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31/08/23

Yvonne Rainer al MamBo




Fino al 10 Settembre è possbile visitare la mostra Yvonne Rainer: Words, Dances, Films  al Mambo di Bologna.  Un'occasione per esplora le relazioni tra la produzione coreografica, filmica e teorica di Yvonne Rainer (San Francisco, 1934) tramite una ricostruzione storica della sua transizione dalla danza al cinema. 
Nota internazionalmente per aver rivoluzionato il mondo della danza promuovendo negli anni Sessanta un approccio minimalista che trovava ispirazione nel naturale movimento cinetico del corpo e nella gestualità quotidiana, Rainer inizia la sua carriera da regista dal 1972, anno di uscita del primo film Lives of Performers (nell'immagine un fotogramma).

Yvonne Rainer: Words, Dances, Films presenta nella Sala delle Ciminiere del museo film realizzati dall’autrice tra il 1972 e il 1996, recentemente restaurati dal MoMA – Modern Art Museum di New York. Parallelamente, approfondisce le sperimentazioni video che precedono i lungometraggi e la scrittura teorica e poetica dell’autrice. Un'area d’archivio ricostruisce cronologicamente la rivoluzione di Rainer nel mondo della danza newyorkese con fotografie, taccuini, manifesti e documenti provenienti dal Getty Research Institute di Los Angeles.


La mostra, a cura di Caterina Molteni, rintraccia le radici di questo passaggio sia nell’impostazione intermediale delle performance negli anni Sessanta e Settanta dove parlato, proiezioni di fotografie, testi e immagini in movimento ricoprivano un ruolo centrale, sia nelle tematiche di impronta socio-politica che, dallo scoppio della guerra in Vietnam e dall’avvicinamento di Rainer al movimento femminista, diventano un carattere distintivo della sua ricerca.

Se nella performance il corpo assume un ruolo politico perché presentato nella sua inderogabile materialità al di là di qualsiasi finzione narrativa, nei film è l’interiorità umana a trovare spazio nella sua complessità psicologica. È l'attenzione alle emozioni come a “fatti” (Feelings are facts è il titolo del suo memoir del 2006), a segnare la decisione di dedicarsi alla scrittura e alla regia, trovando nel racconto e nella sua capacità di coinvolgere e immedesimare il pubblico, lo strumento tramite cui trasformare una storia personale in una questione politica.


30/08/23

Conversazione fra Jenny Saville e Martin Gayford

 


La galleria Gagosian ha ospitato una conversazione tra Jenny Saville e Martin Gayford, critico d'arte e autore, in concomitanza con la mostra "Friends and Relations: Lucian Freud, Francis Bacon, Frank Auerbach, Michael Andrews" presso la sede Gagosian, Grosvenor Hill, Londra.



29/08/23

Vivian Suter al GAMeC di Bergamo


Home è il titolo della prima mostra personale in un museo italiano di Vivian Suter (Buenos Aires, 1949), a cura di Lorenzo Giusti.

Parte del palinsesto di eventi di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura, l’esposizione raccoglie quasi 200 tele realizzate dall’artista nel corso di fasi diverse della propria produzione.

Figlia dell’artista di origini austriache Elisabeth Wild (1922-2020) e di un industriale svizzero emigrato in Argentina, Vivian Suter ha vissuto per lungo tempo ai margini del sistema dell’arte, finché, in tempi recenti, il suo lavoro non è stato riscoperto, al punto da affermarsi come uno dei contributi più significativi e originali alla storia della pittura degli ultimi quarant’anni.

Formatasi all’Accademia di Belle Arti di Basilea, dagli inizi degli anni Ottanta, in seguito a un lungo viaggio nel Sud del mondo, Suter si è stabilita in Guatemala, sulle rive del lago Atitlán. Da allora il suo lavoro si è sviluppato attraverso uno scambio sempre più stretto con gli elementi dello straordinario contesto naturale e antropologico in cui la sua casa-studio di Panajachel si inserisce, tra comunità indigene, foreste pluviali e cime vulcaniche.

