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22/12/21

Prossimamente Ocean Space a Venezia

Sinistra: Diana Policarpo: immagine del viaggio di ricerca alle Isole Selvagge in Portogallo. Cortesia dell’artista .
Destra: Dineo Seshee Bopape: Prep Sketches (Mawatle), gessetto su carta, 2019 – 2022, 23x31cm . 


Prossimamente The Soul Expanding Ocean #3: Dineo Seshee Bopape & #4: Diana Policarpo all'Ocean Space a Venezia.


Affrontiamo ora i progetti di quel bel centro policulturale che la TBA21 –Academy a in Venezia con l'Ocean Space.

La stagione 2022 vedrà la presenza dell'artista sudafricana Dineo Seshee Bopape e dell’artista portoghese Diana Policarpo.

Nell’ambito del ciclo espositivo biennale The Soul Expanding Ocean curato da Chus Martínez, le due artiste indagano storie coloniali inabissandosi nell’invisibile, con modalità immersive e stratificate, ricche di narrazioni interconnesse con l'Oceano, realizzando uno spazio generoso nel quale il pubblico è invitato a percepire, vedere e ascoltare.

Le commissioni coincidono con la 59a Esposizione Internazionale d'Arte, la prima Biennale Arte a Venezia a tre anni dall'inizio della pandemia. Il programma di TBA21–Academy propone una  comprensione sistemica delle strutture e dei cicli della natura in relazione all'arte e alla cultura, mirando a recuperare lo spazio per un pensiero speculativo sul nostro futuro ecologico rispetto al  pianeta Terra.

The Soul Expanding Ocean #3: Dineo Seshee Bopape 
Ocean! What if no change is your desperate mission?

Per la sua esposizione personale a Ocean Space, Bopape ha lavorato con vari mezzi tra cui il video, i suoni, i sogni e l’argilla

La commissione è ispirata da una residenza di ricerca alla quale sta attualmente partecipando  l’artista presso Alligator Head Foundation, un progetto giamaicano guidato da TBA21−Academy,  che si occupa di gestire l’East Portland Fish Sanctuary e che è incentrato sulla confluenza tra  scienza, arte e comunità.

L’approccio di Bopape fonde sapere storico, saggezza tradizionale, senso di illusione, immaginazione e speranza per creare un’opera sull’azione post-coloniale dell’Oceano. Con questa  commissione l'artista muove un ulteriore passo verso il connubio tra terra e memoria del mare. La modalità in cui la memoria della schiavitù sommersa nell’Oceano viene comunicata, attraverso una complessa giustapposizione di materiali e linguaggi artistici, è concepita come un'opportunità per ammaliare e decifrare la vita quotidiana contemporanea e contribuire alla sua trasformazione.

Gli schemi astratti del movimento dell'Oceano ricordano le smagliature di un corpo che denotano una sorta di elasticità, come i fiumi che rompono il terreno, sollevando cicatrici ondulate che  spuntano nei paesaggi montuosi. Si assiste alle possibili distensioni e iterazioni del corpo dell'Oceano, nella memoria, nello spazio, attraverso ritmi mutevoli. Le acque viste come ferite aperte, che hanno trasportato gli schiavi attraverso l'Oceano, e le gocce di pioggia che sarebbero cadute su coloro che sono annegati in mare, hanno dato vita ad un’idea dell’Oceano come un corpo premuroso, quasi materno che trattiene con sé queste storie. Da questi immaginari l'artista ha creato una serie di migliaia di disegni, che costituiscono la base di un'animazione digitale.

Bopape ha partecipato al secondo viaggio alle Isole Salomone organizzato da TBA21–Academy con la curatrice della mostra Chus Martínez, nell’ambito del programma di fellowship The Current II guidato sempre da Martínez. La sua esperienza dell’Oceano alle Isole Salomone ha dato vita a modi immersivi per creare connessioni tra questo nuovo esperire sensoriale, gli antenati, le vie degli schiavi e una pratica in grado di toccare il pubblico così come gli spiriti dell’Oceano hanno toccato l’artista.

‘Immagina di vedere il mare con una pioggia torrenziale, alle Isole Salomone. Stai nuotando e, all’improvviso, ti ritrovi sotto un acquazzone scrosciante, così fitto, così potente, come mai t’è capitato prima. Ti abbassi leggermente sott’acqua, come a cercare rifugio. Strano, chi avrebbe mai pensato di doversi immergere sott’acqua per aver un tetto sopra la testa...! Con il naso a fior d’acqua, gli occhi assistono al motivo che milioni di gocce creano sulla superficie dell’Oceano. Eppure, nella loro bellezza, ricordano all’improvviso i segni lasciati dalle ferite sulla pelle. Milioni di vite sfregiate, colpite dalle armi, gettate alla morte nell’Oceano dopo patimenti inenarrabili’. - Chus Martínez 


The Soul Expanding Ocean # 4: Diana Policarpo 
Ciguatera

Servendosi principalmente del suono e dell’installazione, nella sua opera Diana Policarpo s’ispira allo studio artistico di storia e natura, contribuendo a un chiaro linguaggio artistico ed estetico. 

L’ultima opera commissionata all’artista per Ocean Space vedrà lo sviluppo di  un’installazione scenografica . La commissione prende spunto da un viaggio di ricerca alle Isole Selvagge portoghesi, situate tra l’arcipelago di Madeira e le Canarie, che sono diventate un caso di studio nella mappatura delle storie coloniali attraverso il tracciamento della biodiversità naturale. 

I temi centrali per lo studio del paesaggio delle rocce includono l'empatia per l'Oceano e la salute ambientale. Attraverso la presentazione di video, audio e disegni sul microbiota dell'Oceano, Policarpo trasmette una sensa zione estetica del paesaggio mentre offre una comprensione concettuale dei problemi che la costa affronta, comprese le alghe e i pesci che la abitano. Il suo lavoro è unico nel raccontare una storia quasi fantascientifica, modificando il modo in cui vediam comunemente il mondo naturale coinvolgendo attivamente lo spettatore nell'esperire le consistenze, percepire le immagini e immergersi nelle atmosfere di luce.

Questo nuovo lavoro segna un notevole salto di scala nell’ambizione di diventare la più grande installazione scultorea della Policarpo ad oggi, offrendole l’occasione di esprimere totalmente il proprio linguaggio artistico. Nel suo approcciarsi alla scultura, trasparenza e fluidità assumono una valenza politica ed estetica centrale. Nell’intento dell’artista, le nostre esperienze corporee ne saranno toccate e trasformate, divenendo esse stesse una sostanza liquida simile all’acqua, capace di aderire alle ambientazioni create dall’artista. Attraverso la materialità delle opere d’arte, si avrà la sensazione di trovarsi dentro l’Oceano e da lì di riflettere .

‘I nostri occhi diventano lenti, vediamo come un microscopio, vediamo come una telecamera che registra le profondità dei mari, vediamo come un drone. Diana Policarpo gioca con la nostra presenza fisica nello spazio per rendere visibili  i molti modi in cui l'oceano dà senso alla vita. L'installazione è un'isola, un'isola selvaggia, non toccata dagli 
umani’ . - Chus Martínez


Ocean Space 
Campo S. Lorenzo, 5069
30122 Venezia
www.ocean-space.org