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12/09/23

Prendere posizione

 


Dal 18 agosto al 12 novembre 2023, il Kunsthaus Zürich esporrà le opere di due artiste, Käthe Kollwitz e Mona Hatoum, che seguono con spirito critico gli eventi sociopolitici del loro tempo e letteralmente «prendono posizione» con le loro opere.

 

KÄTHE KOLLWITZ

Grezzi e disadorni, considerati in ambienti conservatori come «arte dei bassifondi», i disegni, le stampe e le sculture dell'artista Käthe Kollwitz (1867-1945) sono più che mai attuali. Il suo grido ammonitore «Mai più guerra» non potrebbe essere più urgente di fronte all'intensificarsi e all’espandersi dei conflitti armati fino all'Europa. Segnata da due guerre mondiali, Kollwitz apre lo sguardo sulla miseria e sulle difficoltà dei suoi simili attraverso le sue opere. In modo empatico, l'artista si è dedicata alle molteplici condizioni di vita precarie dei suoi contemporanei con diversi mezzi espressivi e ha creato opere «di impatto», che ancora oggi non hanno perso la loro intensità. Al centro del suo lavoro vi è sempre l'essere umano, privo di elementi aneddotici o decorativi, che l’artista ritrae sulla carta senza compromessi, in tutta la sua oppressione e vulnerabilità. 


MONA HATOUM

Anche l’opera di Mona Hatoum (*1952), vincitrice del Premio Roswitha Haftmann nel 2004, ruota attorno a questioni di disagio sociale e conflitto. Le sculture e le installazioni dell'artista nata a Beirut, che al termine di un breve soggiorno a Londra non poté fare rientro in patria a causa dello scoppio della guerra civile in Libano nel 1975, conferiscono alla mostra una prospettiva globale. Già nella mostra collettiva «Kollwitz neu denken» Hatoum si era avvicinata all'opera della sua collega del passato. Ora lo fa con una mostra individuale al Kunsthaus Zürich.


ESPOSIZIONE SU 700 MQ

Il curatore Jonas Beyer mette in dialogo circa 120 opere di Kollwitz con cinque lavori di grande formato di Hatoum, tra cui i molto acclamati «Cellules», «Remains of the Day» e «Worry Beads». Distribuite all’interno di due sale, su una superficie di 700 m2 nell'edificio di Chipperfield del Kunsthaus, le installazioni e le sculture di Hatoum vengono accostate in singole sezioni ai disegni, alle stampe e alle sculture di Kollwitz.

 «IL DOLORE È COMPLETAMENTE OSCURO»

È interessante notare che Kollwitz si è espressa attraverso la scultura e soprattutto il disegno e la stampa, mentre sono quasi del tutto assenti i dipinti ad olio. L'elemento purista della grafica e il lavoro sui contrasti tra bianco e nero sembrano corrispondere al meglio, secondo l’artista, all’austerità e alla serietà dei suoi motivi. A tale proposito basti citare la sua annotazione concisa, ma al contempo memorabile, del 1922: «il dolore è completamente oscuro». Anche Hatoum utilizza un linguaggio formale ridotto e utilizza il colore solo in modo puntuale.

CORPO E CELLULE: IL METRO DI MISURA È L'ESSERE UMANO 

A livello figurativo, Kollwitz pone sempre al centro l'aspetto esteriore dell'essere umano. D’altra parte, anche nelle installazioni di Hatoum l'essere umano è sempre presente, almeno come metro di misura. E ciò in un senso molto concreto: l'opera di Hatoum «Cellules» è costituita da diverse gabbie d'acciaio, tutte di diverse dimensioni, ma comunque corrispondenti a un essere umano di medie dimensioni. Le gabbie, collocate in posizione verticale, sono leggermente inclinate da un lato e creano un senso di insicurezza e instabilità. All'interno di ogni gabbia si trovano uno o due oggetti amorfi in vetro rosso, come se una creatura imprecisata o una parte del corpo non meglio identificabile fosse intrappolata nella sua gabbia antropomorfa. In effetti «cellule» in francese può indicare sia la cellula biologica sia la cella di detenzione.

IL PRIVATO DIVENTA PUBBLICO, IL PUBBLICO DIVENTA PRIVATO

Entrambe le artiste mostrano che la sfera privata può sempre essere intesa anche come parte di un contesto sociale più ampio. Ad esempio, l'opera di Hatoum «Remains of the Day», sviluppata come parte di una serie nel contesto della sua mostra per l’Hiroshima Art Prize del 2017, dà l'impressione che una catastrofe si sia appena abbattuta sulla casa di una famiglia. D’altra parte, Kollwitz ha sempre integrato nelle sue opere le vicissitudini della sua vita personale, come la perdita del figlio Peter durante la Prima guerra mondiale. In ogni caso, le opere delle due artiste non indulgono alla rassegnazione, ma sono moniti accorati contro la sofferenza e l'oppressione. 

PARTNER
Una mostra in cooperazione con la Kunsthalle Bielefeld e in collaborazione con il Käthe Kollwitz Museum Köln. Le opere di Kollwitz provengono da musei e collezioni private in Germania e Svizzera, mentre quelle di Hatoum sono state concesse in prestito da Mona Hatoum Foundation, White Cube e Galerie Chantal Crousel. 

Il progetto è stato reso possibile anche grazie al sostegno finanziario di UNIQA Fine Art Insurance, della Fondazione Dr. Georg e Josi Guggenheim, della Fondazione Roswitha Haftmann e di una fondazione che preferisce rimanere anonima.

MEDIAZIONE: VISITE GUIDATE, PUBBLICAZIONE
Le visite guidate pubbliche in tedesco sono previste ad agosto e a settembre il mercoledì dalle 18:30 alle 19:30; nel periodo ottobre-novembre, ogni sabato dalle 11:00 alle 12:00. Domenica 3 settembre il Kunsthaus organizza una visita guidata pubblica in inglese (ore 14:00-15:00).
Il Kunsthaus organizza su richiesta visite guidate private, anche in altre lingue e in date concordate individualmente. Ulteriori informazioni sono disponibili su kunsthaus.ch o contattando kunstvermittlung@kunsthaus.ch.
Un ampio catalogo con contributi di Jonas Beyer, Jacqueline Burckhardt, Hannelore Fischer, Francoise Forster-Hahn, Natascha Kirchner e Henrike Mund, edito in tedesco e in inglese (Hirmer Verlag), è disponibile in libreria e presso lo shop del Kunsthaus al prezzo di CHF 54.–.

EVENTO
Concerto di conversazione dell'Orchestra da Camera di Zurigo (ZKO) con opere di Arnold Schönberg, Alexander Zemlinsky, Anton Webern e altri. La conversazione sarà condotta da Lena-Catharina Schneider, direttrice artistica della ZKO, e Jonas Beyer, curatore della Kunsthaus Zürich.
8 novembre, ore 7.30-21, presso la Kunsthaus Zürich. Biglietti su www.zko.ch.