Aperte alle infinite possibilità del caso, le tele di Vivian Suter – sporcate dal vento, dalla pioggia, dal fango o dai piccoli organismi del bosco – raccontano l’intimo legame che le tiene unite alle forze vitali dell’ambiente da cui scaturiscono. La natura interviene come coautrice delle sue opere, che si presentano come un innesto spontaneo di forme e colori che richiamano il groviglio di luci della foresta, così come gli scorci di paesaggio inquadrati dalle finestre della sua abitazione, in un continuo rimando tra interno ed esterno.



La mostra alla GAMeC restituisce la dimensione visiva di questo connubio straordinario, la densità del sistema integrato di piante, persone, animali e relazioni alla base del lavoro di Vivian Suter. Una dimensione in cui arte e natura si innestano l’una nell’altra, senza soluzione di continuità.

Al centro dello spazio espositivo, una struttura in legno evoca questa dimensione domestica, mentre le tele a essa sostenute, insieme a quelle distribuite sulle pareti della grande sala che le ospita – dipinte con gli stessi colori rosso porpora e verde acquamarina della casa dell’artista – simulano l’intreccio di forme, luci e colori caratteristica dell’ambiente in cui i lavori nascono e si trasformano.

Intimamente legate l’una all’altra, le tele di Vivian Suter costituiscono un ecosistema evocativo di esperienze climatiche, sensoriali ed emotive. Distribuite in modo libero nello spazio, le opere selezionate per la mostra di Bergamo rendono conto dei diversi motivi pittorici sviluppati dall’artista nel corso degli ultimi anni. Quelle che a noi appaiono come forme astratte, come segni grafici colorati, sono per Vivian Suter elementi concreti del proprio quotidiano. Sono tronchi, rami, foglie e pietre del proprio giardino. Sono scorci aperti sul paesaggio attorno alla sua casa di Panajachel.



In concomitanza con l’apertura della personale Vivian Suter. A Stone in the Lake alla Secession di Vienna (28 aprile-18 giugno 2023) – promossa dal Consiglio di Secession e a cura di Jeanette Pacher – sarà presentata una pubblicazione monografica co-prodotta da GAMeC e Secession, con testi di Lorenzo Giusti, Jeanette Pacher, Dieter Roelstraete e Vivian Suter.

La struttura in legno parte dell’allestimento alla GAMeC è progettata e realizzata da Marlegno, azienda italiana leader nella costruzione in legno di abitazioni sostenibili guidate dai principi dell’economia circolare.

L’esposizione è inoltre sostenuta da Fondazione Credito Bergamasco e, attraverso il Comitato Bergamo Brescia 2023, da Intesa Sanpaolo e Brembo.

28/08/23

Keita Miyazaki da Rosenfeld




La galleria Rosenfeld di Londra propone la ricerca di Keita Miyazaki, che a seguito della sua esperienze dello  tsunami del 2011 ha sviluppato una riflessione fra sviluppo, recupero e ambiente. 





CS
Keita Miyazaki's major catalyst in his artist’s artistic life was being a first-hand witness at the tsunami which devastated parts of his country in 2011. Seeing the total destruction of so many elements of the industrial world on which we depend for so much of our highly developed existence was a highly significant moment for him it crystallised the enormous faith in which western societies had based their progress and wealth. This made him question the very basis on which Western societies measure their progress. The artist was determined to take an element of this, in his eyes, now obsolete world and give it a renaissance in a radically different guise. That element was the components of the car engine which, drawing on his expertise as a metal welder, enabled him to combine different parts in exotic new and unsuspecting shapes to which he combined richly coloured origami inspired works made with Japanese paper.


27/08/23

Helena Hladilová alla Pinacoteca G.A. Levis di Chiomonte







La Pinacoteca G.A. Levis di Chiomonte, ospita fino al 24 Settembre la mostra personale dell’artista Helena Hladilová, La Montagna che vide l’elefante, a cura di ARTECO e CRIPTA747.

Il progetto è risultato vincitore del “PAC 2021 - Piano per l’Arte Contemporanea”, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, e si inserisce  in un programma di residenze d'artista seguite dalla Pinacoteca G.A. Levis di Chiomonte. L’obiettivo è ospitare artiste e artisti contemporanei, coinvolgendoli nella rilettura delle opere del paesaggista Giuseppe Augusto Levis – attivo durante i primi vent’anni del Novecento – e in un confronto con il territorio della Val di Susa: la sua natura, le sue tradizioni e le sue comunità, al fine di incrementare le collezioni civiche con un nucleo di opere d’arte contemporanea.

