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09/09/23

Simone Fattal al Portikus

Il Portikus di Francoforte ospita la biografia itinerante di Simone Fattal, segnata da linee di faglia, che hanno plasmato la sua prolifica pratica artistica di quasi cinquant'anni. Cresciuta tra l’esteso patrimonio della regione storica della Siria e del Libano e le tumultuose conseguenze della spartizione franco-britannica dell’Impero Ottomano, ha incontrato fin da piccola lo scontro tra la conoscenza senza tempo delle antiche civiltà e le cicatrici della guerra. nella sua terra natale. 

Fattal studiò filosofia a Beirut e a Parigi negli anni '60, dove in seguito frequentò corsi di archeologia, e si dedicò all'editoria e alla scultura dopo essersi trasferita a Sausalito, in California, nel 1980, durante lo sconvolgimento della guerra civile libanese (1975-90). 

Con un'insaziabile curiosità per l'antichità e la storia moderna e informato dalla politica di genere, Fattal ha sfidato sia le categorizzazioni convenzionali dei media artistici che dell'identità culturale. Per la sua mostra "The Manifestations of the Voyage", ha creato un nuovo corpo di lavoro che esplora la condizione umana contemporanea e il nostro fragile rapporto con la natura trovando ispirazione nelle figure mitologiche dell'antico passato. 

Evidenziando l'interconnessione tra la parola scritta e le forme di espressione visiva, la presentazione a Portikus dà uguale importanza alla pratica simultanea di Fattal come artista ed editore, dedicando una sala di lettura a una selezione completa di libri pubblicati da The Post-Apollo Press (1982– 2017), consultabile in loco.



I libri hanno svolto un ruolo cruciale nell'immaginario di Fattal. Le sue sculture, collage e disegni sono ispirati da leitmotiv e personaggi scelti dalle sue letture sul sufismo e sul misticismo islamico, sui poemi epici greci e sulla mitologia egiziana, tra gli altri. 

L'epopea mesopotamica di Gilgamesh (2100-1200 aC circa), scritta originariamente in accadico e tradotta per la prima volta in una lingua occidentale solo alla fine del XIX secolo, occupa uno spazio speciale nella biblioteca dell'artista. Il suo protagonista, il potente re di Uruk, così come il suo devoto amico Enkidu, sono serviti come archetipi della fragilità umana in molte delle opere di Fattal. La galleria principale ospita una colossale figura in piedi di Humbaba(2023) raffigurante l'omonimo guardiano della Foresta dei Cedri.

 Per l'artista, la sconfitta di Humbaba, descritta come l'atto sconsiderato e avido di Gilgamesh nell'abbattere gli alberi della foresta, è indicativa del rapporto fatalistico tra l'uomo e il mondo naturale e della deforestazione che continua ancora oggi. 

Presentato insieme a una serie di grandi disegni a inchiostro di alberi ( The Forest , 2023) sospesi al soffitto, insieme a Mushrooms (2023) sparsi nello spazio, il nobile gigante mitologico emerge ancora una volta come figura protettiva ma anche come promemoria di la nostra stessa mortalità. Ambientato sullo sfondo dell'ambiente naturale dell'Isola Principale, Fattal's Young Man (2023), una figura sdraiata contro The Chariot(2023) rappresenta un'allegoria per le generazioni future. Collocando le opere di fronte a Humaba nella sua foresta, l'artista intende farci riflettere sul cammino ancora in corso dell'umanità, che, seppur tragico, porta con sé l'eco della speranza. Creando un dialogo visivo attraverso registri storici e mezzi di rappresentazione, Fattal sottolinea il paradosso di queste opere, che pur essendo di dimensioni enormi, la loro materialità ne sottolinea la fragilità.