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19/04/21

Donazione Andrea Zegna al Castello di Rivoli

 


Una nuova importante donazione è stata fatta recentemente dal collezionista Andrea Zegna al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea che andrà ad arricchire la Collezione permanente del Museo.

Si tratta delle opere: Still Water (The River Thames, for Example) (Acqua quieta – Il Tamigi, per esempio, 1999) e Untitled #3 (Mature Gannet) (Senza titolo n.3 - Sula maturo, 1999) di Roni Horn e Ventomatic (1982) di Bertrand Lavier.

 Roni Horn (New York, 1955) è un’artista americana che usa la scrittura, la fotografia e la scultura per indagare, attraverso un approccio minimale e poetico, elementi ambientali quali il clima e l’acqua. Intenzionalmente aperte a più interpretazioni, le sue opere indagano i sottili processi che portano alla costruzione del senso attraverso i principi della relazione, della differenza, della ripetizione e della somiglianza. Still Water (The River Thames, for Example) (Acqua quieta – Il Tamigi, per esempio, 1999) è una serie di opere che nasce da un soggiorno in Inghilterra, in risposta all’incontro con le acque del Tamigi, criptiche come un linguaggio oscuro e capaci di contenere un vortice di significati. Horn ha scattato molteplici fotografie concentrandosi su una porzione del fiume che scorre nel centro di Londra, arrivando a catturare aspetti dell’acqua difficilmente visibili a occhio nudo. Il flusso di pensieri scaturito dalla frequentazione con il fiume è l’oggetto delle note poste a commento di determinati punti di ciascuna immagine. Untitled #3 (Mature Gannet) (Senza titolo n.3 - Sula maturo, 1999) è formato da una coppia di fotografie a colori che ritraggono il dettaglio posteriore della testa di un grande uccello marino, tipico del nord della Scozia. Come in altre opere di Horn, le due immagini si presentano come apparentemente simili eppure diverse, secondo un processo di riconoscimento che coinvolge chi guarda in un’esperienza legata al luogo e al tempo.

 

Mettendo in questione i criteri che separano la sfera artistica dalla vita quotidiana, Bertrand Lavier (Châtillon-sur-Seine, Francia, 1949) è tra i più importanti artisti internazionali emersi nel corso degli anni Ottanta del secolo scorso. È particolarmente noto per aver ridefinito oggetti e arredi quotidiani con la loro ricopertura a pittura acrilica, cancellando pertanto la distinzione tra la natura della pittura – il dipinto – e la natura delle cose – la realtà. Ventomatic (1982) appartiene a questa tipologia di opere. Il risultato è quello di conseguire una sorta di osmosi tra la pittura fluida e il solido sul quale essa viene stesa.

Queste tre opere, donate all’inizio del 2021, vanno ad aggiungersi alle altre sei opere che dal 2002 il collezionista periodicamente ha destinato al Museo.

 


Le precedenti donazioni

Nel 2020 Zegna ha donato al Castello di Rivoli le opere Cartoline (1990-1991) di Stefano Arienti, Senza titolo (Mappamondo nero con bollini, 2003) di Roberto Cuoghi e Alma (1994-1995) di Mimmo Paladino.

Cartoline (1990-1991) di Stefano Arienti appartiene a una ricerca nella quale l’artista incide su lastre di polistirolo dettagli di immagini riconducibili a opere d’arte, monumenti, paesaggi, utilizzando al tempo stesso cartoline o biglietti augurali.

Senza titolo (Mappamondo nero con bollini, 2003) di Roberto Cuoghi, ha origine dallo una carta geografica del globo tracciata a memoria, con l’est disposto verso l’alto i cui contorni fumosi e le corrosioni contribuiscono a rendere l’opera una sorta di psico-geografia che contraddice l’idea di mappa quale strumento utile all’orientamento.

Alma (1994-1995) di Mimmo Paladino è un’opera della metà degli anni Novanta, in cui l’artista inserisce sulla superfice di sfondo della tela, dipinta con una duplice campitura di due verdi differenti, un inserto obliquo di pittura rossa, quasi un quadro nel quadro che sembra suggerire una possibilità di penetrazione all’interno della tela stessa.

Nel 2019 Zegna acquista per le collezioni del Museo l’opera Movimento (1971) di Emilio Prini, che va ad arricchire l’importante nucleo di opere storiche di Arte Povera. Anche conosciuta come “Motorinmoto”, l’opera propone un titolo interpretabile come gioco di parole riferibile sia a qualcosa che si muove sia a una protesta a carattere politico. Ottenuta attraverso la tecnica fotografica della doppia esposizione, Prini produce un’immagine che si rivolge anche all’udito nella quale veicola l’idea di una vibrazione che si propaga nell’ambiente, sfalsando i contorni degli oggetti e delle figure circostanti. Misteriosamente, solo una persona tra quelle ritratte sembra immune alla vibrazione.

