Dopo aver visto diverse mostre prendo atto che le Ogr hanno un grosso problema espositivo, sono cupe e qualunque lavoro presentato al suo interno risente di questa percezione.
Anche nel caso di questa mostra, che tratta il tema del mondo del lavoro, in uno spazio che di lavoro ne aveva una incredibile memoria, basta visitare il piano accanto al bookshop per conoscere la storia dell'edificio, la mostra risulta fragile, confusa.
I vasti, forse troppo, spazi offrono una serie di progetti che allestiti in modo banale trattano diverse narrazioni del disagio lavorativo contemporaneo, purtroppo con uno sguardo che punta lontano mentre forse la stessa territorialità vive questi disagio e sarebbe stato interessante condividerli con una visione artistica, tanto più che lo sponsor, la Fondazione CRT, ha spesso dedicato risorse a questa realtà.
Nel complesso le opere sono molto deboli, spesso bisognose di supporto letterario per avere un loro senso nel progetto. Alcuni lavori riescono ad essere più significative come il progetto di LaToya Ruby Frazier, un interessante lavoro/studio sulle fabbriche della General Motor, gruppo Fiat, di Lordstown, Ohio, che fanno subito pensare proprio a Torino e al cambiamento che la città sta vivendo.
Via una mostra che sulla carta sembra interessante ma che visivamente risulta effimera e purtroppo in questi spazi non è la prima.