Translate

14/11/05

Artissima 2005




Quest’anno Artissima si presenta in modo più compatto e con delle buone proposte, che si caratterizzano per la varietà e la qualità delle opere.


Fra i progetti scelti per Costellations e Presente Futuro, mini rassegni all?interno della fiera, colpiscono la video-installazione di Christina Benz “Numbered” (una idilliaca immagine di un bosco, con relativa crudeltà umana) proposta dalla Cynthia Corbett di Londra. Il grande blocco di “Attrito continuo” (grande blocco di cemento che rotea lentamente su se stesso) di Arcangelo Sassolino della Galica. “I love melancholy” (una ragazza punk romanticamente annoiata) dell’ultimo Turner Prize Jeremy Deller proposto dalla Art:Concept di Parigi. Il delicato lavoro di Eva Marisaldi ?Disegni persi? (una grande planimertria di un edificio realizzata con cenere) selezionato dalla galleria S.A.L.E.S.. Mentre risulta molto ben curato l?allestimento di «Advertising» (una stanza con assemblaggio di neon) di Hans Peter Kuhn invitato da E/static di Torino.



Le diverse opere proposte dalle numerose gallerie, quest?anno incrementata dalle nuove presenze straniere, sono sempre di buona fattura e con una coordinata esposizione, superando in tal modo la fastidiosa sensazione di accumulo disordinato. Ogni opera è armonizzata con le altre e spesso con la relativa documentazione (cataloghi o pubblicazioni sull?opera o sull?artista). 

Fra i tanti stand si segnala la bella iniziativa della Galleria Nicola Fornello col progetto ?Emotional Toys? curato da Claudio Cravero, soprattutto l’opera “Ti Amo” di Lia Pantani e Giovanni Surace (un muro da cui trasuda la scritta ?Ti Amo?). Mentre gli spazi dedicati alle diverse realtà pubbliche potrebbero essere armonizzati meglio, proponendo al loro interno materiale delle mostre in corso e soprattutto dei futuri progetti. La sala conferenza di quest?anno pare di dimensioni più sensate e i diversi corridoi sono abbastanza larghi da poter far transitare tranquillamente il pubblico. 

Via in generale un buon miglioramento rispetto alla scorsa annata che aveva lasciato molte perplessità. Mentre rimane, come già l?anno scorso, la sensazione che spesso le opere in vendita siano più piaceri per adulti non tanto cresciuti alla ricerca di un giocattolo che lavori d?arte. Infatti in tanti casi pare di entrare in quei negozietti per ragazzi pieni di fumetti e di tanti giocattoli dai vivaci colori.

09/11/05

Un'idea di arte





Oggi gli artista, in una società in esubero produttivo, rigenerano le funzioni di tali manufatti e modificano i percorsi. A tal motivo antiche forme come la pittura o la scultura risultano limitative. Il problema non è più posto sulla novità, poiché ormai è superato il concetto d?avanguardia, ma riconsiderare i passaggi realizzati ed approfondirli, renderli adatti alla propria riconoscibilità. Elaborando anche la funzione passiva del fruitore in una nuova forma attiva in cui egli stesso è coinvolto a creare e formare. In tal modo si crea un dialogo. Si forma un incontro, un contatto che supera i ruoli fissi e statici in tempi mutevoli e nuovi che risultano anche incontrollabili da parte dell’artista stesso. Sparisce così il concetto di produzione per trasformarsi in incontro al medesimo livello fra chi ha interesse all’arte stessa. Tali processi possono produrre percorsi che si sviluppano in forme evolutive autonome producendo reti e percorsi esterne all’intenzione stessa dell’artista.

Legandomi più al tema dell?activism/artivism trovo interessante l?atteggiamento che possiamo definire di ?virus? cioè d?azione interna al sistema, che come obiettivo non ha la sua distruzione ma la sua trasformazione. Un altro aspetto è la possibilità di agire in gruppo, di creare una network che opera come una singolarità, una sommatoria di pensieri/azioni singole che possono essere condivise ed unite, in forme nuove quasi come un ipertesto in continua evoluzione cui tutti possono dare il loro contributo.

Si può parlare così d?attività artistica, da non confondere però con un fare antropologico o sociologico. L’obiettivo estetico è la variabile che sposta da una funzione tecnica ad una funzione artistica. Colei che poi supera e prolunga il tempo oltre la breve durata del presente.

15/10/05

15 Ottobre 2005 Prima Giornata Nazionale dell’Arte Contemporanea




Per la prima volta il Ministero della Cultura organizza una giornata dedicata all’Arte Contemporanea, sarà il 15 Ottobre 2005. 

Si tratta di un’importante avvenimento per una nazione che ha sempre dedicato tutte le risorse al grande patrimonio artistico di carattere storico, ma che troppo spesso si dimenticata del presente e delle sue nuove energie. Nella giornata saranno realizzati diversi appuntamenti, fra i tanti nella provincia cuneese segnaliamo l’inaugurazione della mostra su Joan Mirò a Mondovì nella chiesa di Santo Stefano, quella su Lattes a Cuneo presso la Fondazione Peano e l’evento artistico “Continuità naturale” che prenderà forma presso un nuovo spazio culturale nel centro di Cuneo, Casa Delfino Corso Nizza 2. 