Sul finire del 2022, l’artista Helena Hladilová è stata invitata in una research-based residency per realizzare un progetto dedicato al contesto valsusino. Interessata al mondo dell’artigianato, dalle tecniche di tessitura fino alla lavorazione della pietra locale, Hladilová si è confrontata con le tradizioni folkloristiche, fatte non solo di usi e costumi propri degli oggetti d’artigianato, ma di narrazioni immateriali che tramandano leggende e mitologie. Le montagne che circondano la Val di Susa, ricche di storia, in quanto significativo luogo di transito per popoli e merci, hanno portato l’artista a seguire le orme degli elefanti che accompagnarono il generale cartaginese Annibale quando valicò le Alpi nel 218 a.C. circa, passando - secondo alcuni studiosi - dal Col Clapier, nei pressi del Moncenisio. Le tracce di questa traversata, testimonianza di un fatto storico, diventano il filo conduttore della mostra, dove cultura materiale, memoria locale e immaginari lontani si fondono.

Nelle sculture di Hladilová vengono messe in relazione specificità geografiche diverse, grazie alla giustapposizione di pietre locali e non, come la Luserna con il Thala beige della Tunisia, i graniti Silani con il Gris de Savoie, portando così alla luce tracce tangibili di un lungo viaggio, che dal Nord Africa porta all’Italia, passando per la penisola iberica e la Francia. Come le impronte degli elefanti lasciate sul cammino si ripetono tra loro, simili ma mai del tutto uguali, così, all’interno del percorso di mostra, la serialità tipica della lavorazione industriale viene messa in discussione dalla riscoperta di tecniche di artigianato antiche e radicate nel territorio, mentre il tangibile della macchina e del progresso si confronta con l’evanescenza di una tradizione che viene tramandata oralmente e ripetuta nei gesti.



Il progetto espositivo di Helena Hladilová entra, così, in dialogo con le opere della Pinacoteca G.A. Levis, sita nel cinquecentesco palazzo già Paleologo di Chiomonte, che conserva un prezioso nucleo di dipinti realizzati dall’artista chiomontino durante i primi vent’anni del Novecento, oltre alla neonata Collezione Etnografica. La Pinacoteca G.A. Levis ha riaperto al pubblico a maggio 2021, con una veste totalmente rinnovata, grazie al sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando “Luoghi della Cultura”.

Completa la proposta espositiva un calendario di attività educative per tutti i pubblici, in modo da offrire ai visitatori la più ricca esperienza di visita possibile. Oltre al coinvolgimento delle scuole del territorio, in collaborazione con associazioni locali, si propone un ricco programma di percorsi tematici guidati e attività dedicate alle famiglie. Si consiglia di seguire i canali social della Pinacoteca G.A. Levis, sempre aggiornati, anche in merito al public program allegato.

Helena Hladlová (Kroměříž, Repubblica Ceca, 1983). Studia alla Facoltà di Belle Arti alla VUT University a Brno; all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano e all’Accademia di Belle Arti di Carrara. Nel 2008 è co-fondatrice dell’artist-run-space GUM Studio. 

Interessata da sempre a forme naturali utilizzate sin dall’antichità come primarie fonti di sostentamento, la sua ricerca si sviluppa tra l’apprendimento e l’applicazione dei processi artigianali di lavorazione, che cambiano forma ed uso rispetto al contesto di appartenenza, e sull’indagine delle narrazioni tra mitologia e cultura popolare, proprie di ogni comunità. Ha esposto in importanti istituzioni e gallerie nazionali e internazionali tra cui: National Gallery, Praga; MACRO, Roma; GAM, Torino; Centro Luigi Pecci per l’Arte Contemporanea, Prato; American Academy, Roma; MAXXI, Roma; Nomas Foundation, Roma; Fondazione Pastificio Cerere, Roma; Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia; Fondazione Antonio Ratti, Como; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Polansky Gallery, Praga; L’Ascensore, Palermo; 0smička, Humpolec; Kleine Humboldt galerie, Berlino; SVIT, Praga; Treti Galaxie, Milano; Fanta Spazio, Milano. 

