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15/02/10
Pensieri sull'arte - che cosa c’è ancora?
E’ già passato un decennio e il nuovo millennio pare tutto quieto, nell’arte del nostro presente, contemporaneo.
Sembra che il nostro tempo attuale non sappia caratterizzarsi, questa è la forma più evidente, una smaterializzazione, una mancanza d’identità, mi paiono segnali molto forti di questi nostri anni.
Forse l’articolazione socio-culturale è talmente variegata e complessa che non è più possibile omologarla con semplici diciture, non si può più rappresentare tutto in poche forme, ogni raffigurazione è parziale e deficitaria. Siamo forse nell’infinità espressiva, che nella sovrapproduzione si è già svuotata.
Dalla musica alla moda, tanto più in ambito artistico, tutto pare essere già stato fatto, ideato, proposto. Per cui quello che si fa ora sembra già “ricotto”, tutto è in una fase di evaporazione, si volatilizza via.
Probabilmente il presente non avendo più contrasti da offrire, luogo del confronto e della discussione, non si evolve. Dopo decenni di avanguardie, manifesti, propositi e correnti, che erano occasioni di dialogo, litigi, prese di posizioni e dinamismo, tutto si è assopito.
Non è più tempo di confronto/scontro, ognuno è solo, o probabilmente isolato. Forse disperso?
Ciò produce assenza, mancanza di rappresentazione e riconoscimento.
Nell’era della comunicazione non c’è più un confronto da cui possa nascere qualcosa, tutto sembra viaggiare in modo parallelo, omologabile e presente. Tutto convive in un tempo senza passato e futuro, tutto è ora, senza aspettative e memorie.
Orizzonte piatto, desertico. Tantissimi granelli, pertanto unici ma noiosi, insignificanti, ci vuole forse una lente d’ingrandimento per vedere qualcosa?
In questa situazione, forse gli artisti, non riescono più a esprimere quello che ognuno già comunica visivamente con i propri articolati media quotidiani. L’artista pare essere diventata una figura superflua, inutile come inutile è il mercato che lo rappresenta, troppo autoreferenziale per raffigurare qualcosa e troppo rapido per sedimentare senso. Infatti, tantissimi sono gli artisti, che si rivolgono ad altre realtà, scienza, letteratura etc.., da cui traggono piccoli pretesti, ma senza un percorso reale e personale, per realizzare manufatti fra lo scolastico e il ludico.