Questa,
dei concorsi d’arte, è la strana prassi di tanti premi italiani, anche molto noti,
che confermano come il mondo dell’arte non sia assolutamente trasparente, ma vive
di un’oligarchia di ruoli che vorrebbero decidere il bello e il brutto, senza parametri
reali di valori e raffronto se non quelli di una ristretta cerchia, che in tal modo
aspirano a imporre un’idea di gusto, ma soprattutto veicolare il mercato di annoiati
polli da spennare (detti anche collezionisti).
Perché
poi, alla fine, i premi dovrebbero certificare il reale valore di un artista, ma
come si può valutare dialetticamente, se è già stata chiusa la possibilità di un
ampio confronto?
Divertente,
non trovate, gli artisti di arti contemporanea vogliono fare i paladini della libertà,
ma poi sono i primi a vivere in una dittatura.
Ancora
più ironico sapere che questi premi molto spesso, nel nostro paese, vengono dati
ad artisti stranieri che nulla hanno a che fare con la cultura e il territorio italiano.
Mentre all’estero noterete che sì danno premi a stranieri, ma devono risiedere ed
operare in quel paese.
Va
beh, leggetevi i bandi di questi concorsi e vedrete come la cosa molto spesso sia
poco trasparente, praticamente è impossibile parteciparvi (anche perché spesso non
sono nemmeno reperibili pubblicamente, mentre saranno ben pubblicizzati quando tutti
i giochi saranno chiusi) e quasi sempre molto autoreferenziale a certi poteri economici
o filiere di vendita.
Raramente
la selezione è aperta, raramente i nomi sono nuovi, raramente sono interessanti
…
Ma
che ci volete fare è la cultura dell’arte contemporanea italiana …