Il PAV presenta tre nuovi lavori che vanno ad arricchire la collezione permanente del Centro d’arte. Con Sofia Caesar, Sara Enrico e Andrea Magnani, prosegue l'indagine della sfera ecologica e sociale che è propria del Parco Arte Vivente.
La collaborazione con questi artisti si pone in continuità con esperienze precedenti, come un'ulteriore germinazione di iniziative che hanno avuto luogo al PAV negli ultimi due anni; se con Sofia Caesar ritroviamo il respiro internazionale del progetto Resò, network di residenze supportato e promosso dalla Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea CRT, Sara Enrico ed Andrea Magnani rientrano invece tra i protagonisti della prima edizione di Teatrum Botanicum, il festival che il PAV dedica da due anni alle giovani ricerche svolte sul territorio nazionale. I tre lavori presentati si collocano a una certa distanza l'uno dall'altro, nell’arco d'interessi del museo: si tratta di tre interventi molto diversi nelle modalità formali e nei contenuti, ma che, nondimeno, condividono alcuni punti nodali.
I lavori di Sara Enrico e Andrea Magnani rivolgono lo sguardo al rapporto tra l'uomo e il suo ambiente investigando i meccanismi di percezione degli oggetti. A partire dai dati dell'esperienza sensoriale, tale relazione si esprime in dimensioni ambivalenti fatte tanto di simbiosi ed alleanze quanto di conflittualità e meccanismi coercitivi. Un rapporto che Sara Enrico incarna in The Jumpsuit Theme con il movimento e il ritmo del corpo che attraversa lo spazio aperto, tramite il riferimento, non privo di tratti ironici, al dispositivo culturale della tuta e ai suoi molteplici livelli di senso.
Aneico, Abacco e Adoneo, le architetture in gesso alabastrino ed acciaio inossidabile installati da Andrea Magnani, ospitano una sorta di piccolo orto mistico-tecnologico, che nel tentativo poetico di dialogare con il mondo vegetale, coniuga dimensioni mitiche e pratiche tecno-agresti apparentemente antitetiche.
Infine Sofia Caesar, come già avvenuto al termine della sua residenza a Torino, tenutasi nel 2016, propone un'installazione che è in realtà uno strumento mobile ed eclettico, necessario per attivare una pratica performativa che coinvolge il pubblico nell'importante riflessione sulle politiche dell'immagine. A partire da un'indagine della zona circostante il PAV, il progetto Worker Leaves the Factory guarda a ritroso nella storia industriale di Torino con l'obiettivo di decifrare le dinamiche del lavoro odierne, mediate dalle tecnologie digitali nel capitalismo contemporaneo, cercando di rispondere alla domanda: “dov'è la fabbrica oggi?”
Ingresso libero
via Giordano Bruno 31, Torino