Tanto Matteo Olivero è stato legato al tema quasi esclusivo della montagna, quanto Fillia (il cui vero nome è Luigi Colombo, Fillia era il cognome materno) è stato poliedrico nell?affrontare diverse problematiche artistiche.
Nato a Revello il 3 Ottobre 1904, morì giovanissimo, a soli 32 anni, a Torino il 10 Febbraio 1936.
Forse nel presagio di una breve vita si mosse in modo animato e attivo sul fronte dell?avanguardie artistiche, soprattutto abbracciando in toto lo spirito futurista, nel periodo definito ?Secondo Futurismo? di cui fu fondatore, animatore e leader sul territorio torinese. Nel 1922 è coautore del libretto ?poesia proletaria? e nel 1923 costituisce a Torino i Sindacati Artistici Futuristi , promotori di una rivoluzione proletaria in chiave futurista. Nel 1928 organizza il Padiglione Futurista per l’Esposizione Internazionale di Torino.
La sua iniziale attività è legata fortemente alla parola, sia nel teatro che nella poesia, ma sfocia anche nella pittura, con uno stile legato inizialmente all?astrazione per poi giungere a una figurazione che viene definita cosmica. Svolge anche attività critica e storica e fonda le pubblicazioni la “Città Futurista” nel 1929 e “La Città Nuova” nel 1931. In questo ultimo anno, cura la pubblicazione di un importante repertorio internazionale “La Nuova Architettura” e firma con Marinetti ?il Manifesto dell’ arte sacra futurista?. Proprio in una recente mostra alla Galleria Narciso a Torino è stata messa in evidenza una serie di suoi lavori pittorici sull?Arte Sacra, tema classico della tradizione italiana, rivisitato in una sperimentale chiave spirituale/meccanica futurista. Nel 1932, sempre con Marinetti firma ?La cucina futurista? nel 1932,
"L’uomo ha bisogno di staccarsi dalla terra, ha bisogno di sognare, di desiderare eterna felicità, di dimenticare continuamente la realtà quotidiana.” Fillia