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03/09/18

La Fondazione Furla alla Triennale con Haegue Yang:Tightrope Walking and Its Wordless Shadow



Haegue  Yang,  Dress  Vehicles,  2012  Installation  view  of  The  Tanks:  Art  in  Action,  Tate  Modern,  London,  UK,  2012  
M+  Collection,  Hong  Kong  Photo:  Studio  Haegue  Yang 


LaTriennale di MilanoFondazione Furla presentano Haegue Yang:Tightrope Walking and Its Wordless Shadow, una mostra a cura di Bruna Roccasalva, promossa da Fondazione Furla e dalla Triennale di Milano.

Prima mostra personale di Haegue Yang in un’istituzione italiana, Tightrope Walking and Its Wordless Shadowraccoglie la vasta gamma di mezzi espressivi che contraddistinguono la sua pratica: dal collage al video, dalle sculture performative alle grandi installazioni. L’estrema varietà dei riferimenti e delle visioni prodotte, che si muovono su una sottile linea tra l’indagine sociale e la storia, trail vissuto personale e la memoria collettiva, genera percorsi immaginifici di grande potenza evocativa in cui oggetti, persone e luoghi sono inestricabilmente interconnessi.

Tightrope Walking and Its Wordless Shadowsi articola in tre ambienti che attraverso la combinazione di lavori iconici e nuove ambiziose produzioni – che rappresentano nodi cruciali nella produzione dell’artista dal 2000 a oggi – restituisce gli elementi ricorrenti nel suo lavoro: l’interesse per l’astrazione e la geometria; il movimento e la performatività; la relazione tra “piegare” e “dispiegare”,che l’artista esplora comepratiche interconnesse. Al centro c’è la sua ricerca dell’“inesprimibile”: l’urgenza di creare un linguaggio la cui potenzialità è comela camminata di un funambolo, in cui ogni movimento è molto più che dinamico, è carico di una tensione che evoca emozioni e percezioni.

Aprono il percorso due lavoriesposti raramente in passato ma considerati seminali: 134.9 m³(2000-2018) e 81 m² (2002-2018), appartenenti rispettivamente alle serie ThreadInstallations e ChalkLine Drawings.

134.9 m³è una barriera quasi invisibile costituita da fili di cotone rosso - tesi tra due pareti a intervalli di 10 cm e con l’impercettibile inclinazione di un grado - che isola un angolo della sala precludendone l’accesso. Il tracciato sembra proseguire sul muroretrostante con 81m²:una sequenza di linee rette disegnate a gesso rosso che si confondono con i fili, creando un effetto ottico di sottile movimento.

ThreadInstallations e Chalk Line Drawings, che prendono di volta in volta il titolo dalla misura dello spazio occupato, sono tra le prime opere di natura installativa realizzate da Yang e contengono in nuce aspetti centrali di tutta la sua produzione successiva: dall’interesse per la geometria all’impiego di materiali d’uso comune, fino all’attitudine ad articolare una spazialità ambivalente, concettuale e percettiva, accessibile e inaccessibile allo stesso tempo.

Haegue  Yang  Installation  view  of  Shooting  the  Elephant  象  Thinking  the  Elephant,  Leeum,  
Samsung  Museum  of  Art,  Seoul,  South  Korea,  2015  Photo:  Studio  Haegue  Yang 

All’interno della porzione di spazio delimitata da queste due installazioni, si intravvede un altro dei primi lavori dell’artista,Science of Communication #1 – A Study on How to Make Myself Understood(2000), che testimoniail suo continuo e faticoso confronto con le problematiche del linguaggioall’interno dei processi di integrazione culturale e sociale. Il testoinizialmente scritto da Yang come flusso di riflessioni personali in unacommistione indecifrabile di lingueè stato successivamenteeditato, tradotto in inglese erestituito in forma comprensibile da un traduttore professionista. L'artista muove dalla propria vicenda biografica- si è trasferita nel 1999 in Germania dalla nativa Corea per completare gli studi universitari a Francoforte– e dalla difficoltà incontrata quotidianamentenel tradurre il proprio pensiero in una lingua straniera.

La necessità della mediazione altrui per realizzare quest’opera esprime l’insicurezza e la vulnerabilità dell’artista, ampliando allo stesso tempo lariflessione alla più generale difficoltà, se non impossibilità, di comunicare se stessi attraverso il linguaggio.