Questo progetto mi vede presente con un lavoro artistico in collaborazione con uno degli artisti più affermati del panorama artistico cuneese, Alberto Trapani. Questo giovane artista propone un lavoro legato al tema della natura. Da diversi anni realizza una particolare azione creativa su un piccolo bosco che da diverse generazioni appartiene alla sua famiglia.

25/09/05

Osservazione sul presente




In usa società che produce una mare di oggetti l?artista ne rigenera le funzioni e modifica i percorsi, a tal motivo antiche forme come la pittura o la scultura risultano limitative. Il problema non è più posto sulla novità, in quanto ormai è superato il concetto di avanguardia, ma di riconsiderare i passaggi realizzati ed approfondirli, renderle proprie e adattarle alle proprie riconoscibilità. In tal modo si muta la funzione passiva del fruitore in una nuova forma attiva in cui egli stesso è coinvolto a creare e formare.

Si crea un dialogo in cui l?artista coopera con il fruitore, essendo egli stesso partecipe al processo creativo. Si forma un?incontro, un contatto che supera i ruoli fissi e statici in tempi mutevoli e nuovi che risultano anche incontrollabili da parte dell?artista stesso. Sparisce così il concetto di produzione per trasformarsi in baratto, incontro allo stesso livello fra chi ha interesse all?arte stessa. Tali processi possono produrre percorsi che si sviluppano in forme evolutive autonome producendo reti e strade esterne all?intenzione stessa dell?artista.

31/07/05

L'arte occasionale



L'Arte uscita dal funzione storica della rappresentanza dei poteri forti e lasciati i suoi usi paesaggistici intreccia nuove forme fra le sperimentazioni tecniche, le considerazioni sulla complessa socialità umana e ripensa agli spazi in modo dinamico. Spesso ripescando dal passato e riorganizzando al presente le tradizioni etnico/sociali viste con nuove riflessioni.


Inizialmente si riteneva che tali modi operassero sui margini del mondo ma ora siamo sempre più consapevoli di attraversare una fase plastica in cui si amalgamano diverse forme e idee, soprattutto casuali. L'arte sposta le centralità delle prassi conosciute, rinunciando a creare nuovi perni ma sviluppandosi in forme inorganiche, amorfe, dove tutto risulta precario, in trasformazione o in una continua emergenza. I luoghi specifici perdono la loro rilevanza e vengono secondarizzati. Per cui ogni spazio può essere al contempo centro o lato di un contesto. Non si può più razionalizzare, in quanto si è preso coscienza che non esistono autentici ordini, questi erano una parziale visuale del mondo, la natura non ha forme definite e classificabili come abbiamo sempre idealizzato per difendere la nostra insicurezza esistenziale, assetto usato per semplificato il nostro uso e consumo del globo. Dopo una forte attenzione al corpo umano e alle sue interazioni sui contatti umani, molti artisti si sono distanziati dal proprio se per guardare al noi che incredibilmente pulsa e ci travolge.



Spesso l'arte viene usata come elemento calamitatore di pubblico, rischiando in tal modo di essere null'altro che un elemento pubblicitario o banale consumo, finendo per confondersi con tutti gli altri oggetti che popolano la nostra routine e come essi vengono gestiti, ma se così non fosse avrebbe qualche speranza di esistere. La sua autenticità è un?altra funzione, è uno sviluppo tra gli interstizi del vivere quotidiano, che ha un suo percorso spontaneo, semplice. Vive di uno evoluzione occasionale quasi naturale, senza eccessive strategie ed obiettivi, ma che sa cresce e consolidarsi.

10/07/05

Biennale di Venezia 2005 seconda parte



In questi ultimi anni la Biennale ha affiancato agli spazi storici dei Giardini i suggestivi luoghi dell?Arsenale Militare, in particolare la bellissima struttura delle Corderie dove l?altra curatrice della Biennale (Rosa Martinez) ha allestito una mostra più attuale e interessante. Soprattutto nella prima parte, i diversi artisti sono amalgamati in modo piacevole e con proposte molto affascinanti, come il grande lampadario di Joana Vasconcelos o la particolare scultura zen di Mona Hatoum. Nel tragitto si può fare un'esperienza con le proprie onde celebrali nell’astronave dell'artista Mariko Mori, o attraversare suggestivi spazi di candele e suoni realizzati da M.T. Zuluaga col suo 'El espacio se mueve?o l?opera di Nikos Navridis, che ci porta su un suggestivo tappeto volante. Molto malinconica e struggente la stanza da 'ballo? di Valeska Soares e le due barche innamorate di Laura Belém. Dopo una pausa in una simpatica osteria sono passato nella Chiesa di San Francesco dove c?è la mostra dell?Irlanda e della Tailandia entrambe molto giovanili e ludiche, anche se poi sono affrontati temi delicati e sofferenti come la solitudine e il disagio sociale. Rientrando verso San Marco sono passato nel confuso Padiglione della Nuova Zelanda e nelle Antiche Prigioni dove gli artisti di Taiwan presentavano le loro tecnologiche opere legate al tema della libertà. Alla sera c'è stato un bell'incontro con il poeta Andrea Zanzotto che, nell'antico chiostro di San Salvador, presentava una serie di testi inediti.

