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10/07/05

Biennale di Venezia 2005 seconda parte



In questi ultimi anni la Biennale ha affiancato agli spazi storici dei Giardini i suggestivi luoghi dell?Arsenale Militare, in particolare la bellissima struttura delle Corderie dove l?altra curatrice della Biennale (Rosa Martinez) ha allestito una mostra più attuale e interessante. Soprattutto nella prima parte, i diversi artisti sono amalgamati in modo piacevole e con proposte molto affascinanti, come il grande lampadario di Joana Vasconcelos o la particolare scultura zen di Mona Hatoum. Nel tragitto si può fare un'esperienza con le proprie onde celebrali nell’astronave dell'artista Mariko Mori, o attraversare suggestivi spazi di candele e suoni realizzati da M.T. Zuluaga col suo 'El espacio se mueve?o l?opera di Nikos Navridis, che ci porta su un suggestivo tappeto volante. Molto malinconica e struggente la stanza da 'ballo? di Valeska Soares e le due barche innamorate di Laura Belém. Dopo una pausa in una simpatica osteria sono passato nella Chiesa di San Francesco dove c?è la mostra dell?Irlanda e della Tailandia entrambe molto giovanili e ludiche, anche se poi sono affrontati temi delicati e sofferenti come la solitudine e il disagio sociale. Rientrando verso San Marco sono passato nel confuso Padiglione della Nuova Zelanda e nelle Antiche Prigioni dove gli artisti di Taiwan presentavano le loro tecnologiche opere legate al tema della libertà. Alla sera c'è stato un bell'incontro con il poeta Andrea Zanzotto che, nell'antico chiostro di San Salvador, presentava una serie di testi inediti.

Venerdì inizia con un buon caffè al Florian, per vedere l?originale installazione di Fausto Gilberto, un ampio disegno nel suo solito stile fumettistico. Mi sono recato poi presso la Fondazione Bevilacqua la Masa dove c’è il lavoro alquanto brutto esteticamente ma particolarmente interessante come progetto di Jorge Orta sul riciclo dell’acqua e sul suo consumo nella nostra contemporaneità. Attraversato la grande piazza di San Marco sono andato a vedere il particolare progetto del padiglione Argentino, un grande materasso per saltare fino al cielo dipinto che lo sovrasta. Sono sceso poi nel popolare campo Santa Margherita per vedere il Padiglione Armeno, con una serie di video e testimonianze molto melanconiche. Trovo che queste serie di video su tematiche sociali siano ormai troppo autoreferenziali e alla fine non sappiano dare nuove meditazioni. Meglio i tre video di Grace Ndiritu, formali e profondi nella loro semplicità, presenti in una mostra accanto. Dopo un veloce pranzo in una bàcaro mi sono recato nella Scuola Vecchia dell?Abbazia, dietro al Ghetto per vedere la proposta della Fondazione Olivetti intitolato Nowhere, con tanti progetti di arte relazionale, ma anche con troppi video, per vederli tutti ci vorrebbero almeno 6 ore!!! Ma previdentemente c’era un breve cartello riassuntivo, nel vicino Palazzo Papafava c?è la grande installazione di M Kazoun, ben allestita e con delle interessanti riflessioni sul volgere del tempo. Poi sono andato alla Fondazione Querini Stampalia per consultare la bella emeroteca e per visitare le due esposizioni una di Kiki Smith, che dialoga col museo del Settecento e una di James Luna, molto bella, sulla cultura degli indiani d?America realizzata in modo originale e con una ottima qualità estetica. Rientrando sono passato alla galleria Michela Rizzo per vedere il nuovo particolare lavoro di Lawrence Carrol, che rielabora il suo linguaggio con nuovi materiali e forme. Alla sera sono stato al teatro Malibran per vedere uno spettacolo di danza cinese, madre e figlia, lavoro piacevole di intersezione fra la danza classica e quella contemporanea.

Sabato mattina ho iniziato il mio giro passando per la chiesa di S.Stae dove l?artista svizzera Pippiolina Rist ha realizzato una riposante installazione video, coricati su grandi materassi si assiste ad una particolare interpretazione della Primavera e del suo sbocciare. Accanto un lavoro molto riflessivo del Padiglione Portoghese con una serie di foto e video mentre nel vicino Museo di Arte Moderna di Ca Pesaro una bella mostra con le sculture di Mimmo Paladino, che presenta alcuni suoi recentissimi lavori. Dopo mi sono recato alla Giudecca per vedere i tristi video di Vezzoli, proposti dalla Fondazione Prada presso i locali della Fondazione Cini, mentre un poco più interessanti quelli offerti dal vicino Padiglione Indiano, nei bei locali del convento di Cosma e Daminano, più in là nell?ex-birreria il Padiglione Galles . Alla sera sono stato all?Accademia per una bella conferenza su quello stupendo quadro del Tiepole, ?Cena in casa Levi?. Per più di un?ora è stato spiegato ed interpretato sia in chiave storica che stilistica questo enorme opera, 3 x 6 metri. Questa serata mi ha proposto l?idea di pensare ad un confronto fra la marea di opere viste in questi giorni, queste raggiungono l?intensità stilistica e cultura di questo quadro? Ho la sensazione che i tempi, sempre più rapidi e in continuo cambiamento, non permettono più di scendere in profondità, ma mi domando quale eredità culturale ed artistica si lascerà alle future generazioni. Anzi a dire il vero sto percependo nelle nuove generazioni un certo distacco da una serie di consapevolezze e modi di vivere che sicuramente cambieranno molto i modi e le forme sociali.

Concludendo possiamo rilevare come la Biennale 2005 sia molto variegata, le parti più interessanti sono sicuramente alcuni padiglioni nazionali, fra i più interessanti segnalo: Francia, Spagna, Hong Kong, Argentina, Austria e Grecia, alcune proposte dei Paesi Asiatici, presenti nel Palazzo Pisani in calle delle Erbe e quelle dei paesi del Sud America presenti nel Palazzo Franchetti. Le proposte delle curatrici sono abbastanza valide, ma non fra le più alte, sia per gli artisti scelti, che per le opere selezionate, non si vede una linea di unione fra i discreti quadri di Francis Bacon e la scritta luminosa di Jenny Holzer, o le foto di Robin Rhode e la stanza di luce di Jorge Macchi. Forse risulta più interessante la zona dell?Arsenale in cui il tema della minoranze, soprattutto femminili, risulta più coerente nella scelte delle opere. Il tema però risulta a volte affrontato in modo antiquato, come la triste performance delle Guerrila Girls o la vincitrice del Leone d?oro giovani proposte Regina Galindo. Fra le opere più belle la stanza con candele e suoni realizzati da M.T. Zuluaga, il suggestivo tappeto volante di Nikos Navridis o la funzione funebre del Centre of Attention di Londra. Nota negativa l?uso dei video per riempire tanti spazi, forse sarebbe più piacevole realizzare uno spazio adeguato, almeno con delle sedie comode, curando una rassegna apposita. Sicuramente aver scelto le curatrici a fine 2004, quando in realtà ci sono due anni di tempo, non ha permesso di poterle mettere nelle condizioni migliori per realizzare un lavoro in modo sereno ed approfondito.