArts nel 1997. Da allora ha esposto in numerose mostre a livello internazionale e ha ricevuto numerosi premi. Recenti mostre personali hanno avuto luogo al Museo Serralves di Arte Contemporanea, Porto; il Museo d'Arte Moderna di Fort Worth; il Museo Hirshhorn e il Giardino delle Sculture, Washington DC; e il Museo Long West Bund, Shanghai.

Tra i precedenti vincitori del Getty Prize figurano Harold M. Williams e Nancy Englander, che sono stati riconosciuti per la loro leadership nella creazione del Getty così come esiste oggi, insieme a Frank Gehry, Ellsworth Kelly, Ed Ruscha, Agnes Gund, Yo-Yo Ma, Kwame Anthony Appiah, Richard Serra e altro ancora. 

Monica Romstein e Annika Ström per la 5 residenza Palmieri


 

Da diversi tempo Paolo Palmieri e Maria Antonietta Collu condividono la loro passione per l'arte contemporanea con l'iniziativa “Appuntamento con l’Artista”, un progetto di residenza per gli spazi di Palmieri Contemporary a Celle Ligure. 

Un angolo di serenità dove potersi immergere nelle ricerche artistiche indipendenti e libere, nella piacevolezza della costa ligure.  Domani inaugurano un nuova tappa con le artiste Monica Romstein e Annika Ström.



CS

Dal 1 dicembre 2023 al 29 marzo 2024 torna la mostra frutto di “Appuntamento con l’Artista”, il progetto di residenza ideato da Paolo Palmieri e Maria Antonietta Collu per gli spazi di Palmieri Contemporary. Un appuntamento vissuto come un'opportunità, risultato di una scelta appassionata e coraggiosa «Una piccola finestra sul mondo dell'arte contemporanea in un piccolo comune, Celle Ligure, lontano centinaia di chilometri dagli scintillanti ritrovi dell'arte» afferma Maria Antonietta Collu.

La conclusione di questa nuova esperienza diventerà, come è accaduto nelle precedenti edizioni, anche una pubblicazione (Vanillaedizioni) che raccoglie le conversazioni, tra tutte le figure coinvolte nel progetto, curate da Francesca Di Giorgio e una selezione di scatti realizzati da Marcello Campora. 
Per la quinta edizione di “Appuntamento con l’Artista” sono state invitate Monica Romstein e Annika Ström, due artiste appartenenti alla stessa generazione ma con percorsi totalmente diversi. Anche il contatto con Paolo Palmieri e Maria Antonietta Collu – che ha portato le artiste a lavorare, dallo scorso ottobre, nell'abitazione dei due collezionisti italiani, a stretto contatto con la routine familiare di casa Palmieri – ha una genesi differente. 

«Ho conosciuto Monika Romstein attraverso instagram», racconta Paolo Palmieri «Del suo lavoro mi piacciono le situazioni assurde che rappresenta attraverso pennellate incerte dai colori acidi come il giallo e il verde accostati al viola. Le opere di Monika mi ricordano le atmosfere decadenti dei simbolisti come Odilon Redon o Edvard Munch in L’artista e la sua modella (1919-21) o in Gelosia (1907) oppure di Francisco Goya in Saturno che divora i suoi figli (1821-1823)».

L'incontro con Annika Ström, invece, avviene circa vent'anni fa quando Palmieri conosce l'artista ad una sua mostra personale, dal titolo I am in love/ all my dreams..., nel 2004, alla Galleria Sonia Rosso di Torino e ne acquista, poi, un lavoro nel 2008, excuse I’m sorry, una grande scritta su tela in linea con la sua collezione e che si ricollega strettamente ai lavori prodotti dalla Ström durante la sua residenza da Palmieri Contemporary. La serie di scritte colorate, tutte con il medesimo font, spesso ironiche e stranianti, campeggiano su grandi fogli di carta e tele come se in attesa di essere lette ad alta voce, ponendosi a volte come indizi per la ricerca di qualcosa, ma cosa? “here maybe” - “up here somewhere” (2023). 

Se la pittura, quindi, è un terreno comune ad entrambe le artiste per Annika Ström l'utilizzo del medium si fa strumentale al messaggio di cui anche le opere testuali tradiscono l'approccio multidisciplinare di una ricerca che attraversa supporti e media sempre diversi. 