In occasione della mostra L’emozione dei COLORI nell’arte, presentata al Castello di Rivoli e alla GAM-Torino nel 2017, Zegna ha acquistato per il Castello di Rivoli l’opera WHAT’S THE DAMAGE (QUAL È IL DANNO, 2017) di Heather Phillipson, appositamente realizzata dall’artista per la mostra. L’artista prende soggetto il sangue mestruale, tema intenzionalmente scomodo. L’opera si presenta come un ambiente connotato da grandi tendaggi stampati, da un tappeto posato a terra e da un video. I visitatori si trovano coinvolti in un’esperienza visiva, tattile e sonora, i cui riferimenti spaziano dalla politica al femminismo, dall’emergenza ambientale alla fantascienza.

Risale invece al 2002 la donazione dell’opera Niente pianti in pubblico – antibiotici (1998) di Margherita Manzelli, che ha contribuito a rafforzare il nucleo di lavori di artisti italiani tempestivamente acquisiti per la collezione del Museo. Giovani ma fortemente segnate dal tempo, le donne dipinte da Margherita Manzelli sono figure che intenzionalmente espongono fragilità esteriori e tormenti interiori, attraverso una pittura tesa a indagare stati emotivi e situazioni esistenziali.


Le attività del Castello di Rivoli sono realizzate primariamente grazie al contributo della Regione Piemonte.


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Biografia Andrea Zegna


Andrea Zegna


Andrea Zegna (Torino, 1961) è architetto. Vive tra Milano, la Sicilia e Basilea.

Si è laureato in architettura nel 1987 presso il Politecnico di Milano. Nel 1989 ha aperto lo studio professionale nel capoluogo lombardo e ha iniziato la propria attività collaborando con l’architetto Paola Nava, poi con Patricia Viel e infine, dal 1999 al 2006, con l’architetto Silvio Caputo. Fin dall’inizio si occupa della progettazione di abitazioni private, negozi, uffici e showroom, annoverando tra i suoi clienti aziende come Agnona, Bally ed Ermenegildo Zegna.

Parallelamente all’attività di architetto coltiva da tempo la passione per l’arte contemporanea. Nel 2000 affianca Claudio Botto nel rilancio del Premio Biella per l’Incisione, premio istituito nel 1964 dal padre Aldo Zegna e dal critico d’arte Luigi Carluccio.

Con Barbara Casavecchia ha ideato e curato, per conto della Fondazione Zegna, il progetto di arte pubblica ALL’APERTO che ha visto avvicendarsi, nel territorio di Trivero e dell’Oasi Zegna, gli artisti Daniel Buren (2008), Alberto Garutti (2009), Stefano Arienti (2011), Roman Signer (2012), Dan Graham (2014) e Liliana Moro (2015). È inoltre responsabile del progetto VISIBLE, promosso da Fondazione Zegna e Fondazione Pistoletto.

Nel 2011 ha ricevuto, dal gruppo Ermenegildo Zegna, l’incarico di organizzare e coordinare il progetto ZegnArt Public. È stato parte del team curatoriale, con Cecilia Canziani e Simone Menegoi, fino al 2015.

Il mecenatismo di Andrea Zegna è strettamente connesso alla storia dell’azienda di famiglia.

Nel 1910 Ermenegildo Zegna fonda a Trivero l’omonimo Lanificio e come imprenditore profondamente legato alla sua terra, negli anni Trenta sviluppa uno dei primi esempi in Italia di mecenatismo ambientale e sociale attraverso il rimboschimento della zona montana che circonda il lanificio e la creazione di strutture assistenziali. Da quella sua visione - il “pensiero verde” - nel 1993 per volontà dei suoi eredi, tra cui Aldo Zegna, padre di Andrea, nasce l’Oasi Zegna, 100 chilometri quadrati ad accesso libero tra Trivero e la Valle Cervo, nelle Alpi Biellesi, un laboratorio all’aria aperta per le nuove generazioni e luogo ideale per praticare tutto l’anno attività a contatto con la natura nel pieno rispetto degli ecosistemi. Nel 2000, la quarta generazione della famiglia Zegna istituisce la Fondazione Zegna la cui mission, in linea con le convinzioni del fondatore dell’azienda Ermenegildo per il quale etica, affari ed estetica erano intrinsecamente intrecciati, è migliorare la qualità della vita delle comunità e degli individui in tutto il mondo. Nel corso degli anni, l’impegno di Zegna per l’arte ha dato vita a due progetti d’arte contemporanea della Fondazione Zegna: ALL’APERTO, avviato nel 2008, che ha commissionato opere di arte pubblica site-specific permanenti per il territorio di Trivero (Biella) e VISIBLE – where art leaves its own field and becomes visible as part of something else, un progetto e premio biennale sull’Arte pubblica avviato nel 2010 in collaborazione con Cittadellarte-Fondazione Pistoletto, dedicato alla produzione e al sostegno di pratiche artistiche contemporanee socialmente impegnate in un contesto globale e curato da Matteo Lucchetti e Judith Wielander.