Nel 2012 partecipa a Go West! - III Biennale Internazionale di Mosca per la Giovane Arte, Muzeon Art Park, Mosca. Nel 2013 partecipa alla 6a Biennale di Praga e la sua galleria è SpazioA di Pistoia.



Pinacoteca G.A. Levis Il museo nasce a seguito del lascito testamentario del pittore Giuseppe Augusto Levis al Comune di Chiomonte di un’ampia selezione delle sue opere destinandola a scopi educativi e sociali. Dal 1974 quattro sale dello storico Palazzo di famiglia Levis, sono adibite a sede espositiva e, con aperture variabili, gli spazi della Pinacoteca vengono riqualificati intorno all’inizio degli anni Novanta e aperti al pubblico regolarmente dal 2008 sotto la direzione di Paolo Nesta. Dal 2020 la curatela della Pinacoteca è affidata a Ersilia Rossini e Beatrice Zanelli di ARTECO, associazione che dal 2010 opera nel campo della formazione, della ricerca e della valorizzazione artistica, rivolgendosi soprattutto alle nuove generazioni. Inserita in un territorio denso di storia, la Pinacoteca G. A. Levis si trova nel cuore di Chiomonte, tra l’Alta e la Bassa Valle di Susa, già territorio di transito per i pellegrini che percorrevano la Via Francigena, attraversata nei secoli da mercanti, soldati ed artisti. Con le sue attività, la Pinacoteca G.A. Levis vuole riaffermare il ruolo centrale e inclusivo delle istituzioni culturali e, nell’impossibilità momentanea di grandi spostamenti, ci invita a riprendere contatto con il patrimonio storico-artistico e paesaggistico che ci circonda, ponendosi come nodo strategico di circuiti di attrazione turistica tra memoria, tradizione, enogastronomia e attività in montagna. La collaborazione con CRIPTA747, in qualità di comitato scientifico per la selezione di artiste e artisti da coinvolgere per l’incremento delle collezioni di arte contemporanea, prende avvio nel 2022.


26/08/23

Beatrice Meoni da Cardelli & Fontana

 


Una mostra che è una condivisione, quasi forse una confessione quella che le opere di Beatrice Meoni propone col titolo Febbre negli spazi della galleria Cardelli & Fontana a Sarzana.



Con la mostra Febbre Beatrice Meoni presenta la sua recente produzione, un corpus di lavori che hanno come filo conduttore il fenomeno del tarantismo, che nell’intersezionalità dei suoi significati le dà la possibilità di sfiorare e percorrere una trama intricata di legami con la natura, con gli insetti, con i corpi, con la magia, con i riti collettivi, con le tradizioni popolari e con la danza. Si tratta di opere che segnano in modo più netto quella graduale evoluzione che sta investendo la sua pratica.

Basta osservare la sua passata produzione per accorgersi che le opere presentate in questa occasione sono l’effettivo principio di una nuova ricerca, di un nuovo codice linguistico e rappresentano la scoperta di inedite soluzioni.

Sono dipinti che testimoniano l'emersione di una nuova sensibilità contrassegnata dal coraggio di mostrare qualcosa in più che prima restava celato e veniva rimosso dal quadro, mentre ora appare in modo prepotente.

Questi dipinti ritraggono tutto il suo mondo, svelandolo nella sua apparente caoticità.

Non sono, infatti, solo delle rappresentazioni di oggetti, ma dipinti-confessione, autoritratti dell’artista in forma di composizioni di piccole cose che popolano in modo sempre più prepotente la dimensione del quadro.  

Piccoli souvenir, scarpe, bucce di banana, attrezzi da cucina,  ritagli di giornale, libri, appunti e  bambole di carta  trovano una loro dimensione e una loro voce.  

Si fa strada una metafisica del reale, dove la pittura è interpretazione e emersione dell’esperienza personale e collettiva, che si dà nella sua dimensione fisica, psicologica e spirituale.