Il discorso attorno alla pittura si fa, invece, centrale nella ricerca di Monika Romstein che, durante i mesi di residenza da Palmieri Contemporary, approfondisce soprattutto la tecnica ad acquarello, producendo una serie di lavori che si lasciano contaminare dalla vita e dalla realtà del luogo trasportandole dentro ad una visione onirica.

Sono “topografie psico-emotive”, come le definisce l'artista stessa. Pitture complici della realtà ma allo stesso lontanissime da essa.

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Monika Romstein (Saarlouis, 1962), vive e lavora a Francoforte sul Meno (Germania).
Romstein lavora principalmente nel campo della pittura, ma produce anche sculture, installazioni, disegni e collage. L’artista ha studiato presso l’Università Statale di Belle Arti (Städelschule) di Francoforte sul Meno con Christa Näher, e al Duncan del Jordanstone College of Art and Design di Dundee/Scozia. 
Ha conseguito il Master of Fine Arts nel 1998 presso il Duncan of Jordanstone College of Art and Design (Università di Dundee) a Dundee, in Scozia. Nel 1990 ha completato i suoi studi artistici e cinematografici presso l’Università Johann Wolfgang Goethe di Francoforte con un Magister Artium. Nel 1993 Monika Romstein ha ottenuto la borsa di studio internazionale DAAD presso l’Università delle Arti Applicate di Vienna, nel 2009 la borsa di studio Moldaus del Ministero delle Scienze e delle Arti dell’Assia e nel 2014 la borsa di studio Artist-inResidence della città di Francoforte a.M. Il suo lavoro è stato presentato in numerose istituzioni e gallerie a livello internazionale tra Berlino, Francoforte,  Saarbrücken, Glasgow, Edimburgo e Vienna. https://monikaromstein.de/


Annika Ström (Helsingborg, Svezia, 1964). Ha studiato alla Royal Academy of Fine arts di Copenhagen dal 1991 al 1997. Ha vissuto a Berlino dal 1993 al 2000 e dal 2001 al 2005. Ha tenuto una residenza per il Premio Delfina a Londra, dal 1999 al 2000, che l'ha fatta tornare nel Regno Unito nel 2005 dove ha vissuto, tra Hove e Londra, fino al 2021.
Da dicembre 2021 vive nella cittadina di Selva, nel centro di Maiorca (Spagna), dove ha il suo studio. Il suo lavoro spazia dal film alla performance, da testi a colonne sonore, da dipinti a commissioni pubbliche. Ha diretto due cortometraggi e scritto un lungometraggio. Durante il lockdown, del 2021 a Londra, ha realizzato “Hundred Painting Project”: 100 quadri su carta 153x122 cm pubblicati su Instagram e nella recente monografia “One hundred Titles for one hundred paintings” (2023). Ha pubblicato, inoltre alcuni libri con l'editore francese onestar press con sede a Parigi.
Da Palmieri Contemporary, per la quinta edizione di “Appuntamento con l'artista”, l'artista torna a lavorare con frasi testuali che entro nella sua ricerca sin dal 2000 Ström. Nel 2014 la Swedish Art Agency le ha commissionato 10 lavori testuali per l’ampiamento dell’edificio del LUX, il Dipartimento Umanistico della Lund University. Sul tetto dell’edificio è riportato il testo di dieci metri in metallo come installazione permanente: "men vänta nu" (letteralmente “ora aspetta” ma traducibile come “resisti” / “tieni duro”).  www.annikastrom.net


Palmieri Contemporary nasce dall’esperienza nell’ambito dell’arte contemporanea di Paolo Palmieri collezionista dal 1998 di lavori di artisti come Georgina Starr, Susan Philipsz, Takashi Murakami, Jeppe Hein,  Thomas Saraceno, Jonathan Monk, Ceal Floyer, Koo Jeon-A, Richard Whentworth e David Shrigley. 
Nel 2005 Paolo Palmieri è tra i promotori del Pink Rabbit - un’opera monumentale di land art dei Gelitin - installato nella stazione sciistica di Artesina di cui il collezionista è Amministratore Delegato. “Appuntamento con l’Artista” prende avvio nel 2020 prendendo ispirazione da un lavoro di Jonathan Monk da scaturisce da un’idea di Paolo Palmieri e di sua moglie Maria Antonietta Collu di portare l’esperienza artistica in un contesto intimo come quello familiare e vedere come la residenza evolva e si combini sul piano relazionale e artistico.

