Quartz Studio è lieto di presentare Unearth, la prima personale italiana di Lihi Turjeman (Tel-Aviv, Israele, 1985) a cura di Noam Segal. Con una nuova serie di dipinti, incentrata sui legami tra cultura antica e cultura contemporanea, l’artista a Torino reimmagina il nostro rapporto con i concetti di tempo, archeologia, restauro e manufatti storici.
Per la mostra site - specific da Quartz Studio, Turjeman crea un dipinto-installazione caratterizzato dall’anelito di passato che testimonia un atteggiamento critico nei confronti della cultura del presente. L’artista ha iniziato la serie con i quadretti pseudoscientifici dal titolo We Are Dealing With Very Dangerous Materials (2020), in cui ricorrono due mani infilate in un paio di guanti e figure amorfe di sabbia che incitano all’osservazione attenta.
Le opere attivano uno sguardo scientifico e classificatore quasi che, nascoste negli oggetti, si celino ulteriori informazioni ancora tutte da svelare. Earthen Pots (2020) e Holding Pattern (2020) ritraggono una pletora di anfore di terracotta vuote su uno sfondo nero, che rappresenta la ricerca archeologica e il lavoro di laboratorio. Alcune sono più evidenti e spiccano in maniera netta, altre sono scure, offuscate o appena abbozzate. Grazie alla disposizione, evocativa di una coreografia di corpi umani, le anfore alludono alla possibilità di uno sguardo altro, che sfugge e si allontana dalla nostra comprensione binaria della scienza, della formazione della verità e della natura morta.
Uno dei pezzi centrali della mostra trae ispirazione da una statuetta “assorta” di 4000 anni fa, posta su un recipiente di terracotta riesumato in Israele/Palestina. La scultura asessuata, ritratta nell’insolito atteggiamento pensoso, è stata rinvenuta nella tomba di un guerriero cananeo. Storicamente i guerrieri venivano spesso sepolti con statuette che fungevano da guide spirituali per l’aldilà e con altri oggetti di terracotta, ad esempio armi e ossa di animali. Turjeman ha riprodotto un ingrandimento di quella statuetta che, con gli occhi spalancati e vuoti, tenta di svelare un momento presente mai (ri)visitato prima.
Lihi Turjeman (Tel-Aviv, Israele, 1985) vive e lavora a Tel-Aviv e a Torino. Ha ottenuto un master in Belle arti presso la Bezalel Academy of Arts and Design di Gerusalemme e nel 2015 ha vinto il premio per i giovani artisti del ministero della Cultura israeliano. È stata residente della Cité internationale des arts di Parigi, del centro artistico Artport di Tel Aviv, della Fondazione Spinola Banna in Italia, della Nars Foundation e dell’ISCP di Brooklyn, New York. I suoi dipinti-installazioni di grandi dimensioni sono caratterizzati dal monocromatismo e ruotano attorno allo spazio, in ogni sua forma e significato. Le opere di Turjeman incarnano una dualità estrema, spaziando libere fra l’approccio epico e l’attenzione microscopica ai dettagli rappresentati mediante la “mappatura” e la scalfittura della superficie. Fra le sue tecniche figura infatti l’action-painting, o espressionismo astratto, in cui l’artista interviene fisicamente sulla superficie del dipinto. Spandendo, sfregando, staccando, macchiando e incollando, indurisce la tela e ne mette in risalto pieghe e trame. La tela è come una parete, un territorio o una mappa ancora tutti da tracciare. Negli ultimi dieci anni Turjeman ha esposto in diverse istituzioni fra cui The Israel Museum di Gerusalemme, Tel-Aviv Museum of Art, Center for Contemporary Art Tel-Aviv, Petach Tikva Museum of Art, Haifa Museum of Art.
Le sue opere si possono trovare in collezioni pubbliche e private d’Israele, d’Europa e degli Stati Uniti. L’artista è rappresentata dalla galleria Sommer Contemporary Art, Tel-Aviv/Zurigo, e da Ncontemporary, Milano/Londra. Quartz Studio ringrazia l’artista e la curatrice Noam Segal. La mostra resterà aperta dal 10 febbraio al 17 aprile 2021, su appuntamento.