Oggi gli artista, in una società in esubero produttivo, rigenerano le funzioni di tali manufatti e modificano i percorsi. A tal motivo antiche forme come la pittura o la scultura risultano limitative. Il problema non è più posto sulla novità, poiché ormai è superato il concetto d?avanguardia, ma riconsiderare i passaggi realizzati ed approfondirli, renderli adatti alla propria riconoscibilità. Elaborando anche la funzione passiva del fruitore in una nuova forma attiva in cui egli stesso è coinvolto a creare e formare. In tal modo si crea un dialogo. Si forma un incontro, un contatto che supera i ruoli fissi e statici in tempi mutevoli e nuovi che risultano anche incontrollabili da parte dell’artista stesso. Sparisce così il concetto di produzione per trasformarsi in incontro al medesimo livello fra chi ha interesse all’arte stessa. Tali processi possono produrre percorsi che si sviluppano in forme evolutive autonome producendo reti e percorsi esterne all’intenzione stessa dell’artista.
Legandomi più al tema dell?activism/artivism trovo interessante l?atteggiamento che possiamo definire di ?virus? cioè d?azione interna al sistema, che come obiettivo non ha la sua distruzione ma la sua trasformazione. Un altro aspetto è la possibilità di agire in gruppo, di creare una network che opera come una singolarità, una sommatoria di pensieri/azioni singole che possono essere condivise ed unite, in forme nuove quasi come un ipertesto in continua evoluzione cui tutti possono dare il loro contributo.
Si può parlare così d?attività artistica, da non confondere però con un fare antropologico o sociologico. L’obiettivo estetico è la variabile che sposta da una funzione tecnica ad una funzione artistica. Colei che poi supera e prolunga il tempo oltre la breve durata del presente.