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27/08/13

Cambiare ma non troppo - La riproducibilità della opere e il senso dell’immagine.


Per tutto il novecento l’arte ha voluto cambiare continuamente, lasciando le certezze formali alla ricerca di nuove libertà, ora che la tecnologia pare aver dato lo strumento più libero, il web dove tutto il visibile è realizzabile, pare ritrarsi in un atteggiamento di supponenza, o forse più semplicemente a tutela di certe caste e di certi mercati economici, gli stessi che fingono di tutelarla.

Se nessuno si scandalizza nel ritenere la musica diffusa attraverso un mezzo tecnologico autentica, diversamente succede con l’arte quando fotografie, video vengono promosse solo in una realtà visiva mentre la loro diffusione mediatica pare “svilirne” il valore, ma lo stesso si potrebbe dire per la pittura e forse per la scultura/installazioni.

Attraverso Google Art un quadro può essere fruito in un modo unico che nemmeno dal vero potrebbe essere possibile, visto la possibilità di dettaglio e di vicinanza. Vero che una certa dimensionalità si potrebbe perdere ma anche vero che spesso dentro un museo non è possibili avvicinarsi all’opera, vederla senza riflessi e poterne godere nella quiete di una stanza, circondati da una folla che interrompe la fruizione della visione e dallo scandire del tempo che ci accellera la permanenza.

Il mondo è cambiato molto, forse troppo velocemente per chi viene da un vicino passato, ma inesorabilmente cambierà ancora di più e il senso dell’immagine (o dell’arte) subirà sicuramente ancora tanti rinnovamenti.