25/08/23

Nicholas Galanin per Paf di New York

 


Per Public Art Fund di New York Nicholas Galanin ha creato un'opera con lo stesso tubo d'acciaio utilizzato per costruire il muro di confine tra Stati Uniti e Messico, riecheggiando anche la sua altezza di 30 piedi. Il metallo è stato tagliato e riassemblato per precisare LAND in un formato che ricorda la scultura di Robert Indiana del 1966, LOVE . La piastra anti-arrampicata vista in cima al muro di confine appare qui sulle lettere superiori e il testo si ripete in quattro strati per creare una struttura dinamica e aperta. Man mano che il nostro punto di vista cambia, il testo si sposta tra leggibilità e astrazione.



Galanin è un membro della tribù Sitka dell'Alaska (nato nel 1979 a Sitka; Lingít e Unanga x̂). In quanto indigeno, pratica la sussistenza nella sua terra natale. Per lui, il libero movimento della vita è essenziale e tutta la vita è profondamente connessa alla Terra. Galanin adatta aspetti della pop art e del minimalismo, come la ripetizione, il testo e la produzione industriale per protestare contro i sistemi oppressivi di divisione e controllo. Il titolo, In ogni lingua c'è terra / En cada lengua hay una Tierra,combina inglese e spagnolo, due lingue imposte in Nord America sin dalla colonizzazione. Il lavoro ci ricorda che i popoli indigeni persistono e permeano i confini nonostante la rimozione forzata di diritti, lingue e accesso alla terra e all'acqua. Per Galanin, "le barriere alla terra riflettono direttamente le barriere all'amore, l'amore per la terra, per la comunità e per le generazioni future".




24/08/23

Arte nelle vette tibetane

 


Ieri si è conclusa la prima edizione di S
ā ladakh che ha riunito alcuni artisti ladakhi contemporanei, internazionali e indiani, nonché un collettivo di organizzazioni ladakhi che si concentrano sui temi della comunità, della cultura e dell'ambiente per esplorare i complessi temi ambientali che coinvolgono anche queste alte terre tibetane.




Gli artisti rifletteranno e interpreteranno nelle loro opere cosa significano per loro le domande sul nostro ruolo ambientale e culturale. Le opere di installazione erano visibili durante il giorno e le installazioni video e luminose durante la notte e hanno creato una nuova esperienza espositiva esperienziale.






23/08/23

Tomás Saraceno alla Serpentine




La Serpentine gallery di Londra ospita l'artista Tomás Saraceno, il cui lavoro abbraccia l'interdisciplinarietà e l'interconnessione tra gli ecosistemi. La prima mostra personale di Saraceno nel Regno Unito invita i partecipanti a considerare diverse forme di conoscenza e prospettive non umane attraverso una serie di opere d'arte, suggerimenti ed esperienze che si estendono oltre le mura di Serpentine South, nei Royal Parks e oltre.

La mostra attinge alla continua ricerca dell'artista sui ragni come fonte di ispirazione. La straordinaria architettura delle loro reti e dei loro comportamenti ci intrappola in varie percezioni culturali, miti e relazioni. I visitatori di Serpentine South possono accedere a nggamdu.org , un portale web per un antico rituale di divinazione dei ragni che l'indovino locale Bollo Pierre Tadios ha chiesto a Saraceno di costruire quando ha visitato Somié, in Camerun nel 2019. Questo progetto in corso è stato sviluppato in collaborazione con Arachnophilia , una comunità interdisciplinare e orientata alla ricerca di umani, ragni e le loro ragnatele, iniziata da Saraceno.




Lavorando con varie comunità di interspecie ed ecosistemi viventi, compresi quelli di Salinas Grandes e Laguna de Guayatayoc (Argentina), Somié (Camerun), Aerocene, Arachnophilia e i Parchi Reali, Saraceno incoraggia i visitatori a imparare dalla loro conoscenza situata per percepire bioindicatori: organismi che possono segnalare cambiamenti nel tempo, nel clima, nei livelli di inquinamento e nel benessere ecologico. La mostra presenta un'installazione filmica immersiva, che segna la continuazione di un rapporto di lunga data tra la comunità dell'artivismo ambientale Aerocene, anch'esso fondato da Saraceno, e le comunità del bacino di Salinas Grandes e Laguna de Guayatayoc a Jujuy, in Argentina, che stanno lottando per proteggere le loro terre dall'estrazione del litio, spinte in gran parte dalla domanda di batterie che sta inquinando e riducendo uno dei più scarsi dell'ecologia risorse: acqua. Entrando in questa mostra 'viva' e reattiva, i visitatori sono invitati a consegnare volontariamente i propri telefoni cellulari. Web(s) of Life ci invita a rompere con la nostra dipendenza dalla tecnologia e riconnetterci con un approccio più reattivo al nostro ambiente.