Venerdì inizia con un buon caffè al Florian, per vedere l?originale installazione di Fausto Gilberto, un ampio disegno nel suo solito stile fumettistico. Mi sono recato poi presso la Fondazione Bevilacqua la Masa dove c’è il lavoro alquanto brutto esteticamente ma particolarmente interessante come progetto di Jorge Orta sul riciclo dell’acqua e sul suo consumo nella nostra contemporaneità. Attraversato la grande piazza di San Marco sono andato a vedere il particolare progetto del padiglione Argentino, un grande materasso per saltare fino al cielo dipinto che lo sovrasta. Sono sceso poi nel popolare campo Santa Margherita per vedere il Padiglione Armeno, con una serie di video e testimonianze molto melanconiche. Trovo che queste serie di video su tematiche sociali siano ormai troppo autoreferenziali e alla fine non sappiano dare nuove meditazioni. Meglio i tre video di Grace Ndiritu, formali e profondi nella loro semplicità, presenti in una mostra accanto. Dopo un veloce pranzo in una bàcaro mi sono recato nella Scuola Vecchia dell?Abbazia, dietro al Ghetto per vedere la proposta della Fondazione Olivetti intitolato Nowhere, con tanti progetti di arte relazionale, ma anche con troppi video, per vederli tutti ci vorrebbero almeno 6 ore!!! Ma previdentemente c’era un breve cartello riassuntivo, nel vicino Palazzo Papafava c?è la grande installazione di M Kazoun, ben allestita e con delle interessanti riflessioni sul volgere del tempo. Poi sono andato alla Fondazione Querini Stampalia per consultare la bella emeroteca e per visitare le due esposizioni una di Kiki Smith, che dialoga col museo del Settecento e una di James Luna, molto bella, sulla cultura degli indiani d?America realizzata in modo originale e con una ottima qualità estetica. Rientrando sono passato alla galleria Michela Rizzo per vedere il nuovo particolare lavoro di Lawrence Carrol, che rielabora il suo linguaggio con nuovi materiali e forme. Alla sera sono stato al teatro Malibran per vedere uno spettacolo di danza cinese, madre e figlia, lavoro piacevole di intersezione fra la danza classica e quella contemporanea.

Sabato mattina ho iniziato il mio giro passando per la chiesa di S.Stae dove l?artista svizzera Pippiolina Rist ha realizzato una riposante installazione video, coricati su grandi materassi si assiste ad una particolare interpretazione della Primavera e del suo sbocciare. Accanto un lavoro molto riflessivo del Padiglione Portoghese con una serie di foto e video mentre nel vicino Museo di Arte Moderna di Ca Pesaro una bella mostra con le sculture di Mimmo Paladino, che presenta alcuni suoi recentissimi lavori. Dopo mi sono recato alla Giudecca per vedere i tristi video di Vezzoli, proposti dalla Fondazione Prada presso i locali della Fondazione Cini, mentre un poco più interessanti quelli offerti dal vicino Padiglione Indiano, nei bei locali del convento di Cosma e Daminano, più in là nell?ex-birreria il Padiglione Galles . Alla sera sono stato all?Accademia per una bella conferenza su quello stupendo quadro del Tiepole, ?Cena in casa Levi?. Per più di un?ora è stato spiegato ed interpretato sia in chiave storica che stilistica questo enorme opera, 3 x 6 metri. Questa serata mi ha proposto l?idea di pensare ad un confronto fra la marea di opere viste in questi giorni, queste raggiungono l?intensità stilistica e cultura di questo quadro? Ho la sensazione che i tempi, sempre più rapidi e in continuo cambiamento, non permettono più di scendere in profondità, ma mi domando quale eredità culturale ed artistica si lascerà alle future generazioni. Anzi a dire il vero sto percependo nelle nuove generazioni un certo distacco da una serie di consapevolezze e modi di vivere che sicuramente cambieranno molto i modi e le forme sociali.

Concludendo possiamo rilevare come la Biennale 2005 sia molto variegata, le parti più interessanti sono sicuramente alcuni padiglioni nazionali, fra i più interessanti segnalo: Francia, Spagna, Hong Kong, Argentina, Austria e Grecia, alcune proposte dei Paesi Asiatici, presenti nel Palazzo Pisani in calle delle Erbe e quelle dei paesi del Sud America presenti nel Palazzo Franchetti. Le proposte delle curatrici sono abbastanza valide, ma non fra le più alte, sia per gli artisti scelti, che per le opere selezionate, non si vede una linea di unione fra i discreti quadri di Francis Bacon e la scritta luminosa di Jenny Holzer, o le foto di Robin Rhode e la stanza di luce di Jorge Macchi. Forse risulta più interessante la zona dell?Arsenale in cui il tema della minoranze, soprattutto femminili, risulta più coerente nella scelte delle opere. Il tema però risulta a volte affrontato in modo antiquato, come la triste performance delle Guerrila Girls o la vincitrice del Leone d?oro giovani proposte Regina Galindo. Fra le opere più belle la stanza con candele e suoni realizzati da M.T. Zuluaga, il suggestivo tappeto volante di Nikos Navridis o la funzione funebre del Centre of Attention di Londra. Nota negativa l?uso dei video per riempire tanti spazi, forse sarebbe più piacevole realizzare uno spazio adeguato, almeno con delle sedie comode, curando una rassegna apposita. Sicuramente aver scelto le curatrici a fine 2004, quando in realtà ci sono due anni di tempo, non ha permesso di poterle mettere nelle condizioni migliori per realizzare un lavoro in modo sereno ed approfondito.