La quinta edizione della residenza è in corso fino a marzo 2024 con Monika Romstein e Annika Ström. Le precedenti edizioni hanno visto protagonisti gli artisti Nicola Filia, Sebastiano Sofia, Paul Noble, John Pettenuzzo e Giulio Alvigini.

APPUNTAMENTO CON L'ARTISTA #5
Monika Romstein | Annika Ström

OPENING
venerdì 1 Dicembre 2023 dalle ore 18.00
Via Milano 47 - 17015 Celle Ligure (SV)
www.palmiericontemporary.com - info@palmiericontemporary.com - tel. +39.349 85 02 711

FINISSAGE
venerdì 29 marzo 2024 dalle ore 18.00

Sarah Sze e Sara Enrico alle OGR

 Non si capisce perchè si continuino a fare mostre nello spazio del Binario 1 delle OGR posizionando le opere in fondo al grande vasto salone, spesso, come in questo caso, danneggiandone la percezione. 

Comunque l'opera di Sarah Sze è proprio molto bella, un progetto che si rivela dinamico, fragile e intenso. Un metronomo dell'immagine e del suo consumo, del rapporto fra il consumo degli oggetti e il consumo del vivere. 







Sara Enrico, posizionata al Binario 2, spazio coerente con le opere, presenta la sua ricerca tra il corpo e l’oggetto del desiderio, in cui le forme e i tessuti manifestano un bisogno di relazione quasi maniacale, che cerca di svelare l'indicibile bisogno di contatto.





29/11/23

Artisti in guerra al Castello di Rivoli


Presso il Castello di Rivoli, da pochi giorni  si è conclusa la bella mostra "Artisti in guerra" con una selezione di opere che vanno da  Francisco Goya a  Nikita Kadan, passando da Salvador Dalí, Pablo Picasso, Lee Miller, Zoran Mušič, Alberto Burri, Fabio Mauri, Bracha L. Ettinger, Anri Sala, Michael Rakowitz, Dinh Q. Lê, Vu Giang Huong e Rahraw Omarzad.




La mostra prende spunto dai Desastres de la Guerra (Disastri della guerra), 1810-1815, di Francisco José de Goya y Lucientes e sviluppa il tema della guerra e della soggettività post traumatica attraverso opere storiche e nuovi progetti di importanti artisti contemporanei.




Artisti in guerra include prestiti provenienti da importanti istituzioni pubbliche e private italiane e internazionali oltre a due nuove committenze, opere inedite realizzate per l’occasione dall’artista afgano Rahraw Omarzad (Kabul, 1964), e l’artista ucraino Nikita Kadan (Kiev, 1982). Entrambi gli artisti condividono una pratica connessa a quella di promotori culturali offrendo un messaggio di grande impatto emotivo e umano oltre che sociale e politico. Originate a partire da scenari di conflitto e di profondi cambiamenti geopolitici, le loro prassi invitano a riflettere sull’importanza di trovare nell’espressione creativa narrazioni di cura e di pace.









28/11/23

Paulina Olowska e Peng Zuqiang alla FSRR

 

I minimali spazi della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo sono un dinamico gioco di pareti che si rende flessibile ai tanti progetti che negli anni sono stati presentati. Quest'anno con l'intervento da Paulina Olowska (Gdansk, 1976), si dimostrano ancora più funzionali ad accogliere al meglio le idee artistiche. 



La mostra giocata sul tema della figura femminile nella solco del pensiero antropologico di Stephen Baker, che analizza gli effetti della comunicazione visiva sul subconscio. L'artista ha eleborato un suo dialogo fra i testi, le sue conoscenze e i suoi contatti per realizzare un mondo di criticità alle ovvietà dell'immaginifico femminile più assodato. 










Parallelamente è presentato il lavoro di Peng Zuqiang vincitore dell’illy Present Future 2022 Prize. Titolo dell'intervento "Vestiges" concepita come una nuova tappa della sua indagine a lungo termine attorno al significato affettivo delle storie, dei corpi e del linguaggio. In questo contesto, l’artista presenta due nuove installazioni filmiche dedicate ai temi della memoria e del contagio in relazione alla produzione e diffusione di immagini.