Attraverso i Kensington Gardens, i visitatori possono incontrare sculture interattive che coinvolgono le numerose specie del parco, tra cui uccelli, insetti, volpi e anatre. Anche l'infrastruttura di Serpentine South si sposta per riconoscere e accogliere animali, piante e esseri umani di tutte le età: attrezzature, altezza dell'installazione, porte e tutte le opere d'arte vengono modificate per incoraggiare ulteriormente il movimento degli organismi viventi e dell'aria.

Attraverso Web(s) of Life , i visitatori sono invitati a considerare gli effetti distanti delle azioni locali, delle interazioni digitali e del capitalismo dei consumi, mentre Saraceno ci chiede di guardare verso modi futuri di vivere insieme.



22/08/23

Okoyomon da Sant’Andrea de Scaphis

 


La visione di Precious Okoyomon, proposta da Sant’Andrea de Scaphis è ambigua, fuorviante, una natura che agisce su tanti nostri luoghi comuni ma che li supera. Ecco, il fiore, viene sollevata un'immagine carica di associazioni di purezza, bellezza, fertilità e innocenza il suo fardello simbolico, diventando solo se stesso: tenace, virulento e formidabile.



Intitolato The Sky Is Always Black, Fort Mose (2022), il progetto fa riferimento a un insediamento del XVIII secolo di neri precedentemente ridotti in schiavitù che fuggirono dall'America.



21/08/23

Prossimamente TAG - Torino Art Galleries


Arrivano diverse novità da TAG - Torino Art Galleries, c'è una nuova presidenza, si tratta di Elisabetta  Chiono della  galleria  d’arte  Chiono  Reisov à  Art  Gallery.

Anche  il  Direttivo  di  TAG  si  rinnova  con  l’ingresso  dei  nuovi  associati, Umberto  Benappi, dell’omonima  galleria,  ed Emanuela  Romano con  Valentina  Bonomonte di A  Pick Gallery, che vanno ad unirsi ai due vice presidenti Valerio Tazzetti di Photo&Contemporary e Pietro Gagliardi di Gagliardi e Dome “ Sono  felice -  dichiara  il  presidente  uscente Alberto  Peola -  di  passare  il  testimone  alla  collega Elisabetta Chiono, da poco entrata in TAG con altre giovani galleriste e galleristi torinesi. Questi sono  i  segnali  evidenti  di  come  TAG  sappia  evolversi  in  continuazione  e  dopo  quasi  25  anni  di attivit à  confermare la qualità  delle sue proposte e dei suoi associati. Ed è  per queste capacit à  che l’attivit à   di  TAG  è  stata  riconosciuta  e  supportata  da  istituzioni  importanti,  prima  fra  tutte  la Fondazione per  l'Arte  Moderna  e Contemporanea  CRT, unico  ente sostenitore  sin dalla prima edizione. Dopo anni difficili, tutta TAG sta lavorando per aumentare ulteriormente il proprio ruolo culturale  in città ed  Elisabetta Chiono, con  la  collaborazione  del  nuovo  consiglio  direttivo, saprà guidarne proficuamente lo sviluppo nei prossimi anni”

Nata nel 1985 a Torino, dove vive e lavora, Elisabetta Chiono ha conseguito il titolo di avvocato presso   il   Foro   di   Torino   dopo   una   laurea   nell’ambito   del diritto   dei   beni   culturali

Successivamente ha frequentato un Master  full time in Management dell’arte presso  la  scuola  di Management  del  Sole24ore  di  Milano. Ha  lavorato  presso  uno  studio  torinese  specializzato in fiscalità e diritto dell’arte e poi come assistente di galleria della sede milanese di Robilant+Voena. 