03/07/05

Biennale di Venezia 2005 - prima parte



Partito Mercoledì mattina da Cuneo, con un cielo nuvoloso sono giunto nella suggestiva Venezia, qui per fortuna c?era un bel sole, dopo un rapido pranzo mi sono recato alla Collezione Peggy Guggenheim dove sono in corso due mostre molto interessanti e ben allestite. Una sui disegni e gli studi di Jakson Pollock e una sulla collezione di Ulla e Heiner Pietzsch, cari amici di Peggy. Proprio vicino, subito dopo il ponte dell?Accademia sono presenti alcune mostre collaterali della Biennale di Venezia, e per la precisione quella eccessivamente accumulata della Turchia, la bella raccolta dei paesi del Sud America (Brasile, Costa Rica..). Mentre sulle calle opposte ci sono le mostre del Padiglione di Cipro, con un allestimento semplice ma molto delicato, il tecnologico allestimento della Slovenia, quello triste della Lettonia, e il noioso video del Lussemburgo. Più semplice ed intenso quello dell?Iran o quello di Hong Kong, qualche calla più in là, in cui due artisti dialogano in modo estremo sul tema dell?incontro e della socialità. Proprio accanto c?è Palazzo Fortuny con due mostre molto diverse, una elegante e raffinata realizzata dall?artista francese Henri Foucault e una caotica ma curiosa della Croazia. 

Contemporaneamente anche le gallerie private, quasi tutte vicino alla Fenice, offrono cose pregevoli come la Galleria di Caterina Tognon con la mostra Food4Stars II, dedicata alla relazione che abbiamo con il cibo e le sensazioni che esso produce. Mentre la Galleria Il Traghetto presenta le allegre opere di Enrico T Paris e la Capricorno mette in mostra i bei vasi del premio Turner Gregory Perry, mentre La Galleria, offre una collettiva di artisti tedeschi molto concettuali. Sui tre piani della bella galleria di Flora Bigai una grande mostra antologica su Maraniello.


Giovedì mattina, dopo una lauta colazione ho iniziamo il mio giro con la grande mostra dedicata a Lucian Freud, al museo Correr, che si conferma un grande pittore anche se ormai molto stabile nel suo stile ma che accortamente ritrae personaggi di fama, che sempre sollecitano la curiosità del pubblico. Rispetto ad una mostra che avevo visto tanti anni fa a S.Paul de Vence, non presenta grandi migliorie stilistiche.



Dopo questo momento di modernità mi sono diretto verso i Giardini, dove viene allestita la Biennale, grande spazio dove diverse nazioni hanno i loro Padiglioni (piccoli edifici di proprietà delle diverse nazioni) in cui realizzano le esposizioni. Esiste anche un Padiglione italiano, ma in questi ultimi anni è stato usato per mostre realizzate dai curatori della Biennale, quest?anno due donna spagnole (Maria de Corral per il Padiglione Italia e Rosa Martinez per l?Arsenale). In generale il Padiglione Italia, presenta una serie di proposte ormai consolidate, nomi famosi e spesso già visti, anche qui vicino al Castello di Rivoli. Molto interessante il lavoro di Bruce Nauman con un video intenso, o José Damasceno con una serie di colonne in carta e l?installazione odorosa di Tania Bruguera. Sicuramente più varie ed originali le proposte dei diversi Padiglioni, in particolare mi hanno colpito quello francese con l?artista Anette Messager, Islanda (con l’elegante grafico di Biork), l?Ungherese con un lavoro molto primitivo ma che mi pareva nella sua semplicità autentico, e il Greco con un allestimento ampio e con diverse forme stilistiche ben accordate. Vi segnalo anche quello dell’Australia che si pone (rispetto a due anni fa) in una posizione opposta stilisticamente. Bruttini la Gran Bretagna con i noiosi Gilbert e George e gli Usa con un banalissimo Ed Rusche, che sembrava di essere indietro nel tempo. Interessante ma difficilino la Germania con due artisti molto diversi, un concettuale e un astrattista, molto contemporaneo. Si nota un ritorno di tanti video non più tanto lunghi, ma pur sempre noiosi, forse sono la soluzione migliore per riempire in fretta tanti spazi che sembrerebbero vuoti (?).

27/06/05

Giuseppe Penone



Giuseppe Penone (Garessio 1947)

Si tratta dell?artista cuneese vivente più importante, attualmente residente a Parigi dove insegna all’ Ecole des Beaux-Arts.

Interessato alla scultura si iscrive, nel 1966 all?Accademia di Belle Arti di Torino. Seguendo una visione del tutto personale sul plasmare i materiali si avvicina al mondo naturale e inizia a realizzare, nel 1968, degli interventi su alcune piante presenti nei dintorni di Garessio, poi documentati fotograficamente. In queste azioni Penone “coopera” con la natura trasformando cortecce e fusti degli alberi. Questi suoi lavori suscitano l?interesse del critico Germano Celant, che li inserirà nell?ambito del gruppo dell?Arte Povera, che stava promuovendo in quegli anni e avrà risonanza internazionale.