Questo sentimento di incomunicabilità echeggia anche in Mirror SeriesBack(2006), uno specchio ovale appeso con la superficie riflettente rivolta verso la parete, come a dare le spalle allo spettatore e al mondo,con un gesto di negazione cosciente e di rifiuto attivo di un ruoloprestabilito e convenzionale.L’opera fa parte di un gruppo di sei lavori (Mirror Series, 2006-2007) in cui l’artista indaga diversi modi attraverso cui uno specchio può venire meno alla funzione di riflettere l’immagine di fronte a sé.Mirror Series esemplifica anche il peculiare approccio alla figurazione di Yang, che nei suoi lavori allude alla figura umana senza mai rappresentarla direttamente o, come in questo caso, evocandone l’assenza.


Dalle “barriere permeabili e trasparenti” di 134.9 si passa a Cittadella(2011), una monumentale installazione composta da 176 tende veneziane che occupa lo spazio centrale della mostra: un ambiente multisensoriale fatto di complesse strutture modulari, attraversate dai visitatori che si muovono al suo interno e da una coreografia ipnotica di luci, mentre diversi profumi si diffondono nello spazio alludendo a un “altrove”. Il titolo Cittadella rimanda a una fortificazione impenetrabile ma l’esclusività di questa architettura è parzialmente illusoria. Le pareti di tende attraversate dai fasci di luce si rivelano permeabili allo sguardo, e i passaggi che si aprono nella geometria esterna della struttura invitano lo spettatore ad addentrarsi e attraversarla.

Da questo suggestivo e immersivo percorso si passa a un altro ambiente, una sorta di sala da ballo sulle cui pareti si dispiega un intervento simile a un murales appartenente alla serie in continua evoluzione deiTrustworthies(iniziata nel 2010). In questo importante ciclo di opere Yang combina diversi materiali grafici: buste con pattern stampati, la sua personalissima rielaborazione della carta millimetrata (GridBlocs, iniziata nel 2000), vinili riflettenti, immagini di dispositivi tecnici e motivi naturalistici. La serie nasce con la casuale scoperta da parte dell'artista dell’affascinante varietà dei pattern della carta di sicurezza, la stampa usata per l'interno delle buste di documenti con la funzione di proteggere la natura confidenziale del loro contenuto. Mettendo in luce le possibilità estetiche di questi pattern, Yang li usa per creare dei collage: inizialmente paesaggi astratti composti da semplici linee orizzontali, che nel tempo assumono composizioni sempre più complesse - onde, rifrazioni, mulini a vento, composizioni a x, intrecci, caleidoscopi - e incorporano materiali eterogenei come carta da origami, carta vetrata, carta olografica, carta millimetrata, fino a uscire dai confini delle cornici per occupare l’intera parete. Negli interventi più recenti, come quello in mostra, iTrustworthiessono diventati per l’artista uno strumento per creare complesse ambientazioniche ospitano lavori scultorei.


Le figurazioni immaginifiche che si dispiegano lungo le pareti della sala fanno da cornice alla “danza” di due sculture performative della serie Dress Vehicles (inziata nel 2011) prodotte per l’occasione.

Ispirati a forme e concezioni diverse di danza, come le Danze Sacre dello spiritualista russo Georges I. Gurdjieffe i costumi geometrici dei Triadic Ballet (1922) di Oskar Schlemmer, iSonic Dress Vehiclespresentati in mostra, sono pensati dall’artista per “vestire” il pubblico e, come “maschere”, dare a chi le indossa una diversa identità, rivelando allusioniai travestimenti delle drag queen, alle danze tradizionali con le maschere e al teatro delle marionette.

Per Yang la danza è qualcosa di più di un genere, è una forma complessa di espressione, in cui impulsi fisici, socio-politici, spirituali e ritualistici convergono. I suoi Dress Vehicles non consentono molta libertà di movimento: secondo l’artistainfattiè nel semplice esercizio di spingere queste gigantesche strutture che si può sentire il "peso" della danza, avere la sensazione di essere “sovrastati” da questi splendidi costumi o, al contrario, “emancipati”dalla possibilità di muoverli nello spazio.Corpi ibridi in cui architettura, scultura e performance si fondono, i Sonic Dress Vehicles sono anche una sintesi perfetta della sfaccettata natura del lavoro di Yang che la mostra racconta.

Dall’approccio minimalista che contraddistingue la prima sala all’esuberanza fastosa dell’ultimo ambiente, il percorso espositivo riflette gli estremi tra cui si muove la sperimentazione continua di Haegue Yang, in cui l'incontro casuale con un oggetto o un materiale può generare forme, emozioni e narrazioni inaspettate e dove la negazione di conoscenze acquisite coincide sempre con l’apertura di nuove prospettive.