Da  due  anni  collabora  con  Exibart.  La  sua  Galleria  CRAG  (Chiono  Reisov à  Art  Gallery) è  stata  fondata nel 2016 da lei e dalla madre Karin Reisov à , con la quale condivide la ricerca artistica della galleria,  in  particolare  di  artisti  emergenti,  e  la  passione  per  un  lavoro  iniziato  come  attività   no profit fondando l’Associazione Culturale Areacreativa42. 

“Essere stata nominata Presidente della Associazione TAG - sostiene Elisabetta Chiono -  è  per me un privilegio sotto molti punti di vista, soprattutto a seguito della presidenza di Alberto Peola. TAG è  una realt à  che sta per compiere il suo 25mo anno e che conta di un importante bagaglio storico in una  citt à   nella  quale  l’arte  ha  sempre  rappresentato  un  punto  focale.  Il  mio  obiettivo  principale sar à  lavorare in questi 3 anni in stretto contatto con il direttivo di TAG e con le gallerie associate per ricambiare la loro fiducia e porre le basi per potenziare la rete con il territorio, le istituzioni, i collezionisti e gli appassionati in questo complesso ed imprevedibile momento storico. Sono molte le novità che coinvolgeranno  la  nostra  città ,  tra  le  quali  la  grande  notizia  del  Festival  di Fotografia.  Le  gallerie  d’arte  non  sono  da  considerare  solo  attività   commerciali,  ma  anche  (ed è evidente  durante il  periodo di Artissima  quale  esempio  più  immediato)  fonte  di  cultura,  turismo, movimento, condivisione, partecipazione a qualsiasi livello, aspetti che non possono essere ritenuti di relativa importanza. Lavorerò affinché anche queste riflessioni siano la nostra guida, con grande entusiasmo e dedizione”.​

Secondo Comunicato Stampa TAG - Torino Art Galleries

TAG OUVERTURE #14

GIOVEDì 14 SETTEMBRE 2022 ore 18,00 - 23,00

TORINO 4 Agosto 2023

L ’ Associazione  TAG  -  Torino  Art  Galleries  è  lieta  di  annunciare  la  nuova  edizione  di TAG OUVERTURE  #14 che  si  terrà  presso  le  gallerie  associate  di Torino   giovedì  14  Settembre  2023 dalle ore 18 alle ore 23.

Il  programma  prevede  l’inaugurazione  della  nuova  stagione  espositiva  2023-24,  con  l’apertura coordinata  e  prolungata  in  orario  serale  delle  mostre  delle  gallerie  associate  di  TAG  –  Torino Art Galleries.

TAG OUVERTURE #14 è realizzata grazie al sostegno della Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea CRT. La manifestazione è giunta alla sua quattordicesima edizione e si annuncia come  un  evento  importante  per  la  città  con  mostre  di  artisti  emergenti  e  affermati,  italiani  e internazionali.  “Dopo  la  pausa  estiva,  l’evento TAG  OUVERTURE -  sostiene  la  neo  presidente Elisabetta  Chiono - è  l’occasione  per  presentare  al pubblico  le mostre delle gallerie associate in un percorso dislocato nella città, con fulcro l’arte contemporanea tra ricerca e sperimentazione, artisti già noti e nuove proposte”.

TAG  conferma  il  proprio  ruolo  di  associazione  culturale  capace  di  organizzare  eventi  artistici  di richiamo in città. Con questa nuova edizione, le gallerie di TAG danno il benvenuto al pubblico che nella sera di giovedì potrà visitare liberamente le mostre.

Fondata nel 2000, l’Associazione TAG – Torino Art Galleries – riunisce 17 gallerie d’arte torinesi. L’Associazione ha per scopo la promozione e la diffusione dell’arte contemporanea, come elemento di  crescita  culturale  del  territorio  e  della  comunità  locale,  favorendo  lo  sviluppo  di  una  sensibilità artistica  attraverso  l’incontro  delle  arti  plastiche  e  figurative  con  il  pubblico,  gli  appassionati  e  le nuove generazioni. Si pone come soggetto di riferimento per gli Enti Locali, collaborando alle loro iniziative e al tempo stesso ideando e realizzando diversi progetti e attività specifiche ed autonome, tra   i   quali   si   ricordano:   “ManifesTO”   (in   collaborazione   con   il   Museo   d’Arte   Moderna   e Contemporanea  e  l’Assessorato  alla  Cultura  della  Città  di  Torino),  “Outlook”,  e  le  differenti edizioni di “TAG Ouverture” e delle “Notti delle gallerie TAG”, realizzate grazie al sostegno della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT (e della Camera di Commercio di Torino).

