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09/10/11

Berlino, di tutto e di più.



Stranamente dolce l’autunno berlinese, morbidezza che si riflette anche nelle diverse gallerie e spazi culturali che propongono molte novità.

La realtà espositiva tedesca è abbondante, fertile e ricca di proposte nei diversi ambiti artistici, un pubblico folto e interessato lo frequenta con molta attenzione e rispetto.

La città si visita molto bene anche se le grandi dimensioni, e una certa tendenza alla riservatezza, rendono le scoperte dei luoghi espositivi sempre molto divertente.

Superati i grandi musei assolutamente vasti e sempre ben gestiti, sia per la diretta fruibilità che per i tanti aspetti funzionali, tra cui quello didattico ricco di proposte e strategie. Le offerte legate al contemporaneo sono proprio tantissime. Faccio una rapida panoramica iniziando dall’evento che più mi ha colpito, la mostra al Martin-Gropius-Bau sulla relazione fra la Polonia e la Germania, un grande esposizione con oltre 700 oggetti storici e contemporanei, fra cui 250 dipinti, 30 sculture, 60 incunaboli, 80 manoscritti e 60 grafiche distribuiti su oltre 3200 metri quadrati, con pezzi provenienti dalle più importanti collezioni del mondo.

Presso il Neue Nationalgalerie tre mostre molto diverse tra loro ma tutte molto ben curate, una sulla grafica di Max Beckmann, una su Taryn Simon, che ultimamente è come in prezzemolo nei principali museo di arte contemporanea del mondo, e una sulla collezione dedicata al primo novecento.

Mentre come sempre mi lascino perplessi i video visti nella rassegna Once Upon a Time, al Deutsche Guggenheimmeglio, mi ha interessato molto di più, al Daimler Contemporary, un’ampia rassegna sull’arte concettuale.

Alla Daadgalerie c’è il delicatissimo il lavoro di Do-Ho Suh.

Mi sono venute le vertigini visitando l’intervento di Tomás Saraceno, Cloud Cities al Hamburger Bahnhof, dove è anche presentata la mostra sull’esperienza giapponese di Joseph Beuys.

Molto emozionante l’esposizione dell’opera artistica di Rabindranath Tagore al Museum of Asian Art.

Caratteristico il mix al Museen Dahlem con l’opera Teehaus di Ai Weiwei contornato da manufatti africani.

Purtroppo siamo oramai alla 5 esperienza, dal 2007, con il lavoro di Tino Sehgal "This is Propaganda" al Friedrichswerderschen Kirche die Arbeit, che sempre di più fa sorgere dei dubbi sull’effettivo valore di questa opera che pare troppo “stranamente” sostenuta dal sistema arte.

Bella la modularità di Fernanda Fragateiro con la mostra “Wrong Colour Makes No Difference?” dalla Galleria Arratia/Beer, molto intrigante l’intervento di Jürgen Mayer H. al Berlinische Galerie,

Da Chert bello il sorriso di Kasia Fudakowski, alla galleria Veneklase Werner intensi i contrasti cromatici di Matt Connors. Fuori dalla ovvietà l’opera di Johannes Paul Raether presso September. Mi piace molto la satira di Dan Perjovschi alla Galerija Gregor Podnar con l’esposizione Board, Wire, and Mail Drawing.