27/11/23

La valigia tecnica di Duchamp


 La  Collezione Peggy Guggenheim propone fino al 18 Marzo 2024 una mostra imperdibile su Marcel Duchamp  con una sezione dal titolo “Scatola in una valigia” che nasce dalla collaborazione tra il dipartimento di conservazione della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. 

A corollario dell’esposizione Marcel Duchamp e la seduzione della copia, curata da Paul B. Franklin alla Collezione Peggy Guggenheim, la sezione Marcel Duchamp: un viaggio nella “Scatola in una valigia” presenta con un intento sia scientifico che didattico i risultati dello studio e del restauro dell’opera Scatola in una valigia (1935- 1941), confluiti in un suggestivo allestimento multimediale progettato e curato da Luciano Pensabene Buemi, Collezione Peggy Guggenheim, Renata Pintus, Letizia Montalbano, con la collaborazione di Barbara Cattaneo, Opificio delle Pietre Dure, e prodotto da Culturanuova S.r.l.

Marcel Duchamp: un viaggio nella “Scatola in una valigia” è un approfondimento che attraverso un allestimento multimediale conduce i visitatori all’interno del mondo di un conservatore e restauratore d'arte, permettendo loro di scoprire le scelte tecniche e i materiali che l'artista ha utilizzato per creare un'icona della storia dell'arte del XX secolo, nonché le tecniche di indagine scientifiche utilizzate per approfondirne la conoscenza e le soluzioni scelte per assicurare all'opera una migliore conservazione. Video e touch-screen offrono la possibilità di visionare virtualmente l’opera come lavoro unitario e di leggerla nel suo complesso, così come nelle intenzioni dell’artista, ma anche di esaminare singolarmente ciascuno dei 69 elementi che la compongono e di comprenderne il complesso sistema di costruzione.




 Scatola in una valigia è la prima di un’edizione deluxe di venti valigette da viaggio, che raccolgono ciascuna sessantanove riproduzioni e miniaturizzazioni di celebri lavori del poliedrico e dissacrante artista francese. Con Scatola in una valigia, Duchamp intraprese uno dei suoi progetti più ambiziosi: un museo portatile di repliche creato con l'aiuto di elaborate tecniche di riproduzione come il pochoir, simile allo stencil. Nell’edizione deluxe le venti valigie contengono, oltre alle riproduzioni in miniatura delle sue opere, un “originale” diverso per ogni esemplare, e differiscono tutte tra di loro per piccoli dettagli e varianti nel contenuto. 

 L’ originale della valigia di Guggenheim è una riproduzione del dipinto Il re e la regina circondati da nudi veloci (1912), conservato oggi al Philadelphia Museum of Art, colorata dallo stesso artista (coloriage original). Essa contiene inoltre una dedica a Guggenheim, che sostenne economicamente Duchamp in questa sua impresa, una miniatura del famoso orinatoio rovesciato, Fontana, del 1917, e una riproduzione del celebre ready-made rettificato del 1919, la cartolina stampata raffigurante la Gioconda di Leonardo da Vinci cui Duchamp aveva aggiunto barba e baffi e l’iscrizione “L.H.O.O.Q.”: la sequenza delle lettere pronunciate in francese formano la frase “elle a chaud au cul”, convenientemente tradotta da Duchamp come “c’è il fuoco là sotto”. Nel corso della sua vita, Duchamp creò in diverse edizioni 312 esemplari di Scatola in una valigia.



Questa particolarissima opera-compendio è stata realizzata facendo ricorso a una grande varietà di materiali e tecniche: pelle di vitello, cartone, legno, tela rigida, tela cerata, velluto, ceramica, vetro, cellophane, gesso, elementi metallici, stampa tipografica, collotipia e litografia su carta, cartoncino, tela e acetato di cellulosa con tempera, acquerello, pochoir, inchiostro, grafite, resine vegetali e gomme naturali. L’intervento sull’opera di Duchamp, dato il carattere polimaterico, è stato coordinato dal dipartimento di conservazione della Collezione Peggy Guggenheim e dall’Opificio delle Pietre Dure, che con i suoi undici settori di restauro, un servizio dedicato alla conservazione dell’arte contemporanea e un laboratorio scientifico è stato in grado di intervenire su tutte le tipologie di materiali. L’intervento è stato condotto in due fasi, nel 2019 e nel 2023, ed è stato in parte sostenuto da EFG, Institutional Patron della Collezione Peggy Guggenheim dal 2006.