 

Dichiarazione di Andrea Zegna

 

“Non dimenticherò mai la mostra di Henry Moore presso il Forte di Belvedere a Firenze vista con i miei genitori nel 1972, quando avevo soltanto 11 anni.

Né tutte le mostre successive, sempre con loro, nelle varie parti d’Europa e in particolare a New York (che emozione la mia prima visita al MOMA), spesso accompagnati dal carissimo amico Luigi Carluccio.

Tutte queste bellissime visite hanno poco per volta stimolato una forte passione per l’arte e per il bello.

Poi è venuta la profonda amicizia con Claudia Gian Ferrari che mi ha aiutato ad approfondire la conoscenza per l’arte italiana del ‘900, presente anche nella collezione dei miei genitori e mi ha guidato nei primi acquisti di arte moderna e, a seguire, di arte contemporanea.

Rimasto orfano di padre, ero io che accompagnavo mia madre alle mostre, soprattutto a Torino; ricordo una bellissima personale di Michelangelo Pistoletto nel 2001 presso la Promotrice delle Belle Arti e a seguire l’intervento di Stefano Arienti presso il Castello di Rivoli con un grande tappeto in moquette su cui i bambini facevano rotolare decine di palle colorate di gomma, creando ogni volta nuove geografie.

Quella è stata l’occasione che ha stimolato la curiosità verso Stefano Arienti e poi tutta una generazione di giovani artisti italiani.

Inizia così la mia frequentazione regolare del Castello di Rivoli e sempre nel 2001, grazie al tramite di Umberto Allemandi, altro caro amico di papà e mamma, incontro Ida Gianelli che viene coinvolta, assieme a Jeremy Lewison e Jonas Storsve, nella riorganizzazione, curatela e rilancio del Premio Biella per l’Incisione, a cui vengo chiamato a collaborare al posto di mio padre (che nel 1964 ne era stato il fondatore assieme a Luigi Carluccio).

Aver conosciuto Ida Gianelli ha stimolato ancora di più la mia curiosità per l’arte contemporanea che ho iniziato ad approfondire da autodidatta, leggendo un sacco di riviste, visitando quante più mostre possibili e iniziando a frequentare le varie gallerie italiane, ampliando così la mia collezione.

Nel 2002 ho acquistato l’opera Cartoline di Stefano Arienti; nello stesso anno, memore della bella mostra di Roni Horn curata da Marcella Beccaria nel 2000, acquisto le 3 immagini che fanno parte dell’opera Still Water e, nel 2004, il dittico fotografico Mature Gannet.

Anche l’opera Ventomatic di Bertrand Lavier, acquistata nel 2010 dall’amico Massimo Minini, arriva dopo la scoperta di questo artista all’interno della collezione del Castello e della sua personale “VITRINES” nel 2000 presso la galleria Yvon Lambert a Parigi.

Tutto questo per spiegare perché, ad un certo punto, ho sentito che fosse giunto il momento di ringraziare questa istituzione, e le persone ad essa legate, con un gesto tangibile; con Marcella Beccaria abbiamo selezionato una serie di opere che andranno ad arricchire la bellissima collezione del museo, a mio parere una delle più importanti e meglio valorizzata del nostro paese.

Spero ci sarà l’occasione di poterle rivedere all’interno dei magnifici spazi del museo e magari riscoprirle, con occhi diversi, in dialogo con altre opere, come se fosse la prima volta!


Ma anche, sempre di più e in particolare in questo momento così delicato, sento la necessità di rinunciare a tante cose che hanno riempito la mia vita fino ad ora, per lasciare il posto a urgenze diverse, senza tuttavia disconoscere o rinnegare una passione, quella per l’arte ed il bello, che mi accompagnerà sempre!”

 

22 febbraio 2021