Per la stagione autunnale il Castello di Rivoli presenta la mostra di Nalini Malani dal titolo "La rivolta dei morti - Retrospettiva 1969-2018. Parte II" curato da Marcella Beccaria in collaborazione col Centre Pompidou, Paris
Lunedì 17 Settembre alle ore 17 ci sarà una conferanza di Mieke Bal e Nalini Malani
a cui seguirà l'apertura della mostra alle ore 19.
Nell’ambito di un programma di collaborazioni museali internazionali, il
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e il Centre Pompidou,
Parigi, presentano la prima retrospettiva di Nalini Malani
in Italia e in Francia. La mostra, che copre quasi cinquant’anni di
carriera artistica, è articolata in due parti, ciascuna delle quali
comprende una differente selezione di opere. Dopo la prima parte,
allestita al Centre Pompidou nell’autunno del 2017, la seconda parte
della retrospettiva esordisce al Castello dal 18 settembre 2018 al 6
gennaio 2019.
Riconosciuta pioniera dell’arte contemporanea in India,
l’artista Nalini Malani (Karachi, 1946) vive e lavora a Mumbai, città
che l’artista preferisce continuare a chiamare Bombay. Malani esplora
attraverso il disegno, la pittura, l’installazione e numerose altre
forme sperimentali d’arte la ciclicità della violenza nella storia, in
particolare quella sulle donne, nel contesto dell’inarrestabile
globalizzazione. Profondamente politica, l’arte di Malani prende
ispirazione da archetipi presenti nella cultura orientale, nei miti
greci, in un dialogo di ampio respiro che include il teatro e la
letteratura contemporanea. Coinvolgendo gli osservatori in ambienti
immersivi e multisensoriali, l’artista riflette sulle conseguenze
devastanti delle guerre, dei fanatismi religiosi e dello sfruttamento
dell’ambiente naturale.
Afferma Carolyn Christov-Bakargiev, Direttore del Castello di Rivoli:
“Il lavoro di Malani riguarda la possibilità di rendere visibile
l’invisibile, di mettere in primo piano le ombre, di combinare ciò che è
documentabile e urgente con una visione mitica e universale. Nata a
Karachi nel 1946 da madre sikh e padre teosofo, Nalini Malani ha
conosciuto un mondo in crisi, tormentato dalle conseguenze del
colonialismo, delle guerre mondiali e dei loro postumi con enormi masse
di popolazione in movimento forzato. Ma ha anche avuto accesso alle
conoscenze cosmopolite e mondane, emancipatrici e transnazionali di
teosofi come Annie Besant, le cui visioni di un universo interconnesso
di forme-pensiero prefiguravano in qualche modo la futura fisica
quantistica. La famiglia di Malani, come molte altre, fu costretta a
fuggire durante la Partizione, e la piccola Nalini fu segnata a tal
punto da quel periodo che il suo immaginario affiora come ritorno di
materiale psichico represso, che ricompare come se fosse vomitato dalla
profondità di un subconscio pieno di orrori e traumi”.
Sviluppate in dialogo con l’artista, le due parti della retrospettiva Nalini Malani: La rivolta dei mortis ono ordinate in sequenza non cronologica, che invece privilegia i grandi temi che ricorrono nelle opere di Malani a partire dal 1969. In contrasto con il significato tradizionale del termine retrospettiva, per il Castello, come già per il Centre Pompidou, Malani ha creato un nuovo Wall Drawing/Erasure Performance (Disegno a muro/Performance di cancellazione), nel quale spiccano personaggi e rimandi iconografici e letterari che spaziano dall’arte indiana, ai miti greci, da citazioni letterarie tra cui Italo Calvino (1923-1985) e il poeta Attipat Krishnaswami Ramanujan (1929-1993), a storie di violenza e discriminazione contemporanea.
Sviluppate in dialogo con l’artista, le due parti della retrospettiva Nalini Malani: La rivolta dei mortis ono ordinate in sequenza non cronologica, che invece privilegia i grandi temi che ricorrono nelle opere di Malani a partire dal 1969. In contrasto con il significato tradizionale del termine retrospettiva, per il Castello, come già per il Centre Pompidou, Malani ha creato un nuovo Wall Drawing/Erasure Performance (Disegno a muro/Performance di cancellazione), nel quale spiccano personaggi e rimandi iconografici e letterari che spaziano dall’arte indiana, ai miti greci, da citazioni letterarie tra cui Italo Calvino (1923-1985) e il poeta Attipat Krishnaswami Ramanujan (1929-1993), a storie di violenza e discriminazione contemporanea.
Molto interessante è il ciclo di incontri che si svolgerà durante l'esposizione delle opere dell'artista, curato da Nalini Malani e Carolyn Christov-Bakargiev sul tema della violenza contro le donne.
"Dobbiamo imparare ad ascoltare le donne che ci hanno preceduto"
Il programma prevede i contributi di
Mieke Bal
17 settembre , 2018
Coco Fusco
27 ottobre 2018
Cauleen Smith
17 novembre / 2018
Milovan Farronato su / on Chiara Fumai
Carolyn Christov-Bakargiev
8 dicembre 2018
Il programma è realizzato con il sostegno di Nicoletta Fiorucci .