Si annuncia molto interessante la rassegna che dal 26 marzo al 25 luglio 2021 il Kunsthaus Zürich dedica a Gerhard Richter. È la prima mostra personale che il Kunsthaus dedica al più importante artista tedesco contemporaneo. L’esibizione è incentrata su uno dei suoi generi principali, ovvero la pittura di paesaggio. Delle 130 opere in mostra, la maggior parte sono in Svizzera per la prima volta oppure sono nuovamente fruibili dal pubblico dopo diversi decenni: basti citare la «Veduta di città PX» (1968), gli spettacolari «Paesaggi marini» provenienti da Berlino e da Bilbao e l’«Immagine della giungla» (1971), carica di energia, in prestito da una collezione privata. Accanto a 80 quadri sono in mostra disegni, collage fotografici, fotografie dipinte, stampe e libri d’artista.
La mostra, concepita da Hubertus Butin, curatore ospite proveniente da Berlino, e realizzata insieme alla curatrice del Kunsthaus Cathérine Hug, presenta una struttura tematica. Su 1200 metri quadri i visitatori potranno vedere uno spaccato del processo creativo di Richter dal 1957 al 2018.
PAESAGGI DI SECONDA MANO
Fin dall’inizio Richter osserva il paesaggio attraverso la lente meccanica della fotografia. Alla base dei suoi quadri vi sono soprattutto scatti realizzati dall’artista stesso. Egli di fatto non rappresenta paesaggi, bensì fotografie di paesaggi. Rimane visibile a colpo d’occhio l’estetica spiccatamente fotografica del dettaglio, della struttura e del colore, come ad esempio nel quadro ad olio «Casa nella foresta» (2004), che presenta uno scorcio dell’edificio per il personale del celebre hotel di Sils Maria. Prende così avvio la sua riflessione critica sulle opportunità perdute della pittura.
«INNESTI» DI ISPIRAZIONE ROMANTICA
Il romanticismo tedesco di pittori quali Caspar David Friedrich costituisce per Richter un centrale punto di riferimento in alcuni suoi quadri. Egli cerca di attingere all’estetica di tali opere tramite cieli sconfinati e orizzonti bassi, intensi tramonti, paesaggi avvolti nella nebbia, immagini di nuvole e arcobaleni. Al contempo, tuttavia, si vede costretto a rielaborare la tradizione romantica in opere come «Ghiaccio» (1981), che se da una parte si riallaccia al «Mare di ghiaccio» (1823) di Friedrich, dall’altra non può essere – come in Friedrich – una manifestazione visibile del divino. Poiché tuttavia i suoi quadri paesaggistici carichi di atmosfera vengono percepiti da molti come romantici, l’artista li definisce degli «innesti».
PAESAGGI NELL’ASTRAZIONE
Soprattutto negli anni Sessanta e Settanta l’artista realizzò quadri altamente astratti di montagne, parchi e città, che esplorano ulteriormente le possibilità pittoriche offerte da un’astrazione basata originariamente sulla fotografia. Tali opere oscillano tra motivi paesaggistici rappresentati in modo figurativo e una materialità autoreferenziale del colore applicato con ampie pennellate. In tale dicotomia non si cela l’astrazione classica, intesa come emancipazione della forma, bensì vi si esplorano le potenzialità offerte da un percorso di emancipazione che parte dalla fotografia. L’opera bipartita «San Gallo» (1989), dalle dimensioni 250 x 680 cm, è a uno stadio talmente avanzato di astrazione che neanche gli abitanti della città ne riconoscono i tratti topografici o architettonici.
PAESAGGI COME COSTRUTTI FITTIZI
Negli anni Settanta e Novanta Richter crea anche paesaggi in forma di costrutti fittizi. Con quadri ad olio, stampe, collage fotografici e un’opera tridimensionale, rappresenta paesaggi e spazi monumentali non riscontrabili nella realtà. La composizione delle immagini del mare, delle montagne e delle nubi trascende ogni tipo di esperienza reale quanto alle dimensioni o alla collocazione degli elementi.
PAESAGGI SOVRAVERNICIATE
Dal 1965 in poi, l’artista dà vita a dipinti ad olio astratti su base fotografica utilizzando un ampio spettro di tecniche accomunate da spiccata fisicità, quali la decalcomania, la raschiatura, la diffusione di colore con la spatola e con la racla. Attraverso la fotografia di paesaggio viene presentato un motivo figurativo mentre in superficie viene applicata una materia cromatica astratta. Questi due piani – anche in opere prive di riferimenti topografici come «10.Apr.2015» (2015) – si fondono a creare un’unità composita avvincente, eppure rarefatta.
