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25/10/10
indicazioni per Fare Museo
Il Filatoio di Caraglio ha avviato la stagione espositiva autunnale, ideato dal gruppo curatoriale tutto femminile a.titolo, sotto l’insegna del progetto “Fare Museo”.
Il titolo dell’iniziativa pone in una nuova luce l’idea del luogo espositivo conosciuto come museo, trasformandone la connotazione statica in una forma dinamica e diretta.
L’azione quindi diventa lo spazio fisico ma anche spirituale di un presente a cui tutti partecipano e condividono una passione comune.
Risulta quindi poetico e piacevole l’intervento ideato da Olivier Grossetête, che lavorando sul tema delle architetture e sulla percezione di questi oggetti fisici, di realizzare con persone di ogni età del territorio caragliese l’idea di una torre dell’acqua che viene costruita anche fisicamente nella corte del Filatoio.
Parallelamente le sue opere sono proposte in un breve ma intenso percorso al primo piano, creando in tal modo un confronto e un approfondimento diretto fra chi visita e osserva il territorio e chi lo vive.
Anche l’opera di Cesare Viel, fatta di immateriali suoni entra in contatto diretto e dinamico col pubblico che percependoli incrementa con propri ricordi e sensazioni l’esperienza di uno spazio specifico ma che può anche aprirsi ad altri vissuti e percezioni.
Le project rooms con giovani artisti entrano in perfetta sintonia con questo intento socio-culturale.
Stupenda la sala di Alessandro Quaranta, realizzata nell’ambito di Viapac, a cui tutti gli eventi sono correlati, iniziativa di progetti che saranno realizzati tra il Filatoio di Caraglio e Musée Gassendi di Digne. L’artista presenta una doppia proiezione che concretizza un percorso di riflessi fra differenti punti della vallata, nodi di pulsione, costellazioni di messaggi che si trasmettono a tutti ma che solo in determinati punti trovano un suo codice.
Si prosegue poi con i ricami di Andras Calamandrei che ri-interpreta paure e spazialità in una fusione cromatica e floreale. Mentre Irina Novarese realizza una archivio di casuali memorie fantastiche interagendo con archivi di amici e persone sconosciute.
Particolarmente utile il nuovo bollettino del Cesac che diverrà sicuramente un valido punto di raccolta e riflessioni di questo nuovo modo di vivere l’arte contemporanea.
Ancora per alcune settimane sono visibili l’opera Poetic Justice di Tania Bruguera e la serie di Perruques-architecture di Meschac Gaba.
Lo spazio come sempre presenta sempre la possibilità di vedere la magnifica ricostruzione del setificio di fine ottocento.