In generale la natura e il corpo umano sono i due temi su cui il lavoro artistico di Penone si è incentrato fin dal 1968 con “Lavorare sugli alberi? e passando per le relazioni fra il corpo e l’esterno con “Rovesciare gli occhi”, o quando esplora fotograficamente l’epidermide “Svolgere la propria pelle” nel 1970.
Con Patate (1977) e Zucche (1978-79) delega invece la realizzazione dell’opera a processi di crescita naturali, che innesta senza poterli controllare completamente, a cui per altro è delegato il compito di creare il suo autoritratto.

Nei Soffi del 1978, in terracotta, e nei Soffi di foglie, realizzati con foglie vere o come fusione in bronzo, il contatto, per quanto basato su azioni semplici, fra la materia e il corpo è interamente programmato, ed emerge in primo piano il ruolo che quest’ultimo assume nel processo di creazione di forma.
Più immediato , ma simile è il processo che governa i Gesti vegetali degli anni Ottanta. In questi casi Penone costruisce figure antropomorfe in bronzo, la cui conformazione è determinata dal contatto della mano con la creta, e pone all’interno delle fusioni arbusti liberi di crescere autonomamente.
Fra le sue mostre più importanti ricordiamo la sua partecipazione a Documenta di Kassel nel 1972, il Kunstmuseum di Lucerna nel 1977, il Museum Folkwang di Essen nel 1978, lo Stedelijk Museum di Amsterdam nel 1980, la National Galery di Ottawa nel 1983, il Museun of Contemporary Art di Chicago nel 1984, il Centro Culturale T.O.Bussa de Rossi di Fossano nel 1994 e la recente mostra antologica organizzata dal Centre Pompidou di Parigi e dalla Fondazione La Caixa di Barcellona.
Concludendo questo breve viaggio nel mondo artistico cuneese desidero ringraziare la storica dell?arte Ida Isoardi per il suo prezioso supporto tecnico e per tutto il materiale che mi ha gentilmente fornito.

12/06/05

12 Giugno, durante il Festivalbar a Torino



Quanta gente nel centro di Torino, il Festivalbar ha attirato frotte di gioventù che hanno monopolizzato il centro. Peccato che nella vicina Cavallerizza i bei video offerti dalla Fondazione Sandretti Re Rebaudengo non sono fruiti quasi da nessuno. 

Quello di Tacia Dean su Merz è molto emozionante. Scendendo poi da via Po la Galleria In Arco è chiusa, sono le 16,15, anche se la mostra di Denis dovrebbe essere in corso. ( se l?orario fosse cambiato non si potrebbe mettere un cartello? ). 

Va molto meglio dalla Galleria Il Ponte dove una bella mostra su Gorza e suoi amici (artisti torinesi degli anni 60/70) mi lascia molto contento. Stupende opere e interessanti appigli al contemporaneità… chissà come mai i giornali/siti più “trend” non ne parlano mai? Troppe volte si dimenticano quelli bravi a vantaggio di una certa mediocrità!


Più semplice ma sempre simpatica la mostra dalla RoccaTre con gradevoli lavori pittorici di un artista albere Rodolfo Graziani.



Da Franco Noero, forse sull’onda parigina (dove avevo già visto molti lavori fatti con carta) e sul recente Maggi (alla Vitamin) semplici ed eleganti lavori con formati A3 affissi alle pareti per Arturo Herrera, con meno convincenti lavori fotografici. Affascinante e ben allestita, come sempre ormai possiamo dire, da Costa Project gli struggenti scatti fotografici di Nan Golden. Un lavoro di testimonianza del passare del tempo e dei ?gusti? che con una tecnica semplice e chiara riesce ad emozionare molto. 


Sempre in ambito fotografico ma con un approccio diverso, ma sempre interessante, le opere di Giuseppe Pietroniro da Maze. Grandi immagini che ripropongo lo spazio rivisitato dalla stessa fotografia, a completamento un video.

08/06/05

Pinot Gallizio




Pinot Gallizio (Giuseppe Gallizio, ma chiamato da tutti Pinot nasce il 12 febbraio 1902 e muore il 13 febbraio 1964 ad Alba).

Anche lui, come Fillia è un artista poliedrico e decisamente sperimentale.
Si avvicina all?arte dopo aver attraversato differenti interessi, studia da farmacista ed erborista, ma si appassiona anche all?antropologia, etnografia ed archeologia. Tutte queste discipline saranno presenti anche nel suo fare creativo.

Si avvicina all?arte tramite l?amico Piero Simondo, ed insieme ad Asger Jom, il 29 settembre 1955, costituiranno ad Alba il Laboratorio Sperimentale del Movimento Internazionale per una Bauhaus Immaginista. Si tratta di uno spazio comune per realizzare momenti d?incontro sia culturali che politici, che attrarrà appassionati da tutta Europa. Questo gruppo di artisti avrà il suo apice con il “Primo Congresso Mondiale degli Artisti Liberi” tenutosi nel settembre 1956 ad Alba.

Seguiranno a questo particolare momento culturale alcuni sui importanti progetti come la “Caverna dell’Anti-materia”, uno spazio multisensoriale allestito a Parigi presso la Galerie René Drouin (1959) e il progetto, per lo Stedelijk Museum di Amsterdam, 1959-60. Nel 1964, poco tempo dopo la sua morte gli viene dedicata una stanza alla XXXIII Biennale di Venezia.
Fra i suoi lavori più noti si ricorda ?la pittura industriale? ( lunghi rotoli dipinti e venduti al metro nei mercati albesi ), la “pittura in collisione” (rielaborazione di opere pittori di altri artisti) e i periodi geometrizzanti della serie la “Gibigianna”

In questi ultimi anni la Fondazione Ferrero di Alba ha organizzato un grande lavoro di rivalutazione e sistemazione del suo operato artistico.