É stata realizzata una campagna di indagini per l’identificazione delle tecniche scelte dall’artista e si è ricostruito il complesso metodo di assemblaggio dei pezzi. Trattandosi del primo esemplare della celebre serie di valigie deluxe prodotta alla fine degli anni ‘30 del Novecento, obiettivi dell’intervento sono stati la risoluzione delle problematiche inerenti la conservazione di un oggetto molto delicato, quale essa è, e l’approfondimento delle conoscenze sulle modalità operative di Duchamp nell’adozione del sistema “quasi industriale” che da quel momento attiverà per realizzare le serie successive. Data la complessità dell’opera e la sua stratificazione di contenuti, particolarmente utile è stata anche la modellizzazione virtuale dell’oggetto, che ha permesso di offrirne al grande pubblico una visione a 360°. Come è consuetudine, per le indagini diagnostiche l’Opificio delle Pietre Dure si è avvalso di una rete consolidata di collaborazioni con altri istituti di ricerca impegnati nel campo dello studio scientifico dei materiali dell’arte, in particolare con l’Istituto Nazionale di Ottica del CNR. 








26/11/23

Digital Florentine Codex


 Grazie al Getty Research Institute di Los Angeles ora è possibile fruire del magnifico Digital Florentine Codex, 2500 pagine di un raro manoscritto che documenta la storia della cultura del Messico nel XVI secolo. 




Il Codice Fiorentino Digitale dà accesso a un singolare manoscritto creato dal frate francescano Bernardino de Sahagún e da un gruppo di anziani, autori e artisti Nahua. Scritto in colonne parallele di testi nahuatl e spagnoli e dipinto a mano con quasi 2.500 immagini, il codice enciclopedico è ampiamente considerato come la fonte di informazioni più affidabile sulla cultura Mexica, sull'impero azteco e sulla conquista del Messico. Dopo essere stato completato nel 1577 presso il Colegio Imperiale de la Santa Cruz a Tlatelolco (oggi Città del Messico), il manoscritto fu inviato in Europa dove entrò nella biblioteca della famiglia Medici a Firenze, da qui il Codice fiorentino. Questa edizione digitale sblocca il contenuto del manoscritto rendendo ricercabili i testi e le immagini.




25/11/23

James Lee Byars al Pirelli HangarBicocca

 


E' in corso al Pirelli HangarBicocca di Milano una ampia mostra antologica su James Lee Byars (Detroit, Michigan, 1932 – Il Cairo, 1997), realizzata in collaborazione col e Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid.

L'artisti americani ha sviluppato dagli anni Sessanta a oggi, una sua personale visione che ha influenzato un’intera generazione nell’ambito dell’arte concettuale e performativa. Con una formazione che spazia dall’arte alla psicologia e alla filosofia, Byars è da sempre affascinato dalla cultura giapponese, che ha influenzato la sua pratica artistica per tutta la vita. Nella sua arte, Byars associa motivi e simboli dei costumi e della civiltà orientale alla sua profonda conoscenza dell’arte e della filosofia occidentale, offrendo una visione unica e personale della realtà e delle sue componenti fisiche e spirituali. Attraverso l’uso di media differenti, come l’installazione, la scultura, la performance, il disegno e la parola, infatti, l’artista ha dato vita a una riflessione mistico-estetica sui concetti di perfezione e ciclicità, sulla figura umana – sulla sua rappresentazione e smaterializzazione –, spesso attraverso il coinvolgimento diretto del pubblico in azioni temporanee o in interventi su larga scala. Centrale nel suo lavoro è il rapporto con il pubblico, che viene chiamato a confrontarsi con l’artista stesso e a rispondere a domande che egli pone in maniera diretta e indiretta con le sue opere.




