Emozioni
quotidiane hanno invaso la grande galleria del Grand Palais, un piccolo
villaggio di ricordi che Ilya ed Emilia Kabakov presentano per la nuova grande
edizione di Moumenta, il progetto è intitolato “L’étrange cité” e avrà corso
fino al 22 Luglio 2014.
L’iniziativa,
oramai punto fermo dei grandi eventi europei di arte contemporanea, è
organizzata dalla Réunion des Musées Nationaux che gestisce l’elegante Grand
Palais, questo progetto è stato ideato con la collaborazione del Multimedia Art
Museum di Mosca.
Dal
2007 Monumenta ospita i più noti artisti contemporanei del mondo. Nei suoi
maestosi e affascinanti spazi, immersi nella quiete della grande hall, hanno
già esposto Anselm Kiefer, Richard Serra, Christian Boltanski, Anish Kapoor e
Daniel Buren, tutti con progetti appositamente ideati per essere un’occasione
irripetibile.
La
sesta edizione propone due personaggi affascinati, dalla complessa storia è dall’intensa
energia creativa. La coppia Ilya ed
Emilia Kabakov, due artisti di origine russa, che per decenni hanno
sperimentato e condiviso la complessa epopea dei cambiamenti del loro paese.
Il
progetto proposto è una visione utopica di questo loro vissuto. Quando si entra
si vede uno strano villaggio, che si è installato nel Gran Palais, sette
strutture immacolate esternamente si offrono al nostro sguardo.
Visitandole,
si noterà che portano dei misteriosi nomi : « Le Musée vide », « Manas », « Le
Centre de l’énergie cosmique », « Comment rencontrer un ange ? » e « Les
Portails ». Altre poste più distanti sono ancora in costruzione, « La Chapelle
blanche » e « La Chapelle sombre » che svelano intense perplessità sulle
capacità umane. Ogni antro custodisce particolari lavori declinati in diverse
tecniche.
I
nostri pensieri sono pungolati, la continua variazione di forme e di scale ci
invita a rimodulare le nostre consuetudini, le nostre idee.
Dove
siamo finiti, cosa sta succedendo?
Sono
domande che ci si pone e che non trovano risposta, ma stimolo. Pellegrinando
fra questi spazi si è colti da una serie di sensazioni forti, dubbi,
perplessità. Questi spazi in equilibrio fra realtà e mistificazione, sono
un’ennesima occasione di ripensare la nostra dimensione, la quotidianità
urbana, la vita che ci circonda. Essenze di luoghi ma anche proposte di
alterità.
Una
piacevole visione che miscela progresso e speranza, ma non sempre paiono
ottimistiche.
Unico
neo, di questo bel progetto, la mancata tensione con lo spazio, un’occasione
non riuscita di andare oltre una piacevole mostra e tentare il vero grande
gesto artistico che un luogo così spettacolare poteva consentire.