29/05/05

Luigi Colombo, Fillia



Tanto Matteo Olivero è stato legato al tema quasi esclusivo della montagna, quanto Fillia (il cui vero nome è Luigi Colombo, Fillia era il cognome materno) è stato poliedrico nell?affrontare diverse problematiche artistiche.

Nato a Revello il 3 Ottobre 1904, morì giovanissimo, a soli 32 anni, a Torino il 10 Febbraio 1936.

Forse nel presagio di una breve vita si mosse in modo animato e attivo sul fronte dell?avanguardie artistiche, soprattutto abbracciando in toto lo spirito futurista, nel periodo definito ?Secondo Futurismo? di cui fu fondatore, animatore e leader sul territorio torinese. Nel 1922 è coautore del libretto ?poesia proletaria? e nel 1923 costituisce a Torino i Sindacati Artistici Futuristi , promotori di una rivoluzione proletaria in chiave futurista. Nel 1928 organizza il Padiglione Futurista per l’Esposizione Internazionale di Torino.

La sua iniziale attività è legata fortemente alla parola, sia nel teatro che nella poesia, ma sfocia anche nella pittura, con uno stile legato inizialmente all?astrazione per poi giungere a una figurazione che viene definita cosmica. Svolge anche attività critica e storica e fonda le pubblicazioni la “Città Futurista” nel 1929 e “La Città Nuova” nel 1931. In questo ultimo anno, cura la pubblicazione di un importante repertorio internazionale “La Nuova Architettura” e firma con Marinetti ?il Manifesto dell’ arte sacra futurista?. Proprio in una recente mostra alla Galleria Narciso a Torino è stata messa in evidenza una serie di suoi lavori pittorici sull?Arte Sacra, tema classico della tradizione italiana, rivisitato in una sperimentale chiave spirituale/meccanica futurista. Nel 1932, sempre con Marinetti firma ?La cucina futurista? nel 1932,

"L’uomo ha bisogno di staccarsi dalla terra, ha bisogno di sognare, di desiderare eterna felicità, di dimenticare continuamente la realtà quotidiana.” Fillia

28/05/05

Chronos


L’arte non solo rappresenta il tempo ma ne è essa stessa parte. Nel vorticoso vivere del nostro globo le idee espressive sono mutate e codesta mostra desidera indagare, in sette stanze, le molteplici variazioni estetiche della forma temporale.

Spinti da Cronos attraverseremo gli elementi che caratterizzano questa entità, assaporando la Vanitas umana, le differenti stagioni fino a giungere al tentativo di sospensione del tempo stesso, ricercata da alcuni artisti.

Un viaggi in cui i diverse aspetti creativi danno corpo all’idea del passare delle epoche storiche e del modo in cui ognuno di noi lo vive.


Chronos dal 28 Maggio al 9 Ottobre 2005 presso il Filatoio di Caraglio.

22/05/05

Matteo Olivero


Matteo Olivero (Acceglio 1879 – Verzuolo 1932) – Il panorama artistico cuneese è sempre stato molto tranquillo, sono rari i casi di personaggi che abbiano dato un contributo significativo al mondo artistico, forse per la stessa situazione morfologica di una provincia protetta ma anche limitata dalle sue montagne. Si è sviluppato un modo di fare arte spesso in ritardo con la reale situazione artistica generale. Pochi sono stati i personaggi artistici che hanno saputo vivere in relazione all?attualità culturale il proprio momento espressivo. Guardando ai nomi più interessanti vengono in mente personaggi come il controverso Matteo Olivero, il futurista Luigi Colombo (alias Fillia), il versatile Pinot Gallizio e il contemporaneo Giuseppe Penone.
Iniziamo da Matteo Olivero, che visse una vita molto tormentata. Nato ad Acceglio il 15 giugno 1879, rimasto orfano di padre fu allevato in Cuneo dalla amabile e forse troppo protettiva madre. Frequentò l?Accademia Albertina di Torino, dove diede inizio alla sua attività artistica che, per un breve periodo, si interessò anche alla scultura sulla scia di Leonardo Bistolfi, optando poi in modo definitivo alla pittura.

La sua carriera artistica si legò inizialmente allo stile accademico ma poi, a seguito anche di un importante viaggio in Svizzera, prese una forma più personale avvicinandosi al divisionismo di Segantini, stile in cui espresse alcuni dei suoi lavori più belli.

Il tema prediletto delle sue opere è l?amata montagna, in particolare nelle delicate ore dell?alba o del vespero. Si dedicò anche ad altri temi fra cui diverse vedute di Venezia e alcuni autoritratti. La sua pittura molto intensa e vibrante lo può far annoverare tra i pittori piemontesi più significativi del primo Novecento. In particolare la sua attenzione ai soggetti delle sue care valli lo rende uno degli ultimi testimoni di una montagna quieta e melanconica. In particolare lo caratterizza la sua attenzione allo spazio, quasi sempre privo di esseri umani, come a rappresentare un luogo vergine e incontaminato dalla presenza umana. Il suo percorso espositivo fu internazionale, espose in diverse città europee fra le più note Bruxelles, Grenoble, Monaco di Baviera. Anche a Parigi, dove ebbe occasione di conoscere e frequentare la viva realtà cosmopolita, con buoni consensi per il suo lavoro artistico. Muorì suicida, sembra anche in seguito alla morte dell?adorata madre, a Verzuolo, presso la dimora del suo mecenate, il senatore Burgo, il 28 aprile 1932.