Dopo oltre trent’anni dalla sua ultima mostra istituzionale in Italia, Pirelli HangarBicocca dedica una retrospettiva a James Lee Byars, raccogliendo opere di grandi dimensioni, realizzate dal 1974 al 1997 e provenienti da collezioni museali internazionali, alcune raramente esposte e presentate in Italia per la prima volta, in cui vengono combinati armoniosamente materiali preziosi e ricercati, come marmo, velluto, seta, foglia d’oro e cristallo, a geometrie minimali e archetipe, come sfere prismi e pilastri, e a oggetti baroccheggianti in un gioco di rimandi simbolici ed estetici tra forma e contenuto. A partire dai molteplici significati allegorici e formali della materia, la mostra si sofferma sulle tematiche che hanno attraversato la pratica dell’artista come la ricerca della perfezione, il dubbio come approccio all’esistenza e la finitudine dell’essere umano, invitando i visitatori a riflettere sulle potenzialità alchemiche dell’arte nel plasmare la realtà.




24/11/23

Gres art 671 a Bergamo

 

Da alcune settimane a Bergamo c'è un nuovo spazio per la cultura e le arti visive, ma non solo, si tratta di gres art 671 nato con l’obiettivo di dare nuova vita e restituire a cittadine e cittadini un’area ex industriale, riqualificandola per accogliere e ispirare il pubblico. Un luogo che nasce da una riqualificazione e va oltre l’essere un semplice spazio espositivo, dando significato a un’area sin qui inutilizzata. Un centro dinamico, in grado di soddisfare le esigenze diverse e di offrire esperienze culturali arricchenti. gres art 671 stimola l'innovazione, favorisce il dialogo interculturale e promuove lo sviluppo sociale e artistico. 



L’impatto sociale si coniuga così con la bellezza, promuovendo la cultura e il benessere collettivo e individuale attraverso una programmazione multidisciplinare e inclusiva: mostre, eventi, incontri, attività culturali e formative, musica, intrattenimento, performance e workshop. L’arte diventa mezzo e strumento per attivare la comunità, coinvolgendola nel cambiamento, sfruttando le risorse disponibili per migliorare la città, i suoi quartieri e la vita stessa delle persone che li abitano o che li visitano.

gres art 671 è impresa per la produzione culturale: un approccio imprenditoriale che mira a promuovere la cultura e l'arte attraverso una gestione professionale e responsabile, puntando alla sostenibilità economica e ambientale. gres art 671 si impegna a creare un impatto positivo sul piano economico, ambientale e sociale. gres art 671 è un dispositivo tecnico bilanciato tra società, economia e cultura. Un ambiente in cui la cultura è considerata un motore di sviluppo di comunità e di economie.



23/11/23

Collettiva Moitre



 La galleria Moitre dedica la sua nuova stagione espositiva al tema dell’informe, nella ricerca delle sue illimitate forme e applicazioni pratiche e di senso. Un percorso che inizia da elementi noti,soggetti a degrado, a mutazione, ad interpretazione, sfidanti le parole e le comuni espressioni per definirli e indicarli.



L’informe infatti è per sua stessa creazione una mutazione costante senza apparente affanni ma continua, inevitabile perfino. Nella nostra contemporaneità “la forma dell’informe” è assunta quotidianamente e per molti è lo stato stesso della condizione umana attuale. Imprecisa definizione sociale, imperfetta parola, indefinita forma, impossibile da ribattezzare, al di fuori dei canoni fin qui generati. 




Eccedere i contorni, i limiti. Così fa intendere Alberto Castoldi nel suo “Epifania dell’informe”, testo di partenza delle nostre considerazioni e con esso artisti, filosofi, scrittori, pensatori, intellettuali, designer, architetti, inventori, hanno dovuto scendere a patti con l’informe venendone soverchiati, senza la possibilità di bloccarlo nella sua salutare modificazione.

Niente più dell’indefinito si dovrebbe accostare all’arte. L’informe è anche casualità, sviluppo di un procedimento impreciso eppure che non pare venir dal nulla ma esser stato qualcosa anche quando non aveva applicazione.




Nelle prime due esposizioni grazie alle opere di: Valeria Dardano, Riccardo di Stefano, Andrea Famà, Serena Gamba, Flavia Spasari, Elena Tortia, Lorenzo Zerbini inizieremo ad indagare un fenomeno presentissimo eppure difficile da accettare o da controllare.

22/11/23

La collezione UniCredit on line

La stupenda e vasta collezione dell'UniCredit è in fase di digitalizzazione, una parte del materiale, oltre 200 opere, sono già visibili nel nuovo bel sito web UniCredit Art Collection.