UNO SGUARDO RIVOLTO AL PASSATO, MA ANCHE AL FUTURO
Nel 1981 Richter disse dei suoi paesaggi: tali opere mostrano la mia «nostalgia», sono il «sogno di un ordine classico e di un mondo ideale». E in effetti quando parliamo di paesaggio, di solito lo facciamo in un’accezione positiva. Dalla prospettiva dell’osservatore, i più concorderanno sul fatto che i paesaggi di Richter non contraddicono la nostra concezione del «bello». La dichiarazione resa da Richter nel 1970 di voler dipingere «qualcosa di bello» tramite i paesaggi era per certi versi sovversiva, come giustamente evidenziato dallo storico dell’arte Dietmar Elger, biografo di Richter e direttore dell’archivio di Dresda a lui dedicato. Infatti, all’epoca erano preponderanti altri movimenti artistici quali la pop art e l’arte concettuale, come pure le opere politicamente impegnate. Con la sua pittura Richter andava controcorrente.
IL PAESAGGIO IN TEMPI MOVIMENTATI
La nostra ammirazione del paesaggio e delle sue qualità estetiche aumenta con l’avvio dell’industrializzazione nell’Ottocento. Tale apprezzamento cresce ancora a seguito delle devastazioni causate da guerre e da catastrofi ecologiche. L’evocazione di sentimenti forti accomuna l’osservazione tanto dell’arte quanto del paesaggio. Il 2021 è ancora segnato dalla crisi del coronavirus, con conseguenze assai avvertite sul piano personale, quali il distanziamento fisico e la drastica riduzione della mobilità. La programmazione della mostra in questo periodo offre un barlume di speranza. Una visita al Kunsthaus Zürich mostra l’importanza delle esperienze sensoriali in un percorso di ricezione condiviso, soprattutto quando, come nel caso dei paesaggi di Gerhard Richter, divengono uno sfondo per la proiezione delle nostre nostalgie.
In collaborazione con il Bank Austria Kunstforum Wien.
Con il sostegno di Credit Suisse – Partner Kunsthaus Zürich e di Swiss Re – Partner per l’arte contemporanea.
PROPOSTE DI MEDIAZIONE MUSEALE: VISITE GUIDATE, TAVOLE ROTONDE, CONCERTO
Un’audioguida (in tedesco, inglese, francese, italiano) per i grandi propone approfondimenti e spiegazioni del filo conduttore della mostra alla luce di oltre 20 opere. A disposizione dei bambini vi sono un’apposita audioguida (in tedesco) e fogli da colorare.
Visite guidate
Visite guidate per il pubblico (in tedesco) sono previste ogni mercoledì e giovedì alle ore 18:00, il venerdì alle ore 15:00 e la domenica alle ore 11:00. In inglese: sabato 10.4. e 26.6. alle ore 13:00. In francese: sabato 24.4.4 alle ore 13:00. Il Kunsthaus organizza volentieri visite guidate private su richiesta.
Dalla concezione alla realizzazione della mostra
Uno sguardo dietro le quinte con il curatore ospite Hubertus Butin e con la curatrice del Kunsthaus Cathérine Hug; modera Christoph Stuehn.
Sabato 27 marzo, ore 11:00–12:30, sala conferenze del Kunsthaus Zürich.
CHF 10.–/8.– ridotto; CHF 4.– con biglietto valido per la mostra e per i membri.
Ritorno del sublime
Dialogo tra Julia Gelshorn, professoressa di storia dell’arte, Günther Vogt, architetto di paesaggi, e Julius von Bismarck, artista; modera Cathérine Hug.
Mercoledì 26 maggio, ore 18:30–20:00, sala conferenze del Kunsthaus Zürich.
CHF 15.–/10.– ridotto; CHF 5.– con biglietto valido per la mostra e per i membri.
Dalla mente alla carta
Su ordinazione dei visitatori, la scrittrice Julia Weber redige su macchina da scrivere nuovi testi d’ispirazione paesaggistica da portare via con sé.
Domenica 27 giugno, ore 13:00–18:00, giardino di Miró del Kunsthaus Zürich.
Paesaggi sonori
Un viaggio nell’ampio spettro dei suoni del pianoforte che probabilmente hanno accompagnato Gerhard Richter nella sua opera di creazione. Musiche da Johann Sebastian Bach a John Cage fino a György Kurtág; idea e realizzazione a cura di guerillaclassics, Hiromi Gut, e Cathérine Hug, con giovani ospiti a sorpresa di provenienza internazionale.
Mercoledì 14 luglio, ore 18:30–20:00, nella sala conferenze del Kunsthaus Zürich e nello spazio pubblico attorno al Kunsthaus.
CHF 15.–/10.– ridotto; CHF 5.– con biglietto valido per la mostra e per i membri.
CATALOGO
La mostra è accompagnata da un catalogo (Hatje Cantz Verlag, 220 pag., 190 ill.) con testi inediti di Hubertus Butin, T. J. Demos, Matias Faldbakken, Cathérine Hug e Lisa Ortner-Kreil. La pubblicazione è già disponibile in tedesco e in inglese presso lo shop del Kunsthaus al prezzo di CHF 48.–.