  
Encountering Isang Yun
Durante l’inaugurazione si svolgerà nelle sale della mostra il concerto Encountering Isang Yun, dedicato all’opera del compositore coreano IsangYun (1917-1995), in cui sarà presentatauna selezione delle sue composizioni per oboe e violoncello: Ost-West-Miniatur I (1994); Piri (1971); Glissées(1970); Ost-West-Miniatur II (1994).
                                                                                       
Yun è conosciuto in tutto il mondo non solo per l'innovativo percorso musicale ma anche per letormentate vicende politiche che hanno segnato la sua vita durante il periodo della Guerra Fredda.
Cresciuto durante l'occupazione giapponese della penisola coreana (1919-45),Yun aveva imparato a suonare il violoncello e aveva studiato musica in Corea e in Giappone, partecipandoattivamente al movimento anti-giapponese. Dopo la guerra coreana (1950-53), Yun cominciò a comporre, e nel 1956 partì per l'Europa per studiare dodecafonia. Le sue composizioni, eseguite con strumenti occidentali ma ispirate a tecniche tradizionali coreane e ad antiche storie popolari, cominciarono a essere apprezzate a livello internazionale.
Nel 1967, Yun fu rapito e portato a Seoul dove venne accusato di spionaggio, nel cosiddetto “Incidente di Berlino Est”. Yun e centinaia di altri intellettuali e artisti coreani furono imprigionati e torturati. Venne liberato solo nel 1969, grazie alle pressioni internazionali di musicisti e intellettuali, ma non venne mai riabilitato dal punto di vista politico. Poco dopo, fu naturalizzato come cittadino tedesco e non tornò mai più in patria.Morì di polmonite a Berlino nel 1995.
Yun simboleggia la divisione ideologica della penisola Coreana che sopravvive ancora oggi, e la sua polarizzazione tra destra e sinistra: Yun è il massimo artista nazionale, una figura tragica e celebre, maal contempo è marchiato dall'estrema destra comegrande traditore di sinistra. Elogiato e costretto al silenzio da entrambi i lati della Corea, gli eventi che hanno turbato la sua vita hanno pesantemente messo in ombra e isolato la sua ereditàmusicale.


Catalogo
In occasione della mostra sarà pubblicata l’antologia Haegue Yang:TightropeWalking and ItsWordlessShadow, curata da Bruna Roccasalvaed edita da Skira editore.
Il volume, in edizione bilingue (inglese/italiano), raccoglie una selezione delle interviste e dei saggi più significativi sul lavoro dell’artista dal 2006 al 2018 ed è corredato da un ricco apparato iconografico con opere storiche e documentazione dei lavori in mostra.


Haegue Yang(1971, Seoul, Corea del Sud. Vive e lavora tra Berlino e Seoul) è una delle artiste più riconosciute della sua generazione. Dopo gli studi nella nativa Corea (Seoul National University, 1994), Haegue Yang si trasferisce in Germania e consegueunMeisterschüler alla Städelschule di Francoforte (1999), dove attualmente insegna, mentre prosegue la sua attività espositiva internazionale.Ha esposto con mostre personali presso importanti musei tra cui: Walker Art Center, Minneapolis (2009); Aspen Art Museum, Aspen (2011); HausderKunst, Monaco di Baviera (2012); Bergen Kunsthall (2013); Leeum, Samsung Museum of Art, Seoul (2015); Ullens Center for Contemporary Art, Beijing (2015);Centre Pompidou, Parigi (2016); Museum Ludwig di Colonia (2018) con la mostra retrospettiva ETA 1994-2018.
Ha partecipato a importanti manifestazioni internazionali tra cui:Biennale di Gwangju (2010); dOCUMENTA 13, Kassel (2012); Biennale di Taipei (2014); Sharjah Biennale 12 (2015); Biennale di Sydney (2018) e Biennale di Liverpool (in corso fino al 28 ottobre 2018). Nel 2009 ha rappresentato la Corea alla 53.a Biennale di Venezia. Yang è la vincitrice dell’ultima edizione del prestigioso Wolfgang HahnPrize.

  
Haegue Yang: Tightrope Walking and Its Wordless Shadow a cura di Bruna Roccasalva

7 settembre – 4 novembre 2018 alla Triennale di Milano