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30/03/17

Dionisio, Raccanello e Vavarella da Moitre



Fino al 15 Aprile la galleria Moitre ospita una collettiva con le opere di Irene Dionisio, Lavinia Raccanello ed Emilio Vavarella. Tre espressioni diverse che ci narrano dell'esperire quotidiano con progetti che trovano nello spazio della galleria una loro giusta dimensione, quasi un dialogo sulle possibilità di percepire il proprio presente, consapevoli delle infinite variabili degli sguardi. 






L’uomo è, a oggi, una ricerca interessante per l’arte contemporanea, non in quanto tale, ma in virtù di ciò in cui difetta o che mostra con ritegno. Nei lavori che la Galleria espone, si palesa un senso di ricerca che non parte solo dalla necessità artistica, ma nasce dalla conoscenza diretta di un fenomeno come di un contesto. Una ricerca intellettuale cara a non tutti gli artisti e che ultimamente mi trovo sovente a sottolineare, quando ne riscontro traccia. Un impegno, così credo si possa definire, senza connotati forzatamente politici, che prende le mosse dalla natura umana, spesa con garbo nelle piccole indicazioni geografiche e lessicali di Irene Dionisio (1986,Torino). Ogni dettaglio nella sua opera è un momento di analisi, mai banale, soprattutto quando si va a toccare la parola, dialetto che è lingua, oserei dire nazionale e che trova manifestazione nelle frasi come nelle suggestioni che inevitabilmente ricoprono i luoghi e la comunità di Piedicavallo (Valle Cervo). Un mondo che non finisce li ma che appare, da occhio esterno e forse poco allenato, un vecchio retaggio ma che è invece origine. Quest’ultimo termine può essere speso anche per il percorso di gestazione dell’opera di Lavinia Raccanello (1985,Vicenza), che da molti anni segue il mondo anarchico, attuale come passato. Concetto che si può riassumere nella figura di Stuart Christie, anarchico, editore e scrittore scozzese, diventato celebre all’età di 18 anni, quando fu arrestato in Spagna con un piccolo arsenale, utilizzabile contro il dittatore Franco. Intervistato dall’artista, concede all’uditore una lunga e complessa testimonianza della sua vita, del mondo, del futuro. Probabilmente il ciò che verrà sarà sempre meno legato alla sola volontà umana, unito invece ad un mondo cibernetico che già da oggi, viene studiato, visitato sempre meno per caso. Emilio Vavarella (1989, Monfalcone) è per sua formazione, un navigante nelle nuove acque, che prevedono un uso dell’artista diretto quanto indiretto. Nel caso dell’opera esposta in Galleria, siamo davanti ad uno sfruttamento, se così si può affermare, dell’uomo come elemento si essenziale ma anche cavia, essere monitorato a distanza tramite mezzi comuni, accessibili a tutti. (A.Moitre)