TAG  OUVERTURE #14  è realizzata grazie al sostegno di: Fondazione  per  l'Arte  Moderna  e  Contemporanea  CRT,  unico  ente  sostenitore  sin  dalla  prima edizione.


Lista delle Gallerie TAG

Galleria  Giorgio Persano, Galleria Franco Noero, Galleria Peola Simondi, Norma Mangione, Tucci Russo Chambres D’Art, Photo & Contemporary, Gagliardi e Domke, CRAG – Chiono Reisova Art  Gallery, Febo&Dafne, metroquadro, A  Pick  Gallery,  Galleria Umberto  Benappi, Riccardo Costantini Contemporary, Weber & Weber, Galleria In Arco, Luce Gallery, davide -paludetto | artecontemporanea

Contatti:  info@torinoartgalleries.it   |  www.torinoartgalleries.it

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20/08/23

Orisons di Marguerite Humeau

 



Black Cube è un museo d'arte sperimentale senza scopo di lucro che alimenta l'autosufficienza degli artisti e ispira le persone a scoprire e apprezzare l'arte contemporanea oltre le tradizionali pareti bianche di musei e gallerie, presenta  "Orisons di Marguerite Humeau un sottile terrapieno di 160 acri che trasforma un appezzamento di terra incoltivabile nella San Luis Valley del Colorado in un luogo di rispetto, onorando la sua storia espansiva, l'ecosistema esistente e il futuro immaginabile. 

L'opera è costituita dalla terra nella sua interezza, così come da una serie di ottantaquattro sculture cinetiche e interattive che invocano le storie della terra e la vasta rete di interrelazioni. Decine di sculture fischianti e ritmiche, simili a piante ispirate alla vegetazione autoctona e nomade, vengono attivate dal vento, una forza leggendaria nella valle, per evocare le energie del sito. Anche una parte del lavoro sono sculture di grandi dimensioni che si librano sul terreno e fanno riferimento visivo alle ali spiegate di Sandhill Cranes, uccelli iconici che migrano attraverso la regione, su cui i visitatori possono sdraiarsi.



Humeau è noto per la creazione di opere d'arte che formano ecosistemi semi-mitici. Nella sua pratica, resuscita poeticamente mondi estinti o dimenticati e intreccia eventi fattuali in narrazioni speculative. Per Orisons , Humeau ha rivolto la sua attenzione alla San Luis Valley, un'alta valle alpina con una ricca storia di agricoltura e sede dei più antichi diritti d'acqua continui del Colorado. Questa regione, insieme al sud-ovest degli Stati Uniti, è in mezzo a una mega siccità a causa del cambiamento climatico.

 Sviluppare orazioniin risposta a queste urgenze, Humeau ha lavorato a stretto contatto con gli agricoltori di quarta generazione della San Luis Valley, Jones Farms Organics, e ha anche svolto ricerche approfondite sul sito e consultato una vasta gamma di esperti: agronomi locali, ambientalisti, storici, rifugi della fauna selvatica, ornitologi, geomanti e comunità indigene, tra gli altri.

“Volevo collaborare con tutti gli esseri viventi che vivevano lì o di passaggio. La terra è l'opera d'arte e volevo celebrarla e ogni essere su di essa, così come riconnetterla e i suoi abitanti con i loro presenti, passati e futuri. — Margherita Humeau

Orisons di Marguerite Humeau, curata e prodotta dal Black Cube Nomadic Art Museum. Orisons è reso possibile grazie al generoso supporto di Surface Horizon Ltd, Jones Farms Organics, David & Laura Merage Foundation, Etant donnés Contemporary Art, un programma di Villa Albertine, The Shifting Foundation, The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts, la Ruth Foundation for the Arts, White Cube, CLEARING, Demiurge, UOVO, InCord, Jamps Studio, MKSK.