Il sito di questa superba collezione d’arte, una fra le più grandi raccolte d'arte aziendali d'Europa, presenta opere di artisti storici ma anche nuove iniziativa e mostre on-line come quella in corso dal titolo "Inversamente" curata da Bartolomeo Pietromarchi. 


21/11/23

Arte alle Corti a Torino



Torna Arte alle Corti che porta l’arte contemporanea nelle sedi storiche e istituzionali della città di Torino, attraverso le opere dioltre 35 artisti contemporanei dai linguaggi e poetiche differenti, con esperienze internazionali.




Un percorso che si snoda in 14 tra i palazzi più rappresentativi della città. Un itinerario en plein air nel quale il pubblico potrà liberamente visitare le corti incontrando le installazioni degli artisti coinvolti che, con le loro opere d’arte contemporanea, creano un confronto inatteso e sorprendente con le architetture che le accolgono, in una mappatura dal Barocco al Novecento. Palazzi iconici, architetture imponenti e opere di artisti, in un dialogo creativo che vuole far scoprire Torino e sottolinearne la stretta relazione storica con l’arte contemporanea.





LE CORTI

1. PALAZZO CIVICO Piazza Palazzo di Città, 1
2. PALAZZO SCAGLIA DI VERRUA Via Stampatori, 4
3. PALAZZO CHIABLESE  Piazza San Giovanni, 2
4. PALAZZO REALE e PIAZZETTA  Piazzetta Reale, 1
5. GIARDINI REALI  Piazzetta Reale, 1
6. PALAZZO CARIGNANO  Via Accademia delle Scienze, 5
7. CORTE DI PALAZZO CISTERNA   Via Maria Vittoria, 12
8. PALAZZO BIRAGO DI BORGARO   Via Carlo Alberto, 16
9. PALAZZO MARONE CINZANO  Via Vincenzo Vela, 15
10. POLITECNICO DI TORINO   Corso Castelfidardo, 30 A
11. UNIVERSITA’ DI TORINO  Via Po, 17
12. VILLA DELLA REGINA  Strada Comunale Santa Margherita, 79
13. ACCADEMIA ALBERTINA DI BELLE ARTI  via Accademia Albertina, 6
14. STAZIONE TORINO PONTE MOSCA Lungo Dora Agrigento 21




GLI ARTISTI
Salvatore ASTORE | Marco BAGNOLI | Maura BANFO/Cristina MANDELLI | Nicola BOLLA | Enrica BORGHI | Domenico BORRELLI | Gregorio BOTTA | BOTTO&BRUNO | Jessica CARROLL | Laura CASTAGNO| Enrico Tommaso DE PARIS | Carlo D’ORIA | Gabriele GARBOLINO RU’ | GLASER/KUNZ | Susy GÒMEZ | Francesco GRANIERI | Paolo GRASSINO | Michele GUASCHINO | Enrico IULIANO| Nicus LUCÀ | Luigi MAINOLFI | Andrea NISBET | Beverly PEPPER | Nicola PONZIO | Sergio RAGALZI | David REIMONDO | Davide RIVALTA | Marinella SENATORE | Giuseppe SPAGNULO | Luigi STOISA | Saverio TODARO | Luisa VALENTINI | Fabio VIALE | Pietro WEBER

20/11/23

Una nuova Pilotta



 Da pochi giorni ha riaperto, dopo un grande lavoro di rinnovamento durato 6 anni, il  Complesso monumentale della Pilotta a Parma, che comprende il seicentesco Teatro Farnese, la Biblioteca Statale Palatina, il Museo Bodoni e la ex Galleria Nazionale di cui oggi è stata riaperta la Sala Ottagona con i dipinti del Correggio. questo magnifico spazio della storia culturale di una città, testimonianza della grande varietà artistica del nostro paese. 




I lavori, durati sei anni, hanno interessato la sezione archeologica, completamente ripensata seguendo principi innovativi della ricerca scientifica, e ulteriori spazi, come lo scalone monumentale, il vestibolo del teatro, l’area esterna dei cortili, la Galleria e il Museo archeologico, rimasti a lungo disconnessi dal corpo dell’edificio. Gli interventi hanno inoltre coinvolto la Biblioteca Palatina, il Museo Bodoniano, la cosiddetta Sala ottagona della Rocchetta e le aree esterne, come il Cortile della Cavallerizza, trasformato in un giardino aperto periodicamente al pubblico.