Attualmente diverse opere si possono ammirare presso il Museo Civico di Saluzzo, mentre in Cuneo sono presenti presso la collezione Casa Galimberti e presso il Museo Civico di Cuneo dove si trova la sua famosa opera ?Funerali a Casteldelfino?.

20/04/05

Torino 20 Aprile 2005



Fine settimana piovoso, tempo ideale per passeggiare al riparo delle gallerie, così armato di un buon ombrello mi sono recato a Torino. 

Ho iniziato molto bene con la Galleria Vitamin che presentava in prima europea le delicate opere in carta di Marco Maggi, degli assemblaggi di risme di carta su cui incide e crea dei paesaggi astratti. Un lavoro che mi è piaciuto, sia per la bellezza/delicatezza che per le suggestioni narrative che scaturiscono dall?osservazione. 

Un rapido salto da Persano, con le poco convincenti creazioni di Luisa Rabbia. Si salva la figura/scultura a terra il resto da una sensazione disomogenea, pezzi uniti da un vacuo disegno. 

Più interessanti i video-clip, alcune di noti cantati spesso visti su MTV, da cui sono stati ricavate alcune fotografie, di Floria Sigismondi presenta all?In Arco. Anche se poi questo genere di manufatto non si capisce bene se sia parte del mondo artistico. Sempre sul versante della fotografia la bella serie di ritratti di fotografi realizzata da Simone Perolari alla libreria Agorà. 

Mentre più eleganti formalmente le opere di Karen Knorr da Photo & Co. Presso Carbone i simpatici disegni bruciati di Davide Cantoni. 

Alla Galleria Alberto Peola ci sono una serie di quadri che ritraggono tante figure maschili, realizzati da Dietmar Lutz, che si immette in quel filone di pittura rapida molto in voga in questo periodo. Molto più interessante la visita da Martano, dove la collettiva ?Dal progetto all’opera? ,dedicata ad artisti degli anni 70, mette sempre più in risalto la sciatta ripetitività dei giovani artisti, che in confronto a questi storici personaggi paiono troppo superficiali e privi di approfondimento, ma forse questa è la modernità!?

Passeggiando per Parigi



Eccomi di ritorno dalle mie giornate di vacanza parigine. Sono stato una settimana dal 5 all’11. Ora non resta che sistemare le foto, che risveglieranno i ricordi e tutto si sarà concluso. Come sempre l’entusiasmo del viaggio lascia spazio alla sensazione di melanconia che avvolgerà i ricordi nella mia memoria.


Sono state 5 belle giornate primaverili, con un cielo che rapidamente passava dal bel sole al fragoroso acquazzone. Il mattino dedicato al rivisita dei soliti musei storici (Louvre, Orsay, Pompidou), che ogni volta mi fanno riscoprire cose nuove, al Pompidou una bella mostra su Gina Pane. Metnre al Louvre una sezione archeologica che questa volta mi ha molto attratto, in particolare nella parte dedicata alla Mesopotamia. Il pomeriggio trascorreva soprattutto preso per visitare la marea di gallerie d’arte, anche se poi sono state poche quelle che mi hanno emozionato. Tralasciando quelle del quartiere di S.Germain de Pres, che si occupano di arte del primo novecento. Ormai tutta consolidata le più interessanti sono state quelle del Marais, fra le tante la Nelson con una serie di nuovi lavori di Pedro Cabrita Reis, che ha realizzato delle strutture con neon e alcuni pannelli cromatici che lontanamente ricordano Rotcko e la Denise René che proponeva i lavori optical (particolari pannelli che a seconda del punto di vista cambiano l’aspetto cromatico) di Carlos Cruz-Diez. Rimasto un poco deluso dalla Daniel Templon con la selezione di opere di Anthony Caro (storico scultore inglese) e dall’installazione di Ernesto Neto, famoso per i suoi ambienti in cui particolari sagome raccolgono odorose spezie, da Y. Lambert, mentre mi ha conquistato la vicina Meyer Bihan con le opere di Alain Kleinmann, una serie di stratificazioni di disegni e scritte molto ben armonizzate. Molto accattivante i diversi progetti del Centro Culturale Svizzero, e la serie di giovane proposte da Polaris. Per il resto la maggior parte delle altre gallerie propone una pittura sporca e tanti disegni a matita, forse anche troppi.
Fra le esperienze più simpatiche la conoscenza di una storica d’arte alla conferenza di Sophie Calle, che più che una conferenza era la firma dei suoi libri x i fans alla Maison Rouge, nuovo spazio per l’arte contemporanea vicino alla Bastille, che ha in corso una discreta mostra su Ann Hamilton. Forte delusione per le gallerie di Louis Weiss, considerate fra le più innovative, forse era il periodo sbagliato, ma le opere viste troppo leggere sia per i contenuti che per la forma, i soliti disegni/schizzi/assemblaggio/video triti e ritriti.



Quanti begli stimoli che continuano a ritornarmi in mente, sensazioni, visioni e idee che per un po mi accompagnano nel mio quieto quotidiano.



Tornado in Italia mi sono anche reso conto di come la trasferta mi ha salvato dalla valanga informativa sui funerali del Papa che ha occupato tutti i canali d’informazione. A Parigi si è sentito qualcosa ma non come mi hanno detto i miei colleghi mettendo in risalto una ipotetica grandezza dimenticando i tanti danni che il suo conservatorismo ha prodotto, ricordo anche la sua campagna denigratoria nei confronti dei gay e dell’Aids nei primi anni ’80.

14/04/05

Ritorno alla pittura?

Ormai da alcuni anni si osserva un grande ritorno alla pittura. Questa riscoperta è caratterizzata da un linguaggio che si distacca quasi del tutto dai percorsi precedenti, in cui il debito culturale è più vicino al mondo del fumetto che alla storia dell'arte. Se l'iperrealismo degli anni 70 si è consumato rapidamente, superato il momento di stupore e tralasciato il caso eccessivamente commerciale della Transavanguardia, questo nuovo ciclo pare dipendere da un veloce consumo e da una eccessiva "rapidità d'esecuzione" delle opere. La sensazione di "prodotto moda" che si respira in questo frangente "artistico" sembra particolarmente deleteria sulla qualità delle opere che troppo spesso sono realizzate in modo scolastico. Rari i casi di "bella pittura" o di significati che vadano al di là di un semplice rimando a un recente passato, soprattutto a quello della pop-art.

03/03/05

Cos’è L’arte contemporanea?



Le dinamiche socioeconomiche del presente fanno sì che l’artista, nella sua funzione prioritaria, non produca solo manufatti artigianali, come quadri e sculture, ma s’interessi a cose più complesse che la comunità culturale vive. Oggi ottimi design pensano a realizzare oggetti per il nostro quotidiano, rielaborando linguaggi artistici ormai assodati. Un artista contemporaneo deve saper sondare le diverse evoluzioni sociali, rielaborare i complessi linguaggi visivi, creare nuove suggestioni. Un esempio molto interessante è stato a New York, Christo, una delle figure più interessanti dell’arte contemporanea, che ha creato, nel mese scorso, una fantastica installazione in Central Park. Un lungo percorso di panneggi gialli lungo i principali viali del parco. Questo particolare progetto ha coinvolto diversi medium sia materiali (disegno, fotografia, video), sia fisici (il poter passeggiare fra questi archi), sia aspetti sociali (riconsiderazione culturale dello spazio e cooperazione con enti comunali e privati). 

15/02/05

Piccolo excursus sulla realtà artistica cuneese del nuovo millennio (gli spazi e le organizzazioni).

In questi ultimi anni la realtà artistica cuneese si sta nuovamente attivando. Quest'inizio di millennio pare scrollarsi l'immobilità del decennio passato, molto povero d'iniziative e di personalità di rilievo nel campo delle arti visive. Codesto nuovo periodo pare essere molto fertile di situazioni legate al panorama della creatività artistica, arricchendosi sia di persone che di diverse strutture propositive. Prima di tutto il nascere ed il consolidarsi di diversi enti pubblici/privati come la Fondazione Peano, l'Accademia d'Arte o il grande centro policulturale del Marcovaldo di Caraglio che hanno incanalato energie presenti dando luoghi e struttura al fare artistico. A questi fanno corollario gruppi di appassionati ed artisti come l'Associazione Culturale di Borgo San Dalmazzo, il Magau di Cuneo, lo Spazio Arte di Manta, il Circolo Clandestino di Dronero, i Portici d' Magnin di Mondovì o le giovani realtà del Tucspo e del Novalis. Molto importanti sono state anche le occasioni espositive molto ben curate come la rassegna Zooart di Paolo Sasia e Michela Giuggia o il concorso Onirica organizzato dalla Consulta Giovanile di Cuneo, senza dimenticare le piccole rassegne del Nuvolari Libera Tribù, o i tanti locali che si sono resi disponibile come, fra i più attivi, il Club Jazz o la libreria Janus nel dare spazio alle forme espressive più varie. Mentre rimane ancora limitata l'azione più privata come le gallerie, di cui si registra una unica novità con la Galleria Aganahuei di Alba, che ha anche aperto, in via sperimentale, un suo spazio in un centro commerciale di Cuneo.

15/01/05

Saudade reali

Anche quest'anno il Castello di Racconigi propone per la stagione invernale un particolare progetto ideato da Mirella Macera, Lucia Calzona e Progetto Cantoregi. 

Si tratta di un delicato allestimento che trasforma gli storici saloni in un luogo magico del tempo. Un emozionante viaggio in cui vengono evidenziati alcuni momenti della vita di Carlo Alberto e di Umberto II, che trascorsero diversi periodi della loro vita nel castello cuneese. Il titolo della mostra "Saudade" è una parola portoghese che parla di quella particolare sensazione di gioia nel ritornare con la memoria a cose lontane. 

Curata nei massimi dettagli si propone come una mostra da non perdere assolutamente. Contemporaneamente sono c'è la rassegna Gemine Muse, che propone giovani artisti in diversi luoghi storici in Italia.


Castello di Racconigi, dal Martedì alla Domenica